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Politica

I temi e le news della politica in Lombardia e in Italia. L’attività politica di Giulio Cavalli in consiglio regionale della Lombardia.

Il contratto di Scientology

Perché di vero e proprio contratto si tratta:

La presente richiesta d’iscrizione contiene alcune Informazioni fondamentali che devono essere conosciute. comprese e che riguardano la tua partecipazione ai servizi religiosi di Scientology. Dovresti quindi leggere e comprendere questa richiesta e confermare, tramite firma da apporre alla fine della stessa, il tuo accordo con isuoi termini.

l. Scientology è una religione volta allo studio ed ai miglioramento dello spirito in relazione a se stesso, all’universo ed alle altre forme di vita. Dianetics, tecnologia di guarigione spirituale. è una parte di Scientology.

2. Il Fondatore di Scientology è lo studioso e filosofo L. Ron Hubbard. i suoi scritti e le sue conferenze registrate su Sdentoiogy e Dianetics. che costituiscono le Scritture dl Scientoiogy, sono la documentazione delle sue osservazioni e ricerche sulla natura e condizione dello spirito umano, e non sono espressioni di alcun vanto da parte della Chiesa 0 dei signor Hubbard stesso. Quindi la Chiesa non si fa alcun vanto di risultati che potrebbero derivare dal servizio. La Poiîcy Direttiva cli Scientology (Scientology Policy Directive) del13 marzo 1996 “Affermazioni da parte di membri dello staff” che e disponibile su richiesta. rende chiaro che espressioni di vanto sulla religione da parte dello staff non sono valide.

Tali Scritture contengono una guida volta ad aiutare l’individuo a divenire più consapevole di se stesso come essere spirituale. aumentarne il rispetto per sé e per gli altri. ai fine del conseguire la totale libertà spirituale per se stesso e per gli altri e non sono volte a curare o diagnosticare disturbi fisici o ad insegnare o praticare arti o scienze mediche.

3. I più importanti servizi religiosi della religione di Scientoiogy sono l’auditing ed il training. L’auditing consiste di una forma di consulenza spirituale unica nel suo genere che aiuta l’individuo ad esaminare la sua esistenza e a migliorare la sua abilita a stare di fronte a ciò che lui è. e dove lui e nella vita. ii training consiste di studio intensivo della teoria e dell’applicazione delle Scritture. Anche se da una parte la Chiesa sostiene la speranza di una vita migliore tramite la conoscenza ed applicazione della tecnologia cii Scientology. dall’altra la Chiesa tiene a precisare che il miglioramento spirituale dell’individuo presuppone la sua partecipazione onesta e devota. Quindi. la Chiesa non dichiara nè garantisce che uno qualsiasi dei servizi di Scientology produrrà un particolare risultato.

4. l servizi religiosi di Scientology di solito richiedono l’uso dell’Elettro- psicometro Hubbard o “E-Meter”. manufatto religioso che serve ai Ministri della Chiesa come guida per individuare rapidamente aree di sofferenza o disagio spirituale. Di per sé l’E-Meter non fa nulla ed il suo è uno scopo esclusivamente spirituale.

5. Ai parrocchiani viene chiesto cll sostenere la Chiesa tramite donazioni e contribuzioni relative alla loro partecipazione ai servizi religiosi di auditing e di training. A volte può succedere che uno dei parrocchiani decida di non voler più partecipare alle attività della Chiesa o che la Chiesa stessa non si senta di poter aiutare la persona al punto desiderato. In entrambi i casi, l’individuo può richiedere la restituzione delle sue contribuzioni ben sapendo di non poter più cosi partecipare ai servizi religiosi di Sclentology.

Una restituzione di contribuzioni può essere ottenuta in determinate circostanze previste dalle direttive ecclesiastiche pubblicate. includendo specificamente la Poiicy Direttiva di Scientology (Scientoiogy Pollcy Directlve) del 13 marzo 1996 “Restituzione di contribuzioni”, disponibile su richiesta, ed in base alla procedura della Chiesa stabilita dal Consiglio di Verifica dei Reclami, tramite lo stretto adempimento alle procedure e direttive di cui sopra. Tali procedure prevedono la partecipazione diretta dell’interessato con l’esclusione di qualunque terza parte. includendo. ma non limitandosi a un rappresentante legale. Tali restituzioni di contribuzioni avvengono esclusivamente con l’autorità ecclesiastica del Consiglio di Verifica del Reclami e solo a discrezione della Chiesa. inoltre comprendo. riconosco ed accetto che qualunque violazione o deviazione da parte mia da tali direttive ecclesiastiche pubblicate, rende nulla qualunque mia possibilità di ricevere qualsiasi restituzione. Mi è chiaro che in ogni caso la restituzione e una scelta ecclesiastica della Chiesa e non un mio diritto.

