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Politica

I temi e le news della politica in Lombardia e in Italia. L’attività politica di Giulio Cavalli in consiglio regionale della Lombardia.

Sicurezza secondo Costituzione

Inutili, ha aggiunto, i “meccanismi di ottimizzazione delle risorse per rendere più efficiente la macchina organizzativa della sicurezza. Comunque il segno resterà meno”. E ancora: “Non è più pensabile – ha spiegato – ragionare come se sul territorio siano schierati 110 mila uomini. Dal 2014 ce ne saranno solo 94 mila”. Pansa ha espresso anche la preoccupazione che i tagli possano penalizzare il comparto della sicurezza a favore di quello della Difesa, impegnato da anni nelle “pattuglie miste” e in compiti di presidio di obiettivi a rischio nelle città. “Bisogna chiarire – ha dichiarato – chi ha la legittimità dell’uso della forza nell’ambito della sicurezza”. “Perché – ha polemizzato con la Difesa – se spostiamo l’asse verso il sistema militare, creiamo qualche scompenso anche rispetto ai principi costituzionali”.

La frase è di Alessandro Pansa. Pansa è al vertice del Dipartimento sicurezza del ministero dell’Interno. Da lui dipendono Polizia, Arma dei carabinieri, Guardia di finanza. Insomma, è il capo delle forze dell’ordine.

La nascita orchestrata

Un’orchestra nata dal finanziamento collettivo è un’orchestra che si è accordata con molti prima ancora di suonare. La storia della MG_INC ORCHESTRA è una di quelle notizie che fanno iniziare bene la giornata: Myriam Farina e Guido Ponzini, musicisti di 21 e 28 anni dopo essersi diplomati al Conservatorio di Parma hanno pensato di “mettersi in proprio” chiedendo un finanziamento di 5000 euro sulla piattaforma di crowdfunding  Ulule e rendendo partecipi i propri finanziatori della nascita di un duo iniziale (arpa e viola da gamba) e ora un ensemble in cantiere per giovani musicisti.

Ogni volta che la cultura diventa impresa e lavoro qualche deputato anticulturale viene smascherato. Ed è una bella notizia.

Se Riina perde la maschera

Abbiamo vissuto due tempi paralleli in questi ultimi anni, accorgendosene poco, sulla proiezione di Totò Riina: da una parte il boss raccontato (a volte anche male inseguendo fascinazioni negative) e dall’altra l’anziano e corto detenuto che ha sempre finto di essere solo anziano e corto. Ora le indiscrezione de Il Fatto Quotidiano sulle intercettazioni catturate durante l’ora d’aria del boss al 41 bis nel carcere di Opera fanno finalmente cadere il velo:

“Questi cornuti… (i pm di Palermo, ndr), se fossi fuori gli macinerei le ossa”. E ancora bisbigliando: “Sono stati capaci di portarsi pure Napolitano”.

Il boss corleonese parla anche dell’ex premier Berlusconi: “A quello carcere non gliene fanno fare… Ci vuole solo che gli concedano la grazia”. E poi, rispondendo agli elogi di Lorusso: “Io sono sempre stato un potentoso deciso, non ho mai perso tempo… e se fossi libero, saprei cosa fare, non perderei un minuto, a questi cornuti gli macinerei le ossa”.

Riina non ha freni con il suo interlocutore arrivando a parlare anche delle stragi del 1992, quelle di Capaci e via d’Amelio: “Quello venne per i tonni – ha detto alludendo a Falcone che nel maggio del ’92 era stato invitato a Favignana ad assistere alla mattanza – e gli ho fatto fare la fine del tonno”.

“U curtu” parla di “segreti fittissimi”, in particolare proprio su Capaci. Cose che “i picciotti di Cosa nostra non dovranno sapere mai”. L’unico ad aver avuto il quadro completo, a suo dire, è stato il pentito Totò Cancemi, ex capomandamento di Porta Nuova, deceduto nel 2011.
Ma è sul processo trattativa Stato-mafia che Riina sfoga la sua rabbia: “Mi fa impazzire. Questi pm mi fanno impazzire”. In particolare rivolge le proprie affermazioni contro il pm Antonino Di Matteo: “Ma che vuole questo? Perché mi guarda? A questo devo fargli fare la fine degli altri. Fa parlare i pentiti, gli tira le cose di bocca è uno troppo accanito”.
Le cimici registrano tutto e dall’altra parte ascolta gli inquirenti della Dia e della Procura di Palermo. Riina è come un fiume in piena e parla anche della strage che ha portato alla morte di Rocco Chinnici nell’83: “A quello l’ho fatto volare in aria, saltò in aria e poi tornò per terra, fece un volo”.

Riina parla delle stragi descrivendosi come il capo dell’organizzazione che sfidò lo Stato, dicendosi rammaricato per non aver potuto proseguire anche se avrebbe agito in maniera diversa rispetto ai suoi “successori”: “Io avrei continuato a fare stragi in Sicilia, piuttosto che queste cose in Continente, cose ambigue… dovevamo continuare qui”.

Ora le domande sono spontanee:

– Perché Riina teme così tanto il processo sulla presunta “trattativa”?

– Quali sono le “cose ambigue” fatte in Continente su cui Riina non era d’accordo?

– Se i pm di Palermo fanno addirittura “parlare i pentiti” chi sono quei pm che non li hanno fatti (o non li fanno) parlare?

– Perché escono queste intercettazioni?

Ecco, sarebbe bello partire da qui.

Il potere per il potere

Sì, direi che Francesco Colucci detto Ciccio è una metafora perfetta del neonato partito di Alfano: entrato in Parlamento per la prima volta nel 1972, già sottosegretario con Andreotti e con Spadolini, è ancora lì, transumato attraverso due repubbliche e diversi partiti, ai quali ha portato e continua a portare il suo pingue pacchetto di voti.

