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Politica

I temi e le news della politica in Lombardia e in Italia. L’attività politica di Giulio Cavalli in consiglio regionale della Lombardia.

Il pacchista

lettera-rimborso-imu-500Giro l’Italia per lavoro. Mangio spesso in Autogrill (il Camogli è una costante della mia vita, insomma). Nel sottobosco delle stazioni di servizio ogni tanto mi perdo ad osservare tipi umani che mi fanno volare via per la loro sfacciata e cocciuta perseveranza da bisbigliatori sui gradini: i pacchisti.

Il pacchista (o paccaro o ogni altro nome prenda con declinazione regionale) sta all’ingresso o all’uscita, di solito ha la gamba destra sul gradino superiore, fuma una sigaretta sempre fumata troppo fino in fondo, discute con un suo compare dei seni e dei sederi turisti che scendono in comitiva dai pullman del parcheggio e hanno un sussulto meccanico per bisbigliare l’offerta del giorno a chiunque rientri nel suo raggio d’azione. Non ha fremiti, il pacchista, non propone con la luce negli occhi come i televenditori o gli ispirati per professione, no, sussurra l’oggetto in vendita con le parole tronche e spente in coda, sempre calante “signò, aifòn”, “signò, aipàd, galacsì, tomtò”.

Mi sono sempre chiesto cosa opprima così ferocemente la voglia di vivere e di vendere il pacchista: se sia forse quella postura che occlude l’arteria della vitalità o quel compare o la nostalgia dei bei tempi quando si rubavano le autoradio con i pomelli e si andava a casa presto. Poi ho capito: il pacchista ha la tristezza di chi sa che può riuscire ad ingannare solo gente di cui non ha stima. Il pacchista ha l’occhio clinico per individuare coloro che potrebbero cascarci, li avvicina quasi infastidito dalla creduloneria dei suoi potenziali clienti e dopo avere rifilato il pacco dice al suo compare che in fondo se lo meritava il pacco quello lì che pensava di comprare l’aifòn a così poco. E ricomincia.

Il pacchista odia i suoi clienti, vive nel terrore di essere fregato per primo e non ha stima di coloro che riesce a convincere.

Ecco, ci ho ripensato oggi aprendo la lettera del rimborso IMU che mi promette Silvio Berlusconi.

 

Dr. Giuseppe Landonio: appello al voto per Giulio Cavalli

Ringrazio Pino per le belle parole e per la stima.

Schermata 2013-02-19 alle 16.47.54Appello per il voto del dr. Giuseppe Landonio a Giulio Cavalli

La sanità lombarda, alla luce degli scandali che l’hanno attraversata negli ultimi tempi, e che rappresentano solo la punta dell’iceberg di un malessere più profondo, necessità oggi di una chiara discontinuità.

Il sistema formigoniano ha prodotto ormai troppi guasti: ha penalizzato le professionalità premiando solo l’appartenenza; ha avvantaggiato il privato a scapito della sanità pubblica; ha privilegiato le attività di ricovero rispetto ai servizi territoriali di prevenzione, cura e riabilitazione; non ha tenuto in nessun conto le persone con fragilita e non autosufficienza, separando la gestione sociale da quella sanitaria.

La discontinuità, l’unica oggi possibile, si chiama Ambrosoli: che nel suo programma per la sanità ha messo, tra l’altro, l’attenzione alla legalità, alla trasparenza e al senso del servizio pubblico, il passaggio dalle appartenenze al merito, l’innovazione dei servizi, il decentramento e la responsabilizzazione delle gestioni, la riunificazione tra sanità e sociale.

Sono punti assolutamente preliminari e condivisibili, che dovranno essere sostenuti con forza da rappresentanti in consiglio regionale coerenti e determinati. Da questo punto di vista, ritengo che Giulio Cavalli, consigliere regionale uscente di Sel e candidato al prossimo consiglio regionale, rappresenti un punto di riferimento e di forza: innanzitutto per il suo impegno sulla legalità e sulla trasparenza; poi per la sua esperienza dei lavori della terza commissione (sanità e assistenza); infine per essersi impegnato in prima persona su temi come la non autosufficienza, i servizi territoriali, le tutele dei giovani e dei minori, la difesa della 194 e dei diritti delle donne..

Votando Giulio Cavalli, non solo si dà un contributo alla vittoria di Ambrosoli, ma si può con più forza sostenere, anche in sanità, le ragioni di un radicale rinnovamento.

Pino LANDONIO

Viva Via Gaggio domanda su Malpensa: ecco le risposte

viva-via-gaggio-tra-terra-e-poesia-lo-spot-L-_8V71RIl comitato Viva Via Gaggio pone alcune domande ai candidati. Ecco le mie risposte:

  • Sapreste descrivere brevemente in cosa consiste il Masterplan?