6. La Chiesa possiede procedure di Etica e Giustizia descritte nelle Scritture, ideate al fine di aiutare l’individuo a vivere una vita più onesta ed etica ed a risolvere inoltre le difflcolta e le dispute con altri parrocchiani e con la Chiesa stessa. È policy della Chiesa che le dispute nell’ambito della Chiesa o con altri Scientologist debbano essere risolte tramite tali procedure di arbitrato, senza il ricorso all’ordinaria autorità civile. In base alla natura religiosa dei servizi forniti riconosco comprendo ed accetto che, in nessun caso. qualsiasi disputa, reclamo o controversia relativa alla mia partecipazione ai servizi religiosi di Scientoiogy, possa venire rimessa alla decisione di un tribunale.

7. Le persone che soffrono di malattie fisiche o che sono in uno stato fisico non ottimale devono informare il Registrar (Addetto alle iscrizioni) di ciò e rivolgersi ad un medico, affinché un completo esame medico e qualsiasi trattamento necessario vengano fatti. prima di poter iniziare i servizi nella Chiesa.

8. La Chiesa tiene registrazioni scritte delle sedute di auditing come pure altri archivi che contengono informazioni relative al parrocchiano e ai suoi progressi in Sclentology. il contenuto di tali fascicoli è coperto dal segreto confessionale e nessuno può avervi accesso. eccetto le persone specificamente incaricate di dette funzioni e solamente allo scopo di amministrare ulteriori servizi religiosi. I fascicoli sono cii esclusiva proprietà della Chiesa.

9. Ci si aspetta che prima di iniziare il servizio seguente, la persona sia completamente soddisfatta dei servizi ricevuti in precedenza. Se non lo è. ci si aspetta che informi di questo il membro dello staff interessato alla questione. in modo che questa possa essere risolta prima che la persona continui con un altro servizio.

I0. Alcuni individui hanno difficoltà nel progredire nel training e nell’auditing e non sono quindi di norma accettati per questi servizi di Scientoiogy, incluse tra questi, sono persone che non stanno partecipando ai servizi di propria volontà o per propria scelta, persone che hanno un passato di internamento psichiatrico, persone con passato criminale, persone che sono malate in modo terminale e persone che cercano di indagare su Scientoiogy o che si siano costitute in giudizio contro Scientology.

Attesto di aver letto e compreso quanto sopra e cii aver avuto l’opportunità di fare domande e di aver ricevuto ogni ulteriore informazione di cui necessitava. Attesto inoltre di non ricadere in alcuna delle categorie elencate nel paragrafo precedente. Accetto le regole sovra estese della Chiesa e mi impegno ad osservarle.

Ho visto il film intitolato “Orientamento” e sono ora informato e consapevole che Scientology è una religione. che i suoi insegnamenti sono religiosi e che le sue affermazioni sono di natura religiosa. Comprendo che se desidero partecipare ai servizi di Scientology, lo faccio essendo pienamente consapevole che sono servizi religiosi, e che vl prendo parte secondo i principi ecclesiastici della religione di Scientology.

Comprendo, riconosco ed accetto che la presente richiesta d’iscrizione consacra unicamente le intese, gli accordi e gli impegni fra me e la Chiesa in relazione a tutti l servizi religiosi che la Chiesa mi fornirà.

‘ Desidero partecipare ai servizi di Sclentology. Data Firma

Nome in stampatello

Indirizzo

Firma del genitore o tutore Testimone (se minore}

Il documento in originale è qui.

Costretto a sposarsi: lo vuole la ‘ndrangheta

Costretto a sposarsi con la forza e con l’uso delle armi. L’episodio e’ emerso oggi in aula, dinanzi al Tribunale di Vibo Valentia, nel corso del processo “Black money” contro il clan Mancuso. Il padre del pentito vibonese Eugenio William Polito – fra i principali testi dell’accusa del pm della Dda Marisa Manzini – ha infatti spiegato che il figlio fu costretto a sposare una ragazza di San Calogero (Vv) dopo che alcuni componenti del clan gli puntarono una pistola alla testa.

