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Politica

I temi e le news della politica in Lombardia e in Italia. L’attività politica di Giulio Cavalli in consiglio regionale della Lombardia.

RadioMafiopoli 19a puntata: l’assurda intervista in cui Lucia Riina parla della sua famiglia come di “una favola”

Schermata 2014-02-04 alle 11.04.08Parliamo della deplorevole intervista pubblicata da Panorma in cui Lucia Riina ha l’occasione di dirci che la sua infanzia è passata in una famiglia da favola ed è fiera del cognome che porta. Scopriamo una sorpresa del suo sito che utilizza la parola “mafia” per portarsi visite e ascoltiamo Christian Abbondanza sulle minacce ricevute in tribunale.

Da vedere e condividere, se volete.

La fragilità eroica di Roberto

Ci vuole coraggio nel non mostrarsi coraggiosi a tutti i costi. Soprattutto se sei cosciente che ogni parola verrà usata contro di te per l’eterno gioco delle fazioni e del mascariamento che prende piede nell’antimafia alla stessa velocità e con le stesse modalità che nella mafia. Ora immagino già le battute sulle pillole o sull’esibizionismo a tutti i costi e sento già chi ci dirà che è l’ultima trovata per vendere il suo libro che “non è andato benissimo”.

Io stesso ho criticato l’eroismo artificiale che Mondadori aveva voluto costruire intorno a Roberto e che finiva per schiacciare la letteratura, i fatti e soprattutto un mondo di sofferenze che di eroico possono avere la facciata ma non la faccia, segnate come sono da uno Stato disattento che spesso non riesce a proteggere la dignità oltre che la sicurezza (penso ai testimoni di giustizia, ad esempio, o gli amministratori che non vengono nemmeno ricevuti in Prefettura).

L’intervista di oggi di Roberto Saviano è una delle pagine sue più coraggiose perché invece apre il cuore senza remore, senza artifizi e senza avere riordinato nemmeno la stanza. Ci vuole coraggio a rendere pubbliche le proprie fragilità senza arrendersi. Tanto. E beati quelli che per anaffettività riescono a tenere il personaggio. Ma che brutte persone, dietro al personaggio.

Quanto costa il silenzio?

L’indagine di Intervita sui costi economici e sociali della violenza contro le donne in Italia:

Schermata 2014-02-17 alle 00.47.44

Il documento completo dell’indagine è scaricabile qui.

Anche basta con le favole, però.

matteo-renziPotete giocare a confezionare un Governo che provochi gustosa acquolina televisiva (anche se significa cancellare con un colpo solo la famosa “meritocrazia” di cui Renzi aveva tanto parlato sovrapponendola alla “visibilità” di berlusconiana memoria), potete anche continuare a dirci che non si va a votare perché siamo una democrazia parlamentare (giocando da Azzeccagarbugli per convincerci di cosa? che l’investitura popolare sia un passaggio obbligatorio solo per essere orpello?), potete scriverci che Renzi l’ha voluto questo nostro tempo (ricordate chi diceva di essere “unto dal Signore?” e noi tutti giù a ridere senza accorgersi che qui è cambiata solo la narrazione), potete addirittura proporci Alfano come la parte buona del berlusconismo (il servo che si è ribellato si vede che a qualcuno fa tanto sinistra…), potete anche sperare che il popolo bue si sia già dimenticato i fallimenti di Moretti alle ferrovie (chiedete ai familiari della strage di Viareggio o a quelli che erano saliti sulla torre del Binario 21), potete fingere che la politica (ovvero la composizione di una maggioranza) sia una questione di facce e potete anche provare con la favola del “male minore” però:

tenere la barra diritta è un’altra cosa, tenere una posizione chiara è un’altra cosa, essere coerenti è un’altra cosa e avere rispetto di una Paese che chiede risposte e che si tenta di rabbonire cambiando le domande è un’altra cosa. Il governo Renzi può anche diventare il migliore governo dell’ultimo ventennio (non ci credo, eh) ma funzionerà e durerà se riuscirà ad accontentare anche quelli che hanno una visione dell’Italia opposta alla nostra, perché questo governo ha bisogno anche dei loro voti. E quindi sarà sempre un compromesso. L’ennesimo. Ancora.

I numeri flosci delle primarie per i vostri congressi regionali sono la tua prima bocciatura: la partecipazione, caro Renzi, ti ha portato lì ma qui ormai è già solo un alito. Come negli ultimi vent’anni.

