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Politica

I temi e le news della politica in Lombardia e in Italia. L’attività politica di Giulio Cavalli in consiglio regionale della Lombardia.

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«Privatizziamo il suo funerale. Lo mettiamo sul mercato e accettiamo l’offerta più economica. È quello che avrebbe voluto»

(Ken Loach, via Lettera43

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La perversione

Provate a spiegarlo ad un bambino: il Movimento 5 Stelle non vuole accordi con il centrosinistra, anzi con nessuno. E’ semplice e lineare. Si può essere d’accordo o meno ma è una decisione che ha un senso (più lucrativo di consenso che politico, forse). Il centrosinistra intanto prova in tutti i modi di trovare un punto in comune con Il M5S per costruire un “governo di scopo” che non preveda PDL e affini (e questo a Bersani va riconosciuto, ma sul serio).

Il M5S ostinatamente rifiuta il corteggiamento. Anzi, dice che è tutta una finta del centrosinistra che vuole farsi dire di no per andare con Berlusconi, e allora loro (anzi, Beppe Grillo) cosa si inventano per disinnescare la trappola? Dicono di no. Ecco.

Il PD si diluisce in mille correnti ma Bersani tenta di tenere la barra dritta. Piuttosto che con Berlusconi (dicono in molti) si ritorna al voto. E qui accade il miracolo: i capigruppi cinquestelle Crimi e Lombardi ci dicono che il voto sarebbe una sciagura. Capito? Loro.

Forse sono troppo semplice io ma un attendismo venduto come un martirio mi sembra proprio una perversione.

(Anche Pippo ne scrive, qui)

Riscossione civile

Ho il vizio di dire quello che penso: Antonio Ingroia è stato un ottimo magistrato che ha sprecato un’enorme intelligenza e consenso. Lo dico (si sa) con l’amicizia e la stima che mi ha portato in giro per l’Italia insieme a lui per le molte iniziative antimafia ma vederlo a capo della Società di Riscossione Sicilia spa mi sembra uno spreco di professionalità, storia e intelligenza anche se è solo servito per ottenere un nulla (A)osta per continuare il suo impegno politico.

Crocetta mette a segno un ottimo colpo, ovviamente. Perché il ruolo di Crocetta è quello di dare la migliore classe dirigente possibile alla propria regione e sembra riuscirci. Chi ha il ruolo di non buttare via la storia del pool di Palermo, invece, ci sta riuscendo molto meno.

Intanto: la cenere e le librerie

In via Ruggero Settimo a Palermo ci stava la libreria Flaccovio. Un pezzo d’Italia e di cultura che ha visto passare Sciascia, Guttuso e Arnoldo Mondadori.
La libreria Flaccovio ha chiuso: come un pezzo di Pompei che si crolla o un mattone del Colosseo che si sbriciola.
È una crisi che sembra un burrone nella memoria.

Il buon senso

Il deputato 5 stelle Tommaso Currò oggi a Repubblica:

«Io sollevato? Non so. Mi hanno attaccato – ricorda il deputato – mi hanno dato del traditore. Ma io non sto tradendo. E penso che nella vita bisogna far prevalere la coscienza».
La voce trasmette un po’ di ritrovata fiducia: 
«Se abbiamo detto di avere un progetto di Paese e poi stiamo a guardare il governissimo Pd-Pdl, tradiamo la nostra prerogativa di mandare a casa la vecchia classe dirigente ».
L’alternativa? 
«Se proponiamo un governo a cinquestelle, il Pd e Sel faranno emergere persone che non hanno nulla a che vedere con il passato negativo. Obbligheranno la vecchia classe a fare un passo indietro, ne emergerà una nuova».
Prima lei, adesso un altro siciliano come il senatore Bocchino. Avete dato la scossa? 
«Sapevo che Fabrizio mi era vicino. Non so, forse alla base ci sono ragioni sociologiche. Noi siciliani viviamo una voglia di riscatto ».

Una cagata pazzesca

Manifestare in piazza contro la povertà è come occupare il Parlamento per chiedere l’insediamento delle Commissioni. Perché la politica che manifesta contro se stessa è una masturbazione che offende l’intelligenza, prima di tutto. Una mozione e un disegno di legge sarebbero stati troppo banali, evidentemente.

Chi l’ha vista?

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Sono a Roma. Nel pieno della competizione elettorale per il prossimo sindaco. Ignazio Marino ha appena vinto le primarie del centrosinistra (ed è una bella notizia).

A Roma negli ultimi mesi si contano almeno una sessantina di omicidi in odore di mafia. Fosse Palermo l’avrebbero chiamata mattanza, fosse Milano l’avrebbero chiamato “il segnale della mafia al nord”. Qui, invece è criminalità. Per i più audaci: criminalità organizzata.

