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Politica

I temi e le news della politica in Lombardia e in Italia. L’attività politica di Giulio Cavalli in consiglio regionale della Lombardia.

Gli amici della ‘ndrangheta controllavano la sicurezza di Expo

Bravi. Complimenti a tutti.

Grandi vetrate e lamiere grigie con inserti colorati. Alta poco più di due piani, la sua singolare forma geometrica la rende molto riconoscibile dentro a questo dedalo di vie e palazzoni di periferia. Via Drago a Milano, zona nord a pochi passi dal sito di Expo 2015. E non a caso. Perché nei progetti questa struttura, di proprietà del Comune, deve ospitare la centrale operativa per la gestione della sicurezza di tutta l’Esposizione universale che si prepara ad accogliere venti milioni di visitatori. Da ieri però, i lavori si sono fermati. E non per problemi tecnici, ma perché il prefetto di Milano Francesco Paolo Tronca, su indicazione del capo centro della Dia di Milano Alfonso Di Vito, ha emesso un’Expo 2015, società legata alla ‘ndrangheta si occupava della sicurezza dell’Esposizione nei confronti dell’azienda che nell’aprile scorso si è aggiudicata l’appalto di riqualificazione.

Sul tavolo circa un milione di euro. Ma in questo caso non è tanto la cifra a fare scandalo, quanto il fatto che i lavori per mettere a punto l’intera sicurezza di Expo sono stati affidati a una società infiltrata dalla ‘ndrangheta. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, la Ausengineering srl – con sede a Pieve Emanuele e proprietà quasi completamente calabrese – è legata alla cosca Mancuso di Limbadi in provincia di Vibo Valentia. Alla base della decisione del Prefetto ci sono “frequentazioni dei titolari con uomini del clan”, uno dei più potenti della ‘ndrangheta, capace di monopolizzare il proprio territorio intrattenendo relazioni anche con uomini delle istituzioni, come ha dimostrato una recente inchiesta del Ros dei carabinieri. Ed è di ieri (12 settembre) la notizia che la squadra Mobile di Catanzaro ha arrestato in Argentina il boss latitante Pantaleone Mancuso soprannominato ‘l’ingegnere’.

Dalle campagne di Limbadi al cuore della sicurezza di Expo. Questo racconta l’ultimo episodio di infiltrazione dei boss all’interno dell’Esposizione universale. Il City Commande Centre di via Drago, infatti, avrà funzioni di raccordo operativo tra Protezione civile, sicurezza, viabilità e pronto intervento. Nella sede rinnovata prenderanno posto tutte le forze dell’ordine. La palazzina inoltre ospiterà uno sportello internazionale di prima accoglienza per le informazioni e la sede della task force per coordinare le polizie locali di Milano, Rho, Pero e Baranzate.

Stando al capitolato di gara, la Ausengineering, vincitrice di mega appalti per gli aeroporti di Firenze e Napoli, avrebbe dovuto cablare l’intera palazzina tirando oltre un chilometro di cavi direttamente dal sito di Expo. Sostanzialmente tutto ciò che riguarda le telecamere di sicurezza installate nei padiglioni e all’esterno dell’esposizione. Nel maggio del 2013, il comune di Milano ha dato il via libera alla convenzione con Expo spa. Affidamento gratuito della palazzina e grandi annunci. Come quando Tullio Mastrangelo, comandante della Polizia locale, dichiarava: “Dal centro avanzato di controllo Expo 2015 sarà possibile seguire il grande flusso di persone, mezzi e merci che 24 ore su 24 nel semestre espositivo graviteranno sull’area e in tutta la città. Qui opereranno tutte le Forze dell’Ordine, le public utilities, Vigili del Fuoco, 118, aziende di trasporto eccetera in collegamento con tutte le relative centrali operative esterne”.

