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Politica

I temi e le news della politica in Lombardia e in Italia. L’attività politica di Giulio Cavalli in consiglio regionale della Lombardia.

Penati Democratici

Filippo Penati, l”hanno fatto innervosire e lui (finalmente) risponde al PD:

Gli stessi che anticipano le sentenze della giustizia con mille pretesti sono quelli che poi non dicono nulla rispetto al fatto che anche il Pd ha votato Formigoni presidente della commissione Agricoltura al Senato.

E non riesco su questo a dargli torto. Mi costa ammettere di essere d’accordo con Filippo Penati, ma evidentemente anche un orologio rotto segna l’ora esatta due volte al giorno. Tranne il PD.

Il Governo Letta ha fatto Bingo

Sono riusciti a fare incazzare anche i “normalmente calmi” amici di Libera:

Il Governo Letta ha fatto bingo: Alberto Giorgetti, sottosegretario all’Economia, ha avuto la delega al gioco d’azzardo.

“Mentre nel paese si susseguono i casi di cronaca in cui il gioco d’azzardo è causa o concausa di eventi drammatici,” afferma don Armando Zappolini a nome della campagna nazionale Mettiamoci in gioco “si alzano da più parti inviti a limitare e regolamentare il fenomeno e vengono resi noti rapporti o notizie che rilevano la vicinanza tra la politica e i concessionari dei giochi, il Governo ha pensato bene di affidare una delega così delicata a un uomo da anni vicino ai concessionari. È inaccettabile che le tante voci che arrivano dalla società civile, dalla Chiesa cattolica, dai media, dai cittadini e dallo stesso Parlamento siano state misconosciute in modo così clamoroso. Dobbiamo perciò concludere, con rammarico, che per questo Governo la lobby dell’azzardo conta più di ogni altra cosa.”

Chi è Alberto Giorgetti.
Matteo Iori, presidente del Conagga (Coordinamento Nazionale Gruppi per Giocatori d’Azzardo) ed esponente della campagna, in una nota pubblicata prima della nomina evidenzia come Giorgetti non sia nuovo alla delega ai giochi, la tenne per anni sotto il governo Berlusconi, con grande piacere dell’industria del gioco. Fu con l’ultimo governo Berlusconi che videro la luce molte delle nuove proposte d’azzardo: dalle videolottery al win for life, dal bingo on line ai nuovi gratta e vinci, dalla proposta di sale per il poker dal vivo ad altre ancora; e Giorgetti fu colui che seguì sempre molto da vicino questo mercato in costante crescita. E di certo sull’importanza di questo settore non ha cambiato idea… A metà marzo 2013, partecipando all’Enada, fiera internazionale sugli apparecchi da gioco tenutasi a Rimini, ha rassicurato le industrie del gioco d’azzardo dichiarando: “trovo sconcertante che questo settore sia stato negli ultimi mesi sostanzialmente abbandonato a sé stesso”, e ancora: “non è immaginabile che un settore sostanzialmente in regime di monopolio debba affrontare una campagna complessiva di denigrazione senza precedenti”, e questo anche a causa di “numeri della ludopatia palesemente sovradimensionati rispetto all’impatto reale”. In pratica Giorgetti ritiene che il gioco d’azzardo vada ulteriormente sviluppato perché porta occupazione e denaro per le casse erariali, infatti: “una demonizzazione oltre che un’ eventuale iniziativa maldestra sulle awp (slot machine) porterebbe a un calo delle entrate per lo Stato”, mentre lui auspica che il Governo decida di “confermare una visione strategica in questa materia, che ha determinato crescita in questi anni, che ha determinato occupazione, ha determinato aspetti di interesse anche da parte di altri Stati”.

Ma non dobbiamo temere, tutto questo è fatto per il nostro benessere. Giorgetti, preoccupato per la nostra libertà, dice che quello del gioco d’azzardo “è un settore di tutela nei confronti dei cittadini e dei consumatori che possono, nella loro libera facoltà e scelta, decidere di avere un intrattenimento attraverso il gioco lecito”.