E’ il “piano di espansione” dell’aeroporto di Malpensa per l’ampliamento della struttura aeroportuale con la costruzione, tra le altre cose, di una terza pista e del relativo terminal, oltre a nuovi capannoni, collegamenti ferroviari e strutture turistiche (es. hotel). Il tutto “invadendo” un’area esterna all’attuale sedime dell’aeroporto, quella brughiera “bene comune”, ambiente unico da tutelare e salvaguardare.

Io, il Masterplan, l’ho definito “l’Expo dei Filippelli”. Non è un caso che il progetto della terza pista comprenda in gran parte una fetta del territorio di Lonate. Ci sono le indagini che lo provano, con tanto di intercettazioni: gli affari li faranno soprattutto gli ‘ndranghetisti.

  • In merito al Masterplan di SEA, come intenderete procedere se eletti?

Da sempre ho dichiarato la mia assoluta contrarietà, un NO chiaro, ostinato, “senza se e senza ma”, che si è tradotto, in questi due anni e mezzo da consigliere SEL, in diverse interrogazioni e osservazioni sull’argomento.

E’ mia intenzione continuare su questa strada.

Sono convinto che la Regione soffra di mancanza di pianificazione e di disegno strategico. Attualmente siamo di fronte ad una crescita dell’aeroporto di Bergamo, mentre quello di Brescia è sottoutilizzato e le stime sul traffico (36 milioni di passeggeri effettivi a fronte di 60 milioni di capacità massima) rendono del tutto ingiustificato l’ampliamento di Malpensa, il cui traffico, tra l’altro, è in calo.

E’ quindi necessario che la Lombardia si doti di un piano di sviluppo del sistema aeroportuale basato sui dati effettivi e non sulla smania di cementificazione e sul “costruire per costruire” che ha caratterizzato tutta l’“era Formigoni”. Occorre concentrare l’attenzione sull’ottimizzazione dei movimenti a terra e in volo, sulla riduzione del rumore, sull’uso dei pontili per evitare eccessive movimentazioni di bus e rullaggi, sull’uso di mezzi elettrici per i movimenti a terra.

  • L’alta densità di popolazione nei pressi dell’aeroporto è un fattore da non sottovalutare: sapete quali rischi corrono i cittadini in termini di salute e qualità della vita?

So che il livello di inquinamento – dell’aria, acustico e luminoso – nel territorio intorno all’aeroporto è preoccupante, com’è stato accertato anche da numerosi studi dei Comuni e del Parco del Ticino e dallo studio HYNEA. E’ un dato molto grave, che colpisce l’ambiente e la salute dei cittadini.

Parliamo, per quanto riguarda della salute, di aumento dell’insorgenza di malattie respiratorie, cardiovascolari, forme tumorali, e dell’aumento del numero di decessi da queste causati: dal 1997 al 2009 – secondo Andrea Bagaglio, medico del lavoro ex funzionario Asl – i decessi per malattie respiratorie in tutti i comuni dell’Asl di Varese sono aumentati del 14%, e nei comuni del Cuv lo stesso parametro è salito del 54%.

La Regione Lombardia aveva affermato la necessità di procedere in modo coordinato tra Valutazione di impatto ambientale e Valutazione ambientale strategica. Nei fatti, è stato avviato esclusivamente il primo dei due iter. E invece il punto è che soltanto la Vas permette di valutare se la zona sia in grado di sopportare un aumento del sedime aeroportuale e un incremento dei voli per passeggeri e merci, ed è l’unico mezzo che ci permetta di  valutare  l’impatto della terza pista su tutto il territorio, brughiera e popolazione.

  • Malpensa viene spesso descritta come principale – quando non unica – fonte di lavoro per i cittadini dei Comuni circostanti: sapete descrivere le condizioni e la qualità del lavoro all’interno dell’aeroporto?

Quando su una “grande opera” iniziano ad alzarsi le voci contrarie, arriva sempre alle nostre orecchie la frase “Ma non si può impedire, perché crea occupazione”.  Ma è la verità? E qual è prezzo?

Se anche fosse vero che Malpensa assicura l’occupazione ai cittadini dei Comuni circostanti, cosa tutta da dimostrare, è sicuramente vero che le condizioni di lavoro sono inconfessabili.

Lavoro nero, aumento della precarietà, appalti e subappalti tra cooperative che sfruttano la manodopera (pagata con salari sempre più bassi, come in una “guerra tra poveri”) e che, a forza di “passare l’incarico” creano un sistema di sfruttamento a catena. E i diritti dei lavoratori diventano un’utopia, mentre aumentano, da parte della Dirigenza, le ritorsioni e le discriminazioni verso i lavoratori più sindacalizzati.

