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Politica

I temi e le news della politica in Lombardia e in Italia. L’attività politica di Giulio Cavalli in consiglio regionale della Lombardia.

Lo scalpo 18

Se volete stiamo qui a parlare tutto il giorno, come nei talk show, del contenuto dell’articolo 18: quante aziende vi sono sottoposte, quanti lavoratori, quanto ancora ne è rimasto effettivo dopo la riforma Fornero, quindi quanto incide sull’occupazione e sulle assunzioni, eccetera eccetera.

Credo però che anche il più svampito tra gli italiani abbia compreso che non è dell’articolo 18, come contenuti ed effetti, che si sta parlando: ma semplicemente di uno scalpo, dal fortissimo valore simbolico.

Gilioli qui.

Lodigiani di cui andare fieri: Massimo Guarischi

I pm di Milano Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio hanno chiesto la condanna a tre anni e otto mesi per l’ex consigliere regionale del Pdl Massimo Gianluca Guarischi, accusato di corruzione aggravata nell’ambito di un presunto giro di tangenti nella sanità lombarda. Per i pm alla luce dei suoi precedenti penali Guarischi non merita le attenuanti generiche.

È questa la conclusione della requisitoria dei pm nel processo a carico dell’ex consigliere lombardo Massimo Gianluca Guarischi imputato per un presunto giro di tangenti nella sanità. Arrestato nel marzo del 2013 con le accuse di corruzione e turbativa d’asta, sarebbe stato, secondo l’accusa, una sorta di «grimaldello» per sbloccare finanziamenti regionali per forniture in campo sanitario in cambio di tangenti, versate dagli imprenditori della famiglia Lo Presti e da girare a pubblici ufficiali della Regione Lombardia, quando era guidata da Roberto Formigoni.

Secondo i pm Guarischi aveva «un rapporto privilegiato con Formigoni che ha determinato esborsi da parte sua per una struttura di piacere organizzato» a favore dell’ex presidente regionale. «La regola per 10-15 anni nella gestione della sanità lombarda è stata che non si potevano concludere contratti per servizi di fornitura se non vi era la disponibilità delle imprese a versare denaro con la presenza di intermediari legati a referenti politici», la denuncia formulata dal pm di Milano Claudio Gittardi.

(fonte)

Il “protocollo farfalla” e l’inchiesta che sembrava una fantasia

Ne aveva parlato Sonia Alfano eppure tutti avevano fatto finta di non sentire. Qui se non fai antimafia che rassicuri finisci fuori dalle baronie antimafiose, del resto.

E adesso invece sul “protocollo farfalla” è stata addirittura aperta un’inchiesta:

Sembrava quasi una leggenda. Adesso, invece, il protocollo “farfalla” non è più un segreto. A indagare è la Procura di Palermo. I magistrati del capoluogo siciliano hanno rinvenuto il documento in cui sono contenuti i termini di un accordo tra il Sisde e il Dap(Dipartimento per gli affari penitenziari), siglato nel 2004, e attraverso il quale i servizi di sicurezza potevano “operare” in segreto all’interno delle carceri, senza alcun tipo di autorizzazione formale.

I pm hanno acquisito il fascicolo e stanno facendo luce sull’accordo top secret. La scoperta è stata fatta a Roma. Insomma, roba di dieci anni fa che viene a galla oggi. I magistrati che stanno indagando, sono già impegnati in un altro filone, quello riguardante la trattativa Stato-mafia.

L’esistenza di questo documento è stata per anni taciuta e negata, proprio alimentando il suo “fascino”, fino a farla diventare quasi una leggenda. A negare, per due lustri, erano stati i vertici del Dipartimento. Al centro dell’inchiesta sono finite anche le intercettazioni in carcere del boss Totò Riina insieme al compagno dell’ora d’aria, ovvero il detenuto pugliese Alberto Lorusso. L’inchiesta è condotta dai magistrati Roberto Tartaglia, Nino Di Matteo e Francesco Del Bene, prende il via dopo le ammissioni del pentito Sergio Flamia, che ha raccontato dei suoi contatti con gli 007 quando era detenuto a Palermo.

Il protocollo “farfalla” prevederebbe la gestione da parte del servizio segreto di “contatti” e “relazioni” non registrate con i detenuti al regime del 41 bis, il carcere duro per mafiosi e terroristi.

Ma pensa.

Sacra Corona Unita

Sedici persone in manette. Alcune con l’accusa di appartenere alla Sacra corona unita.  Dalle prime luci dell’alba è in corso una vasta operazione antimafia condotta dagli uomini della Dia di Lecce che stanno eseguendo, nelle provincie di Brindisi, Bari e Pavia, 16 ordinanze di custodia cautelare. Tra gli arrestati figurano un boss e due noti affiliati alla Sacra Corona Unita, tre imprenditori di Mesagne ed un ex consigliere comunale della stessa città. Gli arrestati sono tutti indagati, a vario titolo, di associazione di stampo mafioso, usura, estorsione e riciclaggio (questi ultimi reati aggravati dalle modalità mafiose). Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati beni per un milione di euro. Sono impiegati oltre cento uomini della Direzione Investigativa Antimafia di Lecce, Bari, Napoli, Catanzaro e Salerno.