Festival Delle Nuove Resistenze

Settimana prossima il Festival a Piacenza organizzato da ANPI e Comune di Piacenza. Qui c’è il programma e qui ci sono gli ospiti. Sabato 1 giugno ci sono anch’io in Cappella Ducale alle 16 per discutere di Resistenza e Cultura.

Possiamo sempre fare qualcosa

Possiamo sempre fare qualcosa: massima che andrebbe scolpita sullo scranno di ogni magistrato e di ogni poliziotto.

(Giovanni Falcone, Cose di Cosa Nostra, 1991)

La cura

Se c’è qualcosa che mi commuove è la cura. Da sempre. La cura con cui i nonni con le mani indurite da una vita di lavoro soffiano il naso minuscolo del nipote a passeggio. La cura dell’innamorato che tende la mano prima delle scale. La cura del piccolo che stringe il fratello maggiore per rincuorare senza chiedere di capire. La cura della memoria, in tutte le sue forme, dal teatro alle pagine di un libro fino al racconto di padre in figlio. E mi colpisce la cura di Rebecca “Becci” Manson: Rebecca è una fotografa inglese che decide di partire per il Giappone dopo lo tsunami del 2011 per dare una mano. L’aveva già fatto con Haiti e aveva il palato e lo stomaco preparati alle catastrofi. Arrivata a Tohuku si accorge che insieme alle macerie e le vittime il vento e l’acqua hanno grattato migliaia di fotografie che stavano sparse e sfocate dalla sabbia. Provo a pensare come le deve essere battuto il cuore a lei, con quel cuore di fotografa, nel vedere la memoria sgualcita come monnezza. Mentre tutti aggiustavano le cose e le persone Rebecca ha deciso di aggiustare le foto. Aggiustarle: riportarle in vita. Togliere i granelli di sabbia dalla memoria oltre che dai polmoni.

Abbiamo archeologi come Piccoli Principi, in giro per il mondo.

Don Gallo scomunicato anche da morto

Marco Damilano nota che la morte di Don Gallo sparisce dalla prima pagina dell’Avvenire, il quotidiano cattolico della CEI:

Scorro i giornali e penso con un sorriso a don Andrea Gallo che fuma il sigaro in cielo: lì si può fumare quanto ti pare, e non fa male, diceva il mio grande amico Paolo Giuntella che se n’è andato il suo stesso giorno, cinque anni fa. Prima pagina del “Manifesto” (bellissima): «Il padre Nostro», foto del prete di strada con in mano un fazzoletto rosso. “Repubblica”: «Addio a don Gallo, il prete dei dimenticati», editoriale in prima di Vito Mancuso. “La Stampa”: «Ha unito cielo e terra», il ricordo di don Luigi Ciotti (in prima). “Il Fatto quotidiano”: «Grazie Don», e le prime cinque pagine. Arrivo ad “Avvenire”, il quotidiano della Conferenza episcopale italiana che ama definirsi il giornale dei cattolici italiani e la foto di don Gallo, in prima pagina, non c’è. L’occhio passa in rassegna i titoli, ecco finalmente la parola Genova, taglio centrale. Oh, bene, è un ricordo di don Gallo? Macchè: «Unioni civili: Genova strappa», informa il foglio dei vescovi. «Nel capoluogo ligure via libera al registro delle coppie di fatto». Ah, ecco, evidentemente era quella la notizia non negoziabile. E la morte del prete ligure? Sfoglia sfoglia bisogna arrivare fino a pagina 13. Taglio basso, accanto ai necrologi. Un pezzo non firmato, un redazionale come si dice, forse erano tutti occupati ieri ad “Avvenire”, quattro agenzie incollate in fretta e furia, con le parole del cardinale Bagnasco e l’avvertenza per l’uso: «Non di rado le sue prese di posizione erano apparse in aperto contrasto con l’insegnamento della Chiesa». Tante volte qualche sprovveduto lettore cascasse nel tranello.