Gli stessi componenti del clan Mancuso, sebbene i genitori del futuro pentito non avessero partecipato al matrimonio del figlio, non condividendo la sua scelta di imparentarsi con persone in odore di mafia, avrebbero poi preteso il pagamento di tutte le spese della cerimonia. Il padre del collaboratore Polito, dopo aver ricordato in aula di “aver dovuto vendere tutto” a causa dei debiti contratti dal figlio a cui i componenti del clan Mancuso avevano prestato del denaro, ha quindi riferito che nel Vibonese “anche le pietre sanno chi sono i Mancuso di Limbadi, persone senza scrupoli e senza cuore che hanno ridotto sul lastrico – ha dichiarato Domenico Polito – diversi imprenditori che non si sono voluti piegare alle loro pretese”. Polito ha infine riferito che lo stesso boss Antonio Mancuso (fra i principali imputati del processo) gli chiese 150mila euro o una villetta in costruzione in cambio della tranquillita’ sul cantiere.

(fonte)

Gli uomini del clan Pesce lavorano (anche) a Verona

Le complesse e articolate attività di polizia giudiziaria hanno portato anche i militari ad indagare su Verona. Gli approfondimenti investigativi eseguiti nei confronti delle aziende di trasporto riconducibili alla cosca “Pesce”, alcune delle quali operanti nel Nord Italia, in particolare a Verona, hanno evidenziato l’utilizzo di imprese cooperative che si sono interposte tra esse e i clienti finali. Infatti, le cooperative di lavoro avrebbero avuto quale unico scopo quello di fornire uno schermo giuridico alle imprese della “cosca”, le quali, una volta “esternalizzati” i propri lavoratori facendoli solo formalmente assumere dalle cooperative e fittiziamente ceduto in comodato i mezzi d’opera alle stesse, hanno continuato a operare direttamente non preoccupandosi più del pagamento degli oneri fiscali che gravavano interamente sulle false cooperative. La Finanza è sicura che venissero controllate almeno tre aziende veronesi. Tutte a Nogarole Rocca, tutte nell’ambito degli autotrasporti e della logistica.

Le stesse cooperative hanno successivamente fatturato alle imprese beneficiarie della frode prestazioni di servizi, simulando inesistenti contratti, e così consentendo loro la fraudolenta contabilizzazione dei rel ativi costi ed Iva a credito. Le cooperative di lavoro si sono rivelate società di fatto inesistenti, interposte al fine di caricarsi tutti gli oneri impositivi (in termini di imposte e Iva dovuta), contributivi e previdenziali che, come acclarato, non sono stati mai assolti Infatti, le predette cooperative erano di fatto “ scatole vuote ” che hanno cess ato l’attività dopo breve tempo e i loro rappresentanti sono risultati prestanome nullatenenti. Verona sarebbe entrata nel mirino da tempo della mafia al Nord proprio per il territorio ricco e per la posizione strategica per trasporti ferroviari e stradali.

(fonte)

Parla male del boss: pestato con una mazza da baseball. In Lombardia.

Pare che in carcere avesse osato parlare male di quello che è ritenuto essere un vecchio boss di provincia, figura di riferimento – ritengono gli inquirenti – del clan di ’ndrangheta dei Piromalli. Un personaggio, quest’ultimo, nato a Gioia Tauro e residente nel Milanese, 62 anni, che si vantava di aver maturato due ergastoli e 83 anni di carcere. L’affronto cui abbiamo accennato – ovvero l’aver pronunciato parole pesanti contro il personaggio di spicco della malavita organizzata – sarebbe stato il pretesto per una spedizione punitiva andata in scena tra Lurago Marinone e Limido Comasco. Un blitz che è costato caro al fratello di chi aveva commesso lo sgarro, sequestrato fuori da un bar e massacrato di botte utilizzando per spaccargli una gamba una mazza da baseball. È questo l’ennesimo episodio di violenza che riguarda la Bassa Comasca, portato alla luce dalle indagini della squadra mobile che in queste ultime settimane ha stretto la morsa attorno alla malavita che stritola l’area della nostra provincia che da Fino Mornasco scende a Guanzate, Limido, Lurago Marinone, Lomazzo e via dicendo. Ieri mattina gli uomini della Questura hanno eseguito cinque ordinanze di custodia cautelare con le accuse di lesioni gravi e sequestro di persona proprio relative a quell’episodio che risalirebbe al 15 settembre. La vittima, 35 anni, fu sorpresa fuori dal bar dove si stava recando a lavorare potendo contare – nonostante i “domiciliari” per una accusa di spaccio di droga lungo la A9 – sul permesso di uscita. L’uomo fu prelevato da più persone (tre ancora sconosciute), portato da Lurago Marinone a Limido, e picchiato con una mazza da baseball (oltre 45 giorni di prognosi). La sua colpa essere fratello di un detenuto del Bassone che pare avesse parlato male del boss. Nei guai sono finiti il mandante, gli esecutori del blitz (il figlio 34enne del boss e un 36enne del Milanese) più gli anelli di congiunzione tra quanto avvenuto al Bassone e il boss. Tra questi un 28enne di Lomazzo e un nome già noto alle cronache, uno dei fratelli di Lurago Marinone (42 anni) in cella per un altro sequestro di persona nell’ambito delle indagini sul delitto di Guanzate. Un cancro, quest’ultimo, che ogni giorno mostra le proprie infinite metastasi.