Mentre l’assessore alla Sicurezza Marco Granelli annunciava: “Con la firma di questa convenzione l’Esposizione Universale si dota di una sede strategica per il coordinamento operativo dell’evento. Grazie ai lavori che saranno effettuati dalla società Expo 2015 restituiremo alla città un centro avanzato e potenziato per la sicurezza e la gestione delle emergenze”. Era il 2013 e ancora i lavori per i cablaggi dovevano iniziare. L’aggiudicazione definitiva arriverà solo nell’aprile scorso. L’Ausengineering vince la gara con un ribasso del 33%. Al punto f) del documento però si rende noto che “in ragione del numero di offerte pervenute, inferiori a dieci, e della conseguente impossibilità di applicarel’esclusione automatica delle offerte anomale, Expo ha provveduto a richiedere al concorrente primo classificato elementi idonei a consentire di valutare la congruità dell’offerta presentata”.

Insomma, fin da subito la società era risultata sospetta. E del resto già ad agosto scorso alcuni vigili che controllano la zona di via Drago avevano intuito la presenza della mafia. Assieme all’interdittiva per il centro interforze di via Drago, sempre ieri il prefetto ha bloccato altre due aziende che lavorano al cantiere della Tangenziale esterna Milano. In totale le imprese escluse per sospette collusioni con la mafia salgono così a trenta.

da Il Fatto Quotidiano del 13 settembre 2014

Femminicidio e sensibilità giudiziaria

La storia di cui parla oggi il Corriere della Sera pone un problema giudiziario: la cultura sociale sui femminicidi ha bisogno anche di riscontri giuridici. Una donna uccisa dal marito dopo dodici (12!) denunce significa che qualcuno ha delle responsabilità:

Ora questa dolorosa vicenda sulla quale gravano non poche ombre dovrà essere ripresa in mano dalla Corte di Appello che deve considerare valida la domanda risarcitoria avanzata nei confronti della Presidenza del Consiglio dei ministri a nome dei tre figli di Marianna. Il padre uxoricida è stato condannato a venti anni di reclusione. Numerose aggressioni alla ex moglie erano tutte avvenute in pubblico. Ciò nonostante nessuno condusse indagini, e nemmeno prese provvedimenti a tutela della donna in pericolo nonostante le sue richieste di aiuto. L’aggressione fatale avvenne alla vigilia della sentenza che doveva affidare i tre maschietti alla mamma dopo la separazione da Saverio Nolfo. L’omicida accoltello’ non solo la donna, ma colpì gravemente anche Salvatore Manduca (59 anni), il padre di Marianna, l’unico uomo che l’ ha difesa.

Le domande di Fico

Sulle scelte della Rai circa i conduttori e le ricadute di costi mi trovo in perfetta sintonia con Roberto Fico:

Come dovrebbe essere

la-direttrice-shanno-e-il-redattore-vijay-588605_tn“Balaknama” o ‘“La Voce dei Bambini” è il trimestrale completamente scritto e gestito dai piccoli degli slum di New Delhi e letto da migliaia di persone. E’ scritto in hindi e si occupa delle storie dei minori che vivono e lavorano in strada, racconta della brutalità della polizia, dello sfruttamento e dei matrimoni forzati. Il sedicenne Chandni fa i reportage e sceglie  gli articoli da pubblicare insieme agli altri nelle riunioni.

Il quattordicenne Jyothi, che raccoglieva spazzatura, è un nuovo collaboratore, insieme a Shambhu, che di giorno lava le macchine e la notte lavora in un albergo. Shambhu dice che scrivere per il giornale è un sogno. Vuole pubblicare i nomi di tutti i bambini nella sua stessa situazione e spera che, come è capitato a lui, riescano a uscire dalla tossicodipendenza.

Shanno, la direttrice, ha 19 anni. Ha imparato a leggere grazie ad un’associazione benefica. Scrive lei le storie al posto di chi non è in grado di farlo ma vuole comunque farsi sentire.