A cento passi dal Parlamento i bar confiscati ai casalesi si aprono alla mattina con la gente tutta intorno. Sarebbe meglio vederla, la mafia. Provare a chiamarla per nome nei comizi, negli articoli e tutto il resto anche qui a Roma. La questione è capitale. In tutti i sensi.

 

Il bipolarismo perfetto (e obliquo)

 

la-rivoluzione-non-e-una-cosa-seria-L-hP5lHeHa ragione Alessandro nel suo post di oggi: il bipolarismo perfetto, quello che abbiamo cercato di costruire in questi ultimi mesi, quella Cosa Seria che  seriamente avrebbe dovuto chiarire che la lealtà nel preservare le differenze è un valore politico, insomma il nostro progetto politico (e mai come oggi quel “nostro” è così diffuso nel senso più disordinato e irresponsabile del termine). Solo che il bipolarismo perfetto (lo scrive Gilioli) lo stiamo lasciando agli altri. E se è vero che:

Il Pd si avvia dunque verso la sua scelta più immonda e catastrofica, allegramente condivisa da capi e capetti di ogni età un tempo avversari tra loro (Renzi e Bindi, Veltroni e D’Alema, per non parlare dell’imbarazzante capogruppo alla Camera Roberto Speranza).

Delle tre possibilità che avevano (proporre un ‘governo Zagrebelsky’ o simile per sfondare verso il M5S, andare dignitosamente al voto dopo aver rifiutato B. e tolto ogni alibi a Grillo, gettarsi nella mangiatoia insieme agli impresentabili) i vertici democratici stanno suicidandosi scegliendo l’ultima, nella piena consapevolezza (tra l’altro) di tradire il pensiero del 90 o più per cento dei loro elettori.

rimane anche in campo la posizione di SEL. Abbiamo promesso che non avremmo mai accettato un’alleanza con Monti (anche se qualcuno in cuor suo nemmeno troppo sotto sarebbe stato disponibile) e certo non possiamo accettare il governicchio che vorrebbe essere governissimo. Ma il rischio di assumere una posizione residuale è evidente e possibile e, intanto, da “motore di un cambiamento” si finirebbe per collocarsi semplicemente  “per esclusione”. Ancora, come in tutti gli ultimi decenni qui a sinistra.

Allora forse sarebbe il caso (anzi: è il caso) di chiedere subito a quelli del PD che non sono d’accordo con questa ennesima fase berluschina di avere coraggio, di alzare non solo la voce ma proprio il culo dalla sedia e prendersi la responsabilità di fare “altro”. Un “altro” serio, includente e semplice senza bisogno di essere banale. Includente, SEL incluso.

I piccoli orizzonti dei soliti dirigenti

Le illusioni di Franceschini e la vecchia storia degli orizzonti che non riescono mai ad essere lunghi qui dalle nostre parti a sinistra, lo racconta perfettamente Andrea Colombo su GLI ALTRI:

Si tratta, come si vede, di strategie inconciliabili: la prima scommette su tempi lunghissimi e disponibilità al compromesso, la seconda su tempi rapidissimi e rigidità. Ma sempre tattiche sono, se non “dalemoni”, nulla più di “dalemini”. Piani di battaglia ispirati dalla convenienza, non da un orizzonte politico.

E’ la stessa corda a cui quel partito continua a impiccarsi da anni, e c’è un solo modo per smettere di insaponarsela da soli: mettere in campo un progetto, articolarlo in leggi e verificare lì, non sulla maggiore o minore presentabilità di Berlusconi, la possibilità di intese anche temporanee. Certo, per farlo bisognerebbe avere il coraggio di scegliere su particolari come il ripristino dell’art. 18 o il nuovo affondo contro il mercato del lavoro che chiede il Pdl, una legge rigorosa contro la corruzione o i pannicelli caldi che reclama Berlusconi, la patrimoniale o no, l’immediata cancellazione delle leggi che hanno riempito le carceri come la Bossi-Fini e la Fini-Giovanardi o il loro mantenimento. La politica, insomma…

Esterni al concorso esterno, per favore

Ora si fa insistente la voce di un accordo PD, PDL: ne parlano i giornali ma se ne parla anche qui tra i corridoi a Roma. La notizia è la solita commistione delle sopraffine menti degli antichi strateghi politici che in Parlamento “fanno da conto” sui numeri e non sulle idee (figurarsi sugli ideali).

Se accade il grande inciucio (resta solo da trovare un nome elegante) saranno chiare le responsabilità di chi ci ha provato e chi no e, soprattutto, di chi ha ostacolato ad ogni costo. E non sarà solo Bersani a dovere lasciare il campo, no. Qualcuno anche dalle nostre parti dovrà spiegare la strategia di SEL e perché ancora una volta l’abbraccio è stato narcotizzante e deleterio e i patti non rispettati.

Il mancato cambiamento in Parlamento cambierà molte cose, qui fuori.