Un Ministro si trasforma in un razzo missile. Con circuiti di mille valvole. Tra le stelle sprinta e va.

Gli F35 ce li teniamo tutti. Quando abbiamo chiesto che venissero ridotte le spese militari e facevano finta di ascoltarci semplicemente ci davano “la tara”, come si dice dalle nostre parti.
Ma la motivazione del Ministro Mario Mauro è ancora più spassosa:

Credo che siamo tutti quanti d’accordo nel riconoscere che il valore più importante che condividiamo nella nostra civile convivenza sia la pace. Sistemi di difesa avanzati, come F35, servono per fare la pace.

Senza parole. Solo missili.

Un concorso per mafiosi esterni

Oggi ho provato ad immaginare ad un colloquio di lavoro per entrare in Cosa Nostra. Mi immaginavo l’annuncio sul giornale che cercava “amministracosche di responsabilità” oppure “giudici ammazzasentenze” o meglio “avvocati succhiapallottole”. Cosa Nostra assume di tutto ultimamente, del resto: uomini, giovani ma anche donne e qualche senatore a vita. Pensavo se esistesse (ci vuole anche poca fantasia, tranquilli) un Concorso Nazionale per Mafiosi Esterni, un po’ come quei concorsi teatrali per compagnie amatoriali, quelle gare di poesia a cui partecipano gli alunni e le mamme, quelle gare da sci tra scolaresche o i tornei di calcio tra scapoli e ammogliati. Queste cose qui. Dove tutti giocano a fantasticare di essere davvero quella cosa lì che vorrebbero essere e in fondo non se ne accorgono ma la stanno già facendo. Quelli che rimangono amatoriali tutta la vita perché l’hanno deciso gli altri oppure perché gli fa comodo o perché gli manca il talento. Queste cose qui che capitano a chiunque almeno una volta nella vita, credo, di sicuro.

Ecco, ora provate a pensare ad una gara di idee per mafiosi apprendisti, o mafiosi amatoriali, o mafiosi juniores. Un’idea che potrebbe battere tutti.

Ora provate a fantasticare, entra un concorrente e vi racconta:

Un giorno diventerò un politico signora giuria a voi tutti, anche se sono il più scemo della mia classe come dice la maestra e solo perché non ho ancora capito come scrivere o far di conto con la nocca dei pugni. Insomma, giuria, ascoltate, l’idea mia. Un giorno diventerò un politico che tutti mi rispettano e il panettiere mi tiene le michette più calde apposta per me e la mia moglie. E come tutti i politici che ci rispettano parto con l’aereo per Roma e mi danno il tesserino quello con la mia faccia per il Parlamento,. Che la fotografia l’ho fatta con la piega come l’avevamo provata a casa e ho fatto vedere anche la fede del mio matrimonio che la mia moglie e la mamma della mia moglie ci tenevano, nella fotografia che l’ho fatta vedere. Ecco quindi, ci divento politico con un partito che ha perso l’elezione perché tutti ci dicevano che è un partito amico del mafioso. Noi tutta la campagna elettorale delle elezione a dirci che non è vero, che non siamo un partito amico, e che non sappiamo nemmeno chi è il mafioso, e se lo incontriamo comunque gliela facciamo vedere. Quelli gli elettori che ci ascoltano ci credono, ma troppo poco, e perdiamo.Perdiamo, perdiamo, e poi mentre stiamo lì a dirci echecazzo dai che abbiamo perso hai visto che schifo? mentre siamo lì che ce lo diciamo ci dicono che abbiamo pareggiato, vedi, diciamo, meglio che abbiamo pareggiato e alla fine ci dicono siccome che avete pareggiato fateci un’idea da dire alla televisione e per fare il politico. Io mi alzo e ci dico che il mafioso, soprattutto se è un mafioso esterno deve averci il diritto di avere la pena ridotta e un altro paio di minchiate. E loro mi prendono sul serio.

Pensa, sul serio. Se non lo vincerebbero davvero il concorso per l’idea più bella per il Concorso per Mafiosi Esterni.