Si è costituito

Angelino Alfano ha trovato il coraggio. Sarebbe da ridere se non fosse che ancora qualcuno insiste a farci un governo insieme:

 

 

Don Pino Puglisi ora abita anche a Melzo

Ne scrive Danilo nel suo blog:

2340247-melzo_-La villa con garage ritratta in foto (2 piani + taverna, 140 metri quadri) si trova a Melzo (Milano) in via Aldo Moro, n. 88 e apparteneva a un mafioso.
Già, apparteneva, perchè dal 2 febbraio scorso è al servizio della collettività e del bene comune, essendo divenuta la nuova sede operativa della locale sezione della Croce Bianca onlus (nello stesso comune del milanese è stato confiscato un altro immobile: un appartamento in condominio + box, attualmente in gestione all’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata).

Dopo essere stata confiscata dal Tribunale di Milano – Sezione Autonoma Misure di Prevenzione (decreto del 26 marzo 2002) e – in via definitiva – dalla Corte Suprema di Cassazione (19 novembre 2003), il Comune di Melzo manifestò il proprio interesse a utilizzarla per farne le sedi dell’Ufficio del Piano di Zona e del Servizio Comunale Minori e Famiglie (nota del 4 maggio 2005).
Tuttavia l’Agenzia del Demanio (Direzione Generale, Area Beni e Veicoli Confiscati) decise di mantenere l’immobile al patrimonio dello Stato affinchè fungesse da alloggio di servizio per la Guardia di Finanza (atto di destinazione dell’8 gennaio 2007).
Purtroppo però i finanzieri furono costretti a riconsegnare l’immobile a causa della mancanza dei soldi necessari per ristrutturarlo (nota del 17 agosto 2010).
Allora il Consiglio direttivo dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (istituita dal decreto-legge 4 febbraio 2010, n. 4, convertito dalla legge 31 marzo 2010, n. 50) stabilì all’unanimità di procedere all’assegnazione dell’immobile (delibera del 7 ottobre 2010), revocando il conferimento alla Guardia di Finanza e trasferendo lo stabile al patrimonio del Comune di Melzo, affinchè diventasse ciò che lo stesso aveva già espresso nel 2005 (decreto di destinazione del 14 ottobre 2010).
Negli ultimi giorni di luglio 2013 il Comune ha concesso la villa in comodato d’uso gratuito per (almeno) 30 anni alla locale sezione della Croce Bianca onlus, formata da 166 volontari. Dopo alcuni mesi impiegati per effettuare i lavori di sistemazione (ai primi di settembre sono iniziati gli scavi per creare il parcheggio delle 5 autoambulanze in dotazione), finalmente il 2 febbraio scorso si è svolta la cerimonia di inaugurazione dei locali, dotati di una postazione per ricevere le telefonate, una sala per corsi di formazione e aree per il primo soccorso.
Da quando lo Stato è venuto definitivamente in possesso dell’edificio (novembre 2003) a quando la società ne ha concretamente potuto disporre (febbraio 2014) sono dunque trascorsi poco più di 10 anni.
Decisamente tanti, troppi.
Alla fine, però, dal tremendo puzzo dell’illegalità è riuscito a sbocciare il dolce profumo della legalità.

Lo sguardo di Letizia sbarca a Liverpool

Letizia Battaglia, il nostro occhio fotografico più poetico e artistico delle immagini di mafia, sbarca a Liverpool.

Qui e qui gli articoli che parlano di lei.

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Il suo occhio e la sua amicizia mi hanno aperto gli occhi. Complimenti Letizia.

Dilla una cosa antimafiosa, Renzi, una sola

Io non so cosa abbia in testa di fare Matteo Renzi nei primi 100 giorni di governo, quelli che sono considerati la “luna di miele” che ogni nuovo presidente del consiglio (volutamente minuscolo) ha a disposizione per mettere a segno qualche “colpo” politico importante. Presumo (con presunzione e pregiudizio) che sicuramente troverà qualche accattivante definizione per qualche “epica” impresa politica che si arenerà com’è stato per la legge elettorale ma comincio ad essere sinceramente preoccupato per l’assenza (ormai troppo lunga e sistematica per essere un caso) di obiettivi chiari e concreti nel campo della lotta alle mafie. Mi sembra strano (e spero che sia solo strano) che un comunicatore come lui abbia perso l’occasione di spendere unaparolachesiauna su Nino Di Matteo, almeno per la sua furbizia nel distinguersi dagli altri e per incassare un applauso facile facile nel bacino elettorale del Movimento 5 Stelle.