Il potere per il potere, allo stato puro: silenzioso e capace di scivolare attraverso mille fedeltà diverse, da Nenni ad Alfano passando per Berlusconi, ormai anche lui alle spalle.

E stamattina eccolo qui, al Tempio di Adriano: lezione vivente per tutti gli altri slalomisti dell’autopiazzamento, in fondo alle prime armi, davvero, rispetto al grande Ciccio.

Il “nuovo” centro destra e questo Paese che si avvita, in continuazione, nel post di Alessandro.

La cultura della responsabilità culturale

Basta un niente e la cultura sparisce dalla discussione politica. Ci siamo abituati, funziona così. Eppure un articolo importante di Laura Salvan dimostra non solo che “con la cultura si mangia” ma anche che attraverso la cultura passa una buona politica. Chissà se qualcuno ci farà caso:

Responsabilità Culturale (RC) significa anche favorire la crescita culturale e civile degli individui e delle comunità, realizzando così un contesto socialmente inclusivo.
Oggi viviamo in un momento storico in cui le relazioni economiche sono preponderanti, ecco perché si vorrebbe provare, a questo punto della riflessione, ad identificare quali dovrebbero essere le loro finalità. Il punto di partenza è che in una società di libero mercato, caratterizzata dallo scambio di merci, i mondi simbolici di riferimento degli individui rimangono centrali. Secondo Giulio Sapelli, esiste una interdipendenza tra le pratiche sociali del comportamento economico e le rappresentazioni culturali, che si realizza attraverso quello che lui chiama “antropologia economica”. Ne consegue che è necessario dare maggior peso all’antropologia, studiando le ragioni culturali che guidano le azioni umane. A ciò si aggiunge che il comportamento economico dovrebbe essere più rispettoso dei mondi simbolici e il sistema di libero mercato più equo e più etico. […] Si potrebbe affermare che un comportamento di questo tipo è quanto promosso dalla pratica della Responsabilità Sociale D’impresa (RSI) […], accompagnata dall’esercizio, nel comportamento economico, degli stessi valori che danno successo ai rapporti umani (fiducia, cooperazione, solidarietà). Così facendo, si realizzerebbe quello che Christian Felber definisce l'”economia del bene comune”, e Stefano Zamagni e Luigino Bruni chiamano “economia civile”.

“Teatrale e inopportuno”

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Musica e parole di Maria Barbaro, figlia di Domenico Barbaro detto l’Australiano. Secondo la Procura di Milano (e non solo) boss di ‘ndrangheta al Nord, residente in quel di Buccinasco (ora a Platì) e coprotagonista di A 100 PASSI DAL DUOMO.

Giovedì al Viminale: ‘Fiori dal cemento’

2013_11_18_Fiori_dal_cementoGiovedì 21 novembre, alle 10.30, presso la Sala delle conferenze del Viminale, sarà presentato il cortometraggio “Fiori dal cemento”. Il corto è stato realizzato da un gruppo di giovani scout di San Damiano d’Asti, il Clan Jonathan Livingston, dopo l’esperienza di lavoro su un bene confiscato, dedicato ad Alberto Varone, a Maiano di Sessa Aurunca. Fiori dal cemento racconta la storia di questo imprenditore ucciso dalla camorra per non essersi piegato alle richieste dei clan.

L’evento sarà l’occasione per illustrare le iniziative che il ministero dell’Interno intende mettere in campo per i beni confiscati, per fare in modo che la loro reimmissione nell’economia legale sia sempre più efficace e produttiva e, soprattutto, serva a costruire esempi positivi di cooperazione e impegno sociale.
Alla presentazione parteciperanno tra gli altri: il presidente della Commissione antimafia, Rosy Bindi, il sottosegretario alla Giustizia, Giuseppe Berretta, il direttore dell’Agenzia per i beni confiscati, prefetto Giuseppe Caruso, l’attore Giulio Cavalli, l’avvocato Ilaria Ramoni, autrice di un libro sui beni confiscati.

Concluderà il viceministro dell’Interno, Filippo Bubbico.

Per partecipare all’evento sarà possibile richiedere l’accredito entro le 13.00 di mercoledì 20 novembre inviando una e-mail all’indirizzo: segreteria.bubbico@interno.it

(link)

Bacia anche Cosentino?

nicola_cosentino«Nicola Cosentino venne in due circostanze nel 1987 a fare visita a Francesco Bidognetti quando era a casa agli arresti domiciliari. Io c’ero e salutai Cosentino, poi lui e mio marito (è il compagno, ndr) si appartarono in una stanza per parlare».

Al processo Eco4 che vede imputato l’ex sottosegretario del Pdl per concorso esterno in associazione mafiosa (oggi Cosentino era presente in aula, ndr), Anna Carrino, ex compagna del boss Francesco Bidognetti alias Cicciotto è Mezzanotte, dal maggio 2008 collaboratrice di giustizia (attualmente agli arresti domiciliari), racconta per la prima volta di due incontri, piuttosto datati, tra l’ex boss, da cui ha avuto tre figli, e Cosentino.
Le sue parole destano la sorpresa della Procura, tanto che lo stesso sostituto procuratore della DDA di Napoli Alessandro Milita chiede alla pentita «come mai non ne ha fatto cenno durante i primi sei mesi della collaborazione o anche dopo?». «Perchè questa domanda specifica durante gli interrogatori non mi è mai stata fatta» risponde la Carrino. Anche il presidente del collegio giudicante Giampaolo Guglielmo ritorna sull’argomento chiedendo come mai si conoscessero il boss e il politico. «Si conoscevano da quando erano piccoli essendo nati e cresciuti a Casal di Principe», ha risposto la donna.

(letto qui)