Non manca la cassa integrazione, visto il calo del traffico (ma a cosa serve, allora, costruire la Terza pista?) e il fallimento – o la riduzione del numero dei voli – di molte compagnie.

Tra le iniziative che SEL proporrà nei primi sei mesi di nuovo governo regionale, ci sono leggi per la sperimentazione del reddito minimo di cittadinanza e per il contrasto al lavoro nero e la destinazione di risorse per situazioni di crisi e politica attiva del lavoro.

  • Ad oggi, credete possibile che un territorio come il nostro abbia bisogno di un ulteriore Polo Logistico di 200.000 mq in pieno Parco del Ticino?

Non credo proprio. Non ne vedo l’utilità ma, soprattutto, sono convinto che l’area sia assolutamente da tutelare.

La realizzazione del Polo Logistico comporterebbe la scomparsa di un’ampia fetta di territorio di brughiera e un’ulteriore delocalizzazione dei cittadini del Comune di Lonate Pozzolo.

C’è bisogno, invece, di tutelare l’area del Parco del Ticino, che ha caratteristiche da proteggere secondo la direttiva habitat e secondo la direttiva uccelli. La scomparsa di questo habitat sarebbe una perdita immensa, visto che non potrà rigenerarsi spontaneamente altrove né essere ricostruito artificialmente in altro luogo per le particolari caratteristiche del suolo, come studi del Parco del Ticino in collaborazione all’Università di Pavia hanno sottolineato.

Con SEL, abbiamo in programma la promozione di provvedimenti di legge sulla tutela ambientale e l’inquinamento (riduzione delle sostanze inquinanti).

  • Il nostro territorio si trova all’interno del Parco Naturale della Valle del Ticino, il più grande parco fluviale europeo. Quali sono le vostre ricette per realizzare il giusto equilibrio tra Aeroporto e Parco?

Come sottolineavo prima, le previsioni sull’utenza non sono affatto in “forte crescita”, anzi.

Credo quindi che sia doveroso pensare ad un tavolo con gli enti locali e le associazioni per studiare insieme le soluzioni per il futuro.

Punto molto sulla discontinuità rispetto alla precedente amministrazione regionale: se con Formigoni la programmazione era basata sul “costruire per costruire”, io invece voglio impegnarmi per una programmazione reale degli interventi, una programmazione che sia basata sulle reali necessità del territorio, dei suoi abitanti e dell’ambiente. La Regione quindi dovrà interfacciarsi con le realtà territoriali locali e con le associazioni e i cittadini, invece che con i “soliti noti” interessati unicamente al profitto. Per una più sana gestione dei fondi pubblici e dell’ambiente.

  • Sulla pagina di Expo2015 – il cui tema è logicamente in contrasto con il consumo di suolo – si legge: “All’Expo in mostra la frontiera della scienza e della tecnologia: preservare la bio-diversità, rispettare l’ambiente in quanto eco-sistema dell’agricoltura, tutelare la qualità e la sicurezza del cibo, educare alla nutrizione per la salute e il benessere della Persona […].” Come credete si possano supportare tali tesi, quando il Masterplan è finalizzato a supportare i milioni – e perchè non miliardi – di visitatori in arrivo per Expo2015? [ricordiamo che nei primi 10 mesi del 2012 Malpensa ha registrato un traffico che sfiora i 16 milioni di passeggeri. Le previsioni per il 2030 sono di 50/70 milioni di passeggeri]

Sono convinto che Expo vada ripensata, proprio nell’ottica di poter accogliere un gran numero di visitatori mantenendo un profilo di sostenibilità. Non può mascherarsi da evento “buono” e poi calpestare la legalità,  i diritti delle persone e l’ambiente.

Parlando di EXPO, ma anche in generale di politiche ambientali, credo fortemente che vadano incentivate, promosse e supportate tutte quelle pratiche che sono oggi possibili e imprescindibili per un ambiente che sia davvero “bene comune”. Penso alle energie rinnovabili, alla mobilità “sostenibile” (veicoli  innovativi con motori e combustibili a minimo impatto per il trasporto pubblico e collettivo), alla forestazione compensativa per pareggiare il consumo di suolo, all’estensione dell’agricoltura invece che della cementificazione, e ad un’edilizia che prediliga il risparmio energetico e delle risorse idriche e la riduzione delle emissioni.

La tutela ambientale è strettamente collegata alla lotta alle mafie. Pensiamo alla presenza della criminalità organizzata nel settore degli appalti e del trattamento e smaltimento dei rifiuti: salvaguardando l’ambiente, rifiutando la cementificazione selvaggia e sostenendo le politiche del riciclo e riuso, si “tagliano le gambe” alla catena di illegalità che da sempre va a braccetto con le grandi opere e i grandi eventi.