In India vivono nelle baraccopoli ben 11 milioni di bambini. In 500.000, a New Delhi, vivono in terribili condizioni, senza accesso al cibo, alla sanità, all’educazione. Spesso non sono nemmeno censiti e non hanno documenti. Sulla carta, semplicemente non esistono. Le loro voci vengono raccolte da “Balaknama”. I giovani reporter non ricevono un vero e proprio stipendio ma una paghetta per coprire le spese. Dei costi di stampa se ne occupa la ONG “Chetna”, che vende le copie a una rupia l’una. I ricavi sono reinvestiti per migliorare le condizioni dei bambini di strada.

(fonte)

L’argentino Mancuso

Aveva tentato di uccidere addirittura la zia e il cugino. Il boss Pantaleone Mancuso, detto “Luni l’ingegnere” (53 anni), è stato fermato al confine tra l’Argentina e il Brasile. Un altro boss della‘ndrangheta calabrese finisce in manette. La notizia si è saputa solo oggi (venerdì 12 settembre) ma dal 29 agosto uno dei più sanguinari capicosca di Vibo Valentia è nelle mani della polizia argentina che lo ha sorpreso a bordo di un pullman turistico con 100mila euro in tasca.

Era latitante dallo scorso aprile quando la Dda di Catanzaro ha emesso un decreto di fermo accusandolo di associazione mafiosa e del tentato omicidio di Romana Mancuso e del figlioGiovanni Rizzo avvenuto il 26 maggio del 2008 a Nicotera Marina. “Luni” voleva punire il figlio della zia perché non era considerato “un buon azionista” e non teneva alto il buon nome dei Mancuso, padroni assoluti di tutto il vibonese. Stando a una testimone, oggi testimone di giustizia che ha ricostruito i retroscena di quell’episodio, infatti, il boss accusava Giovanni Rizzo di prendere “iniziative sbagliate nei confronti di persone già protette che, evidentemente, poi si lamentavano con altri Mancuso”.

Un errore che doveva essere punito anche se commesso da un familiare. Al momento del fermo, “l’ingegnere” era in possesso di un documento argentino falso intestato a “Luca de Bortolo”, la sua vera identità è emersa a seguito dei controlli fatti con le impronte digitali. Nei prossimi giorni, i magistrati della Dda di Catanzaro organizzeranno il rientro del boss in Italia.

“Siamo soddisfatti – è stato infatti il commento del procuratore di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo – abbiamo già avviato la richiesta di estradizione. “L’ingegnere” è ritenuto un personaggio di rilievo della costellazione dei Mancuso, un discendente della stirpe degli undici, ovvero gli undici fratelli che componevano il ramo della prima generazione della famiglia di ‘ndrangheta che opera a Limbadi, nel vibonese”.

(fonte)

Danilo Dolci e la “maieutica reciproca”

Da leggere il pezzo di Giorgio Fontana su Danilo Dolci uscito per Pagina99:

1375607718_danilo_dolci_ph._leoneIl cuore del libro, in sostanza, sta nel metodo messo in campo: la “maieutica reciproca” con cui l’educatore di Sesana cerca di attivare un circolo di pensiero critico. Ed è interessante quante volte egli stesso si neghi di fronte alla richiesta di un giudizio “definitivo” sulle questioni, rifiutando una posizione di potere. Spesso si limita a rispiegare per chi ha bisogno di maggiore semplicità espressiva, e a incitare chi dice di non avere idee. Nelle sua parole ricorrono frasi come “se vi pare sbagliato me lo dite, e penso meglio”; “siamo qui per imparare e insegnarci insieme”; “qualcosa è più chiaro o no?”; non è che non lo voglio spiegare, penso che dobbiamo cercare insieme quali sono i nostri interessi comuni”.   Nei momenti migliori, il lavoro collettivo dà ottimi frutti. La radicale semplicità dei temi sottolinea va di pari passo con la loro importanza nel mondo quotidiano, e il bisogno assoluto — benché spesso nascosto — di parlarne: non c’è nulla del vagheggiamento astratto. Decidere ad esempio della liceità di non battezzare un bambino o del ruolo non sottomesso di una moglie poteva avere ricadute sociali enormi, in quella comunità. Ma la semplicità del discorso ha anche un altro effetto: costringe il lettore stesso a prendere parte nel circolo maieutico, a ripensare criticamente le proprie posizioni. (Almeno, così è successo a me).   Insomma, è come osservare una piccola società nel suo stato nascente: e infatti, oltre alla discussione nasce ben presto la necessità di dare effetti pratici alle idee. È Mimiddu, uno dei parlatori più accaniti, a spazientirsi per primo e dire che finché si parla e basta, nulla cambia: “Si fanno queste parole, ma cadono, muoiono così in fondo al mare”. Ed è così che la discussione si trasforma in impegno: nascono dei progetti concreti per trasformare dal basso Partinico — aprire scuole popolari, aiutare chi sta peggio, allargare il circolo delle loro conversazioni: perché, come dice ancora Mimimiddu, “sto lustro è per tutta la gente, non è soltanto per me oppure per te; se fa buio è buio per tutti”.

Il PIL salvato dalla mafia

L’Italia e i suoi conti salvi grazie a «Mafia spa». Non è uno scherzo o un titolo a metà tra il serio e il faceto di qualche giornale straniero, ma quanto reso possibile dalla revisione dei criteri per calcolare la ricchezza italiana. Sono regole che non ha chiesto il governo italiano per sistemare la sua sgangherata contabilità statale, ma l’effetto dei nuovi parametri europei per il conteggio del Pil. Logico però che, essendo il nostro Paese più soggetto alle creazione di economia illegale, l’addendo che si somma al totale della ricchezza sia uno dei più alti in Europa. Il primo effetto è che la criminalità generalmente considerata e la prostituzione hanno gonfiato la ricchezza del 2011. Complessivamente, in quell’anno sui quali sono applicati i nuovi parametri, il contributo dell’illegalità vale 15,5 miliardi di euro. L’effetto numerico è una lievitazione del Pil di un + 0,9%.

Nello specifico, 10,5 miliardi di euro provengono dalla commercializzazione di droga, 3,5 miliardi dalla prostituzione. Più modesto il valore dell’attività di contrabbando di sigarette che risulta pari a 0,3 miliardi.

La rivalutazione complessiva del valore del Pil è di 3,7 punti percentuali per effetto dei cambiamenti introdotti dal Sec 2010 al sistema di misurazione e delle innovazioni introdotte dall’Istat.

In questo modo, il Pil dell’Italia per il 2011 è quindi ora stimato in 1.638,9 miliardi di euro contro i 1.579,9 miliardi della stima in Sec95 con una rivalutazione di 59 miliardi (3,7% del precedente livello in valore). Alla rivalutazione del Pil nominale del 2011 hanno contribuito per 1,6% (pari a 24,6 miliardi di euro) le modifiche dovute alle innovazioni metodologiche introdotte dal Sec2010. La revisione è attribuibile per ulteriori 0,8 punti percentuali alle modifiche connesse al superamento di riserve europee sull0implementazione del Sec95. La restante parte della rivalutazione corrispondente all’1,3% deriva dalla combinazione di molti effetti dovuti alle innovazioni introdotte nelle fonti e nelle metodologie nazionali. In questo ambito va inclusa la nuova stima dell’economia sommersa, la cui quota sul nuovo livello del Pil risulta pari a 11,5%. L’applicazione del Sec 2010 è definita da un apposito Regolamento Ue del Parlamento europeo e del Consiglio (n.549/2013), relativo al Sistema europeo dei conti nazionali e regionali dell’Unione Europea. Al momento non è ancora disponibile un quadro completo dell’impatto che il passaggio ai nuovi standard contabili ha determinato sui conti dei diversi paesi europei.