(fonte)

Soffre troppo

Giulio Lampada, a sinistra
Giulio Lampada, a sinistra

Lo avevano definito il moderno rappresentante dell’alleanza tra mafia e zona grigia. Un boss in giacca, cravatta e smartphone capace di gestire a Milano i rapporti con politici, massoni e giudici (compresi i magistrati Vincenzo Giglio e Giancarlo Giusti) per conto del potente clan Condello della ‘ndrangheta.
Giulio Lampada, 43 anni, è stato arrestato tre anni fa a Milano e condannato in Appello a 14 anni e 5 mesi per associazione mafiosa. Pena che ora il boss sconterà ai domiciliari in una comunità terapeutica in provincia di Savona. Così ha deciso il Tribunale del riesame di Milano, al termine di una lunghissima battaglia legale sostenuta dai difensori Giuseppe Nardo e Giovanni Aricò. Il motivo? Il boss è terrorizzato dalla galera. Per i giudici, Lampada ha la fobia del carcere e degli ospedali. E visto che in questi anni di detenzione ha manifestato «istinti autolesivi, depressione, stati d’ansia e rifiuto di assumere psicofarmaci», la sola struttura adatta a curarlo è una comunità terapeutica. Struttura dove, come riportato nelle dieci pagine della sentenza, «non ci sono guardie e sbarre» né «corsie, camici bianchi, giro dei medici, odore di medicinali e disinfettanti». Un luogo ideale per «far venir meno gli aspetti persecutori del carcere».

Una decisione motivata da una serie di perizie (quelle della difesa affidate alla coppia Bruno-Meluzzi) che hanno certificato «un disturbo depressivo, di conversione somatica, di evitamento a contenuto multiplo» aggravato dal fatto di trovarsi chiuso in una cella. Quando lo scorso luglio Lampada era stato ricoverato all’ospedale di Voghera, sempre su decisione del Tribunale di Milano, si era presentato allo psichiatra su una sedia a rotelle «con espressione quasi allucinata». «Il pensare all’odore dei medicinali, l’essere in mezzo ai malati mi angoscia», aveva raccontato. Poi dopo un tentativo di sciopero della fame durato solo 5 giorni, aveva smesso di lavarsi: «Il suo stato lo spingeva a rimuginare ossessivamente sulla sua vicenda giudiziaria. Il carcere stimolava l’emergere di fantasmi persecutori».

(fonte)

Dissanguato sotto la terra di Lombardia

L’appuntamento è sotto casa. Da qui il viaggio in auto verso il bosco dove lo attendono altri quattro uomini. Pochi secondi per capire e tutto crolla. Salta fuori una pistola. Poi il coltello. Partono i fendenti. Almeno trenta. Non sono mortali, ma portati per far soffrire. Il sangue inizia a uscire. La vista si appanna. La morte è a un passo. Steso a terra, il corpo viene ricoperto con le foglie. Il respiro rallenta. La “batteria” dei killer riparte. Si torna a casa. L’appuntamento è fissato per il giorno dopo in un cantiere dove sta sorgendo una villetta. C’è chi porta il vino, chi le braciole. Una bella grigliata è quello che ci vuole. E mentre qualcuno festeggia, altri scavano una buca profonda oltre due metri. Poi il sole cala. Si sale in auto e si torna a recuperare il corpo. Appena mezz’ora e la macchina rientra nel cantiere. La buca è pronta. Sul fondo è già stato gettato uno strato di calce. La vittima viene spogliata, i vestiti bruciati, il corpo gettato nella fossa, ricoperto di calce e poi di terra. E’ il 9 giugno scorso. Ecco come uccide la ‘ndrangheta. Non in Calabria, ma nella Lombardia che corre dritta verso l’Expo, nella zona della bassa comasca dove le cosche, appena sfiorate dal maxi-blitz Infinito del 2010, agiscono alla luce del sole, mostrando armi e muscoli, intimidendo e uccidendo.