Per carità, so bene che avendo bisogno di Alfano, Formigoni e compari per avere i numeri al Senato (volutamente maiuscolo ma inteso come istituzione) il tema dell’antimafia rischia di toccare qualche corda sensibile degli alleati in questa radura che vorrebbe essere prateria (cioè le larghe intese) ma il dubbio più atroce sia che qualcuno gli abbia “consigliato” (scriviamolo così, va) di non affrontare l’argomento: e se c’è qualcuno che credibilmente abbia potuto farlo è Berlusconi o Napolitano.

In un Paese che è riuscito a fare passare come paladino dell’antimafia Roberto Maroni e addirittura ha acceso lo spirito antimafioso di Angelino Alfano (vi ricordate la famosa frase “lo Stato è pronto a rendere più duro il 41 bis“?) un silenzio del genere suona rumorosissimo e non si può non notare. Apriamo l’ennesimo tempo con altre priorità rispetto alla lotta alle mafie. E va bene. Ma dilla una cosa antimafia, Renzi, una sola. Almeno provaci.

«Strappare da questo mondo mia figlia, ancora minorenne»

Nella nebbia delle notizie di oggi c’è anche la luce della parole di Giovanna Galatolo. Giovanna è la figlia di “don Vincenzo”, boss dell’Acquasanta, il quartiere che sta al Cantiere Navale di Palermo. Ha deciso di parlare Giovanna, ha deciso di rompere il muro dell’omertà recidendo anche i rapporti famigliari pur di cercare un’altra strada per se stessa e soprattutto per «strappare da questo mondo mia figlia, ancora minorenne». Questa storia lascia le stesse impronte di Peppino Impastato, di Rita Atria e di tutti quelli (pochi, troppo pochi) che nonostante siano cresciuti in ambiente mafioso hanno avuto il cervello tanto curiosa e il cuore tanto grande per intravedere l’etica, le regole, la giustizia.

Giovanna sta dicendo tutto quello che sa puntando il dito contro gli zii, i cugini e i suoi stessi fratelli; ha raccontato dei rapporti tra Angelo Galatolo e Franco Mineo, l’ex deputato regionale di un partitino autonomista, “Grande Sud”, un passato di sindacalista, accusato di intestazione fittizia di beni aggravata, di peculato, malversazione e usura. Nel quartiere qualcuno la chiama “la pentita”, altri “la sbirra”, si vorrebbe comunque farla passare per puttana, per le regole di Cosa Nostra di sicuro è “disonorata”. Le risponde: «Non voglio più stare nella mafia, perché ci dovrei stare? Solo perché mio padre è mafioso? No, non ci sto. Non voglio rimanere nell’ambito criminale. Né voglio trattare con persone indegne. Adesso che collaboro mi vogliono fare passare per prostituta. Io voglio dedicarmi solo a mia figlia».

Parole chiare, con un senso solo. A pochi giorni dalle parole di Lucia Riina per fortuna si vede anche una luce.

Almeno non prendeteci per scemi

Sto leggendo questa mattina più di qualcuno (vicino o comunque d’accordo con l’ultima mossa di Renzi e del PD) che ci vorrebbe insegnare che siamo una democrazia parlamentare e non presidenziale. Per dirci: non rompete ma i governi li compone il Parlamento nella sua composizione dopo il voto. Ora io sono polemico per natura, si sa, ma che si finga di dimenticare che il voto degli elettori ha disegnato tutt’altro rispetto a quello che è venuto a crearsi mi fa arrabbiare e non poco. E se ci hanno detto che era impossibile fare altrimenti e valeva la pena di tentare proprio non mi spiego perché oggi dovrebbe funzionare la scusa che ci si deve ritentare di nuovo con la stessa maggioranza e cambiando le facce. Lo scandalo non è che Renzi sia Presidente del Consiglio ma è il punto politico: una maggioranza che nessuno ha mai votato e che si rimpasta senza significativi cambiamenti nella propria composizione “politica”. L’acquolina in bocca per i nomi spendibili e comunicativi alla “Renzi” durerà un po’ e poi si rientrerà nella “palude”, lo sappiamo tutti, e poi sarà successo che ancora una volta Berlusconi sarà riuscito a fare frollare gli avversari per risultare ancora una volta credibile. E ricominceremo di nuovo. E tutto questo ci costa ogni giorno di più.