Si può comunque osservare che, con riferimento ad anni corrispondenti a quello dell’Italia per la definizione del periodo di benchmark, in Germania è stata operata una rivalutazione del Pil pari al 3,4% (di cui 2,7 punti dovuti al nuovo Sec, anno 2010), in Francia del 3,2% (di cui 2,4 punti per il nuovo Sec anno 2010), nel Regno Unito del 4,6% (di cui 2,3 punti attribuiti al nuovo Sec, anno 2009). In base al nuovo calcolo cambiano anche gli altri parametri dei conti pubblici. Il rapporto tra deficit e Pil si abbassa di 0,2 punti percentuali passando dal 3,7% al 3,5% con riferimento al 2011. Il saldo primario resta invariato all’1,2% del Pil. In particolare, alla rivalutazione del Pil nominale 2011, in base al Sec 2010, hanno contribuito per 1,6 punti percentuali (24,6 miliardi) le modifiche dovute alle innovazioni metodologiche introdotte dal Sec 2010. Di questi 20,6 miliardi di euro è attribuibile alla capitalizzazione delle spese per ricerca e sviluppo. Riguardo all’economia sommersa e illegale, è pari a 187 miliardi, l’11,5% del Pil 2011, la stima dell’economia sommersa e illegale secondo l’Istat. Nel ricalcolo del Pil nominale 2011, in base alle nuove norme Sec 2010, si definisce meglio, grazie all’affinamento della metodologia, il peso dell’economia non osservata. Si tratta delle somme connesse a lavoro irregolare e sottodichiarazione. A queste si aggiungono anche le attività illegali (droga, prostituzione e contrabbando), per un combinato che fa sì che l’economia non osservata, è di oltre 200 miliardi (12,4% del Pil).

Per il 2011 l’insieme dell’economia sommersa e illegale valeva il 12,4% del Pil pari a circa 200 miliardi di euro su 1.638 miliardi complessivi del Pil. Il peso percentuale sul Pil è pari allo 0,9% per le attività illegali, dell’11,5% per l’economia sommersa.

La revisione dei criteri dà una mano non indifferente a chi, al ministero dell’Economia, lavora sulle misure di riduzione del deficit e sulle risorse disponibili per la crescita. Un Pil più elevato aumenta infatti il denominatore del rapporto con il deficit. Dunque un margine di flessibilità in più, solo sulla carta, trattandosi di Pil nominale, per liberarsi dalla schiavitù di Maastricht.

(Filippo Caleri per Il Tempo)

Gli appalti di Siderno

C’è anche l’ex presidente del consiglio comunale di Siderno Antonio Macrì tra gli arrestati nell’operazione della Squadra mobile di Reggio Calabria denominata “Morsa sugli appalti pubblici”. L’uomo avrebbe chiesto il permesso di candidarsi alla cosca Commisso e si sarebbe speso per favorire la consorteria criminale.

Il suo nome era già emerso nella precedente operazione “La falsa politica”, a sua volta derivante dalla maxi-indagine Crimine che nell’estate del 2010 portò a una ondata di trecento arresti tra la Calabria e la Lombardia. Macrì era presidente del consiglio comunale al tempo in cui era sindaco Alessandro Figliomeni, arrestato per mafia nell’operazione “Recupero-Bene comune” che ha accertato la sua intraneità alle cosche di Siderno.

(Adnkronos)

Enzo Baldoni: a Milano ci sarà una via

Buone notizie:

Il sindaco di Milano ha tempestivamente accolto l’iniziativa: “Nei prossimi giorni – ha scritto Pisapia su Facebook – incontrerò i rappresentanti dell’associazione Articolo 21 che, a dieci anni dalla sua drammatica scomparsa in Iraq, ha promosso una petizione su Change.org affinché venga dedicato ad Enzo Baldoni uno spazio nella città di #Milano. Richiesta a cui verrà dato sicuramente seguito.

L’articolo è qui.