E’ possibile prevedere un EXPO che sia davvero “Nutrire il pianeta”, se lo si ripensa in chiave sostenibile, come terreno di sperimentazione di nuove politiche che sappiano coniugare l’aspetto di “attrattiva” per i visitatori con quello etico e sostenibile per l’ambiente e il territorio.

n.b.: nel 2010, insieme a Chiara Cremonesi (SEL) e Pippo Civati (PD) ho promosso “EXPO No Crime”, il primo intergruppo interistituzionale che vuole coagulare i rappresentati della Regione Lombardia, Provincia di Milano e Comune di Milano in un percorso di vigilanza, dibattito e confronto nella realizzazione di EXPO 2015. Un luogo di partecipazione di politici, associazioni, movimenti, giornalisti, liberi cittadini dove fare domande ma soprattutto provare a costruire risposte. Un segnale chiaro per chi oggi infila il malaffare nelle pieghe della sonnolenza lombarda. Per dire che sappiamo chi sono “le famiglie” e quali sono “i modi” al banchetto dell’Expo ma adesso ci siamo anche noi. Adesso tocca a noi. Ognuno con il proprio ruolo e la propria storia siamo chiamati ad assumerci la responsabilità di un’azione politica e civile che diventa sempre più urgente.

Segna con me

E’ un documentario sulla Lingua dei Segni Italiana, dalla parte di chi sostiene un percorso legislativo per far riconoscere alla LIS lo status di lingua vera e propria (e quindi avere tutela “costituzionale” burocratica e didattica), un percorso che era iniziato ma che poi è stato ostacolato (soprattutto dalla Binetti) e da associazioni che sono più vicine agli audioprotesisti (come la FIADDA). Per produrlo manca pochissimo ed è una produzione dal basso. Ne vale la pena. Tutte le informazioni le trovate qui.

C’è una lingua che non si parla con la voce, ma con le mani, e si ascolta con gli occhi. La lingua dei segni italiana oggi è usata da decine di migliaia di persone nel nostro paese, sorde e udenti. In questo documentario raccontiamo le storie di un gruppo di loro, che ci ha aperto le porte delle proprie case e lasciato spiare nelle proprie intimità. Con la lingua dei segni, ci hanno spiegato, puoi farti una famiglia, uscire con gli amici, lavorare, viaggiare e giocare. Puoi persino andare a ballare.
Ma questa è anche la storia di una lingua che, a dispetto di quel che dice la scienza e di quel che succede nel resto del mondo, in Italia non è riconosciuta dalla legge. E di conseguenza non è conosciuta dalla maggior parte degli italiani.
Non si parla nei luoghi pubblici e pochi, al di fuori delle comunità dei sordi, l’hanno vista usare. Alimentando così miti e misteri, da “è tanto affascinante…” a “sarà un linguaggio universale?”. Ma alimentando anche mille difficoltà: i pregiudizi e gli ostacoli che le persone sorde si trovano a dover affrontare nella nostra rumorosa comunità.
Per loro, la domanda chiave è una: come cambierebbe la tua vita, domani, se la lingua dei segni diventasse per legge una lingua?
Per tutti, il documentario vuole invece essere una riflessione sull’importanza della comunicazione nelle nostre vite, ma anche su quanto questa comunicazione costruisca la nostra cittadinanza e, a tratti, anche la nostra felicità.

Note tecniche
Lingua: italiano parlato e lingua dei segni italiana. Sarà tutto sottotitolato, per udenti e non udenti.
Durata: 50’ circa.

20121222lori_frame_2Le autrici
Silvia Bencivelli: giornalista scientifica free lance, collabora con la Rai (radio e televisione), con giornali, eventi culturali e case editrici. Ha scritto (per ora) due libri, uno dei quali è stato tradotto in francese, spagnolo e inglese, e ha vinto diversi premi per il giornalismo scientifico.
Chiara Tarfano: videomaker e documentarista, con i suoi lavori ha vinto diversi premi per il documentario sociale. L’ultimo è stato il premio Short on Work della Fondazione Marco Biagi per 2033, con Silvia Bencivelli.

Note di produzione
Stiamo girando da più di un anno. Adesso ci mancano le ultime riprese e soprattutto il montaggio. 
Fino a oggi abbiamo scelto l’autoproduzione: la cifra che speriamo di raggiungere con PdB ci servirà per coprire queste ultime spese, per le quali abbiamo immaginato altri sei mesi di lavoro.

Come sostenerci
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Attenzione: se scegli di sostenerci con almeno due quote, avrai il gadget del documentario!
Se poi ci sosterrai con cinque quote, ti regaleremo anche il dvd originale autografato.