EXPO e le vie d’acqua: un altro indagato

La Gdf, nell’ambito dell’inchiesta dei pm Gittardi e D’Alessio, ha effettuato perquisizioni a carico di Antonio Acerbo, commissario delegato di Expo 2015 e responsabile di Padiglione Italia, per il progetto ‘Vie d’ acqua’, ora indagato per corruzione e turbativa d’asta. I magistrati hanno ordinato ”l’esibizione degli atti e dei documenti” relativi al progetto in questione ”presso Expo Spa e Metropolitana Milanese Spa”. L’indagine è una tranche dell’inchiesta sulla ‘cupola degli appalti’.

(ANSA)

Scrittori e politica

Una riflessione di Edoardo Pisani pubblicata su minimaetmoralia che vale la pena di leggere:

Il ruolo dello scrittore è stato spesso associato all’immagine di sentinella democratica o guida morale di un paese, di una cultura, di un’ideologia. Ancora oggi, anni dopo il crollo del Muro di Berlino e nel disincanto dalle ideologie e dalla letteratura impegnata, gli scrittori vengono interpellati su qualsiasi argomento, dalla politica allo sport, dal gossip alla disoccupazione, non tanto per le loro opere quanto per la loro bibliografia, ossia per quei due o tre titoli da accompagnare alla qualifica di scrittore e intellettuale, nei casi peggiori di opinionista. Già nel 1937 la Left Review esasperava Orwell con questionari del tipo: è favorevole o contrario al governo legittimo e al popolo della Spagna repubblicanaè favorevole o contrario a Franco e al fascismo? E lui rispondeva: “Volete piantarla, per favore, di mandarmi questa stronzata? È la seconda o terza volta che la ricevo. Io non sono uno dei vostri finocchietti alla moda come Auden o Spender…” Di certo, “finocchietto” o meno, uno scrittore engagé come Orwell era in grado di dire la sua sulla Spagna repubblicana e sullo stalinismo, però nelle opere, da Omaggio alla Catalogna a La fattoria degli animali, che né la Left Review né il Partito comunista britannico avevano voglia di leggere.

“Quando uno scrittore s’impegna in politica” scrive ancora Orwell in Gli scrittori e il leviatano, “dovrebbe farlo come cittadino e come essere umano, ma non come scrittore”. E tuttavia è proprio in quanto scrittori – in quanto intellettuali, o “guru e bonzi alla Robert Frost”, come temeva Saul Bellow – che le “firme” vengono chiamate in causa. Perché? Per quale motivo uno scrittore dovrebbe essere più lucido di uno scienzato o di un idraulico, politicamente? Dopotutto per ogni Mann e Orwell spuntano fuori altrettanti Hamsun e Céline, riusciti o meno, destinati all’oblio o alla posterità, alle note a pié di pagina o al catalogo della Pléiade. La letteratura straripa di folli, di mostri fragili o anche di uomini occasionalmente cinici, come il Pirandello che plaude all’assassinio di Matteotti o il Pessoa che pubblica l’articolo O Interregno, Defesa e Justificação da Ditadura Militar em Portugal. Lo scrittore difatti è un uomo come gli altri e talvolta peggiore degli altri, per ingenuità, per ambizione, per pazzia o per debolezza, e in quanto tale – in quanto uomo – vive le Meduse del proprio tempo, l’orrore e il brulicare dei tentacoli della Storia e delle ideologie, restandone spesso stregato o corrotto, se non indifferente. In fin dei conti il sostegno pubblico di Pirandello a Mussolini e la sua tempestiva adesione al fascismo sono infinitamente più colpevoli – proprio perché gesti intellettuali, non provocatori o estetici – della presa di Fiume e della “poetica dittatura” di d’Annunzio. Nel settembre del 1924, un mese dopo il ritrovamento del cadavere di Matteotti e nel pieno di una difficile crisi di governo, i giornali fascisti accolsero il telegramma di Pirandello come un intervento civile, patriottico, responsabile, fascista. “L’arte pirandelliana non ha nulla a che fare col fascismo, ma Pirandello sì” concluderà anni più tardi Sciascia.

Facce intelligenti (e paurose) di boss acciuffati

cerci-gaetano

I carabinieri del reparto operativo del comando provinciale di Caserta, guidati dal tenente colonnello Alfonso Pannone, hanno proceduto, la scorsa notte, a seguito di un’articolata e complessa attività d’indagine, alla cattura del latitante Gaetano Cerci (in foto), 49 anni, residente a Casal di Principe.

L’uomo, già pluripregiudicato, era stato precedentemente, lo scorso 24 luglio, destinatario di un’ordinanza del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere per il reato di estorsione in concorso con altri tre soggetti, Mirco Feola, Adamo Filippella e Francesco Fiorinelli.

Fu poi scarcerato l’11 agosto scorso dal Tribunale del Riesame. Il giorno seguente, sulla base del fondato pericolo della reiterazione dei reati imputati, fu emessa una nuova ordinanza cautelare in carcere dal gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere e da allora Cerci ha iniziato la sua latitanza, conclusasi però la notte scorsa nei pressi della stazione ferroviaria di Salerno.

Il latitante è stato bloccato a bordo di un treno proveniente dal nord Italia.  La scelta della destinazione salernitana da parte di Cerci era proprio finalizzata ad eludere i controlli e la cattura. Cerci, ritenuto affiliato alla fazione Bidognetti del clan dei casalesi, secondo gli investigatori ha da sempre fornito la sua collaborazione al sodalizio criminale occupandosi quasi prevalentemente della delicata questione dello smaltimento e stoccaggio dei rifiuti.