Come successo a Ernesto Albanese, 33enne di Polistena, pregiudicato e trafficante di droga per conto dei clan locali. Albanese scompare dopo le 23 dell’8 giugno scorso. Fino a quell’ora è stato nella sua casa di Bulgorello di Cadorago. Seduto al computer, chattando su Facebook e inviando minacce ai “compari”. Albanese dice di voler fare tutti i nomi “da qui fino a Reggio Calabria”, sostiene che i mafiosi che vivono tra Cadorago, Fino Mornasco e Appiano Gentile sono semplici “quaquaraquà”. Qualcuno di questi risponde: “Uomo senza labbra ti aspetto a braccia aperte”. Per questo, ragionano gli investigatori della squadra Mobile di Como, Albanese viene sequestrato, scannato, lasciato morire dissanguato nei boschi dietro al comune di Guanzate e il corpo seppellito il giorno dopo nel cantiere di via Patrioti sempre a Guanzate (foto di Mattia Vacca).

Le scene dell’orrore mafioso sono state ricostruite dai magistrati della procura di Como. Sul registro degli indagati ci sono sei persone che attualmente si trovano in carcere per altri motivi. Alcune di loro sono state arrestate nel luglio scorso dal Ros di Milano che ha eseguito diverse ordinanze a carico di cinque gruppi di narcos legati al crimine organizzato. Negli ordini di cattura richiesti dal pm Marcello Musso c’era anche Ernesto Albanese. I militari, però, non lo hanno trovato. In quel momento l’uomo era già sotto terra.

Bisogna aspettare il 2 settembre scorso perché “una soffiata” conduca la polizia nel cantiere di Guanzate. Le operazioni per estrarre il corpo di Albanese durano due giorni. Oltre alla scientifica ci sono anche esperti di scavi archelogici. Si studiano gli strati del terreno e, grazie a particolari tecnologie, viene ricostruito il calco delle benna che ha fatto la buca. E’ la svolta del giallo. Sì perché quel calco corrisponde a una ruspa trovata nella villetta del pregiudicato calabrese Luciano Nocera. Quello, secondo la polizia, è il mezzo che ha scavato la fossa per Albanese.

La scoperta alza il velo sul contesto criminale. Nocera viene arrestato dal Ros di Milano nel luglio scorso. E’ accusato di coordinare una “batteria” di trafficanti legati al clan Muscatello di Mariano Comense e alla famiglia Iconis di Fino Mornasco, coinvolta, negli anni Novanta, nell’operazione La notte dei fiori di San Vito e ritenuta vicina alla potente famiglia Mazzaferro. Secondo l’indagine milanese Ernesto Albanese era un corriere. Dalle carte di quell’operazione emergono i suoi contatti con Nocera. Rapporti che col tempo s’incrinano. “Quello – dirà Nocera di Albanese – è un pezzo di merda e questa mattina l’ho preso a calci nel culo”. Di più: un’altra indagine della Dda di Milano, su cui pende richiesta di archiviazione, descrive Nocera come personaggio molto vicino alla ‘ndrangheta di Fino Mornasco, capace di intavolare rapporti con la politica locale, ma anche violento e senza scrupoli. “Il primo che piglierò a fucilate – dice al telefono – sarà il comandante dei carabinieri”.Insomma l’omicidio di Albanese è solo la punta dell’ice-berg di un contesto mafioso per nulla intaccato dalle inchieste.

(fonte)

Non c’è brivido, non c’è eccitazione, non c’è sfida: solo la paura raggelante

Una riflessione da prendere in considerazione di Domenico Perrone, figlio di Roberto ex boss che gestiva il clan Polverino oggi pentito, sulle fiction tv e in generale sui rischi nel rappresentare la criminalità organizzata:

«Vi posso assicurare che, dal vivo, è tutta un’altra storia. Non c’è brivido, non c’è eccitazione, non c’è sfida: solo la paura raggelante di essere arrestati, traditi o ammazzati, e anche quando sei pieno pieno di soldi, non hai mai pace». Sul piccolo e grande schermo, questo contrappasso, invece, emerge raramente.
Non è mostrando l’inferno – è il suo ragionamento – che si combattono i peccati. «Perché c’è anche chi all’inferno vuole andare coscientemente». E allora che fare? «Mostrare che fine fanno i camorristi, in un cimitero o in un carcere sorvegliati a vista per il resto della loro vita».
Poi si ferma, e si corregge: «Anzi, nemmeno questo: le fiction le farei su chi a Scampia si alza al mattino e va a lavorare perché ci vuole molto più coraggio per essere onesti, in quei luoghi, che per premere il grilletto o vendere la droga».

La scomparsa della vergogna di non sapere

“Non c’è solo la corruzione del denaro, che devasta larga parte del Paese, c’è la corruzione delle menti, la scomparsa della vergogna di non sapere, di non sapere parlare e quindi di pensare con difficoltà”.

(Corrado Augias)