Vai al contenuto

Politica

I temi e le news della politica in Lombardia e in Italia. L’attività politica di Giulio Cavalli in consiglio regionale della Lombardia.

Fattorie sociali

In questi tempi politici anafettivi di algebra e alleanze una proposta di legge che è una boccata di aria fresca:

L’attività agricola si presta particolarmente per l’inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati e l’integrazione dei diversamente abili. Le esperienze di fattorie sociali già operanti sul territorio nazionale sono la dimostrazione concreta che si possono coniugare solidarietà, efficienza aziendale e un nuovo rapporto con i consumatori.

Con la nostra proposta di legge  si provvede a collocare l’agricoltura sociale nella definizione giuridica di agricoltura multifunzionale, consentendo l’applicazione del regime fiscale delle attività connesse. Per promuovere la diffusione di queste esperienze proponiamo inoltre che siano estesi a tutti gli operatori svantaggiati impiegati gli sgravi contributivi già in vigore per la cooperazione sociale, che sia attribuita alle fattorie sociali una priorità nell’assegnazione di terreni demaniali e immobili confiscati alla criminalita’, che sia istituito un osservatorio nazionale presso il ministero delle politiche agricole per il monitoraggio e la diffusione delle migliori pratiche.

Vaffanculo anche loro, ma elegante però

Ora che, dopo essere scomparso tra le rovine e infilzato dalle ingiurie, il defenestrato Berlusconi riappare, Di Pietro non sta a guardare. Queste creature gemelle che ricorrono agli stessi toni per aggredire il capo dello Stato, la Corte costituzionale, sono fatti della stessa pasta stantia. Coltivano una metafisica dell’intrigo che scorgono in ogni cosa. Il mondo è per loro solo un infinito complotto, un condensato di furbizia e di intrallazzo. Con la loro mente deviata, che si barcamena tra le ombre di fantasmi minacciosi e le allucinazioni di una privata potenza, urlano contro le macchinazioni da sventare e si esibiscono in continue vanterie. Alla testa di moribondi antipartiti personali, entrambi rivendicano un assoluto comando e non resistono al vezzo dell’autocitazione, che dovrebbe conferire un che di epocale ai loro detti, invero poco memorabili. 

Amano così tanto la menzogna politica che spesso lasciano l’impressione di darla da bere anche a loro stessi, e finiscono così per restare impigliati nella rete infinita delle loro oceaniche bugie. Prediligono delle semplificazioni devianti e sbandierano delle proposte assurde, gettate in mischia tanto per sparala grossa. Nessun senso della vergogna, quella che risparmia al politico la sensazione di essere ridicolo, li accompagna e perciò rimangono ingabbiati nelle raffiche delle loro eterne precisazioni e delle rituali smentite. E proprio questa smisurata mancanza di sobrietà che li induce a straparlare è anche la ragione della loro obsolescenza.

Lo scrive L’Unità, oggi. Bersani aveva detto: «C’è un corollario a di Pietro: rispetto reciproco e saldo rispetto istituzionale».

Un abbraccio a chi trova il rispetto in questo pezzo di elegante sintassi. E, tanto che ci siamo, a chi riesce a declinare il “saldo rispetto istituzionale” nella storia dell’UDC di Cuffaro & co.

Quando si torna a parlare di programma e politica, fateci un fischio.

450 (quattrocentocinquanta) milioni di euro: dedicato a chi riesce a parlare di economia senza preoccuparsi di mafia

Case, terreni, società e aziende per un valore complessivo di oltre 450 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza di Palermo, in esecuzione di un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale del capoluogo siciliano, in accoglimento della proposta avanzata dalla Procura della Repubblica di Palermo. L’operazione è la risultante di una complessa attività di indagine svolta dal Gruppo investigazione sulla criminalità organizzata GICO del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Palermo sulle presunte infiltrazioni della criminalità organizzata nel settore della grande distribuzione alimentare e di prodotti per la casa, nel corso della quale è stata ricostruita la ‘storia economico-finanziaria’ di un importante gruppo imprenditoriale palermitano leader nel settore, che si è potuto affermare sul mercato grazie ai rapporti di reciproco vantaggio instaurati con le famiglie mafiose del mandamento di Tommaso Natale-San Lorenzo ed al riciclaggio di proventi di estorsioni, traffico di stupefacenti ed altre attività illegali riconducibili ai boss Bernardo Provenzano e Salvatore Lo Piccolo. Interessato dal provvedimento è un imprenditore palermitano di 56 anni, Giuseppe Federico, già indagato nel 2006 per associazione mafiosa e impiego di denaro di provenienza illecita (aggravato dal favoreggiamento mafioso), per le sue molteplici e radicate relazioni con l’organizzazione mafiosa (in particolare con le famiglie del mandamento di Tommaso Natale – San Lorenzo e di Carini), emerse dalle dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia e da corrispondenza riservata sequestrata ai boss Bernardo Provenzano e Salvatore Lo Piccolo, il cui contenuto è stato puntualmente riscontrato dalle investigazioni dei finanzieri. I beni sequestrati, del valore stimato in oltre 450 milioni di euro, consistono in 7 società e relativi complessi aziendali, operanti nel settore della grande distribuzione di detersivi, prodotti per la casa ed alimentari, ubicate in Palermo e Carini, 2 terreni in località Cardillo di Palermo, 13 appartamenti ubicati a Carini e Palermo, 1 fabbricato in corso di costruzione a Carini e diverse disponibilità finanziarie.

Secondo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Angelo La Manna, l’imprenditore nella gestione della sua attività di commercializzazione di detersivi, aveva operato utilizzando anche risorse finanziarie di Claudio Lo Piccolo, figlio del boss Salvatore e di altri esponenti della famiglia di Partanna Mondello e si era interposto nella titolarità di immobili ad uso commerciale in realtà riferibili alla famiglia mafiosa di Carini. Di analogo tenore le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Angelo Fontana, per il quale l’imprenditore aveva immesso nelle proprie società 400 milioni di lire provenienti dalle estorsioni e dal traffico di sostanze stupefacenti, nonché di Manuel Pasta e di Maurizio Spataro, secondo i quali l’imprenditore era a ‘disposizione’ di Cosa Nostra e la notevole espansione economica crescita delle sue società era in parte legata al finanziamento occulto dei Lo Piccolo. La contiguità dell’imprenditore con la famiglia mafiosa di Tommaso Natale è stata poi ulteriormente confermata dal rinvenimento di missive manoscritte all’atto degli arresti di Bernardo Provenzano e di Salvatore Lo Piccolo. Dalle investigazioni è complessivamente emerso che l’imprenditore ha cercato ed ottenuto il sostegno economico e relazionale dell’organizzazione mafiosa nella fase iniziale della sua attività per acquisire nuove posizioni di mercato e per l’acquisto di immobili commerciali, pagando l’organizzazione criminale per i servizi ricevuti. Gli approfondimenti economico-patrimoniali svolti dalle Fiamme Gialle hanno evidenziato, a partire dalla seconda metà degli anni novanta, una notevolissima quanto ingiustificata crescita delle società riferibili all’imprenditore, in cui sono stati nel tempo assunti parenti o soggetti comunque legati ad ambienti mafiosi. Dall’analisi dei volumi d’affari, la Guardia di Finanza ha ricostruito che il gruppo imprenditoriale ha incrementato il fatturato del 400% nell’arco di dieci anni, mentre l’esame dei bilanci e delle scritture contabili ha evidenziato, oltre a conferimenti di capitali e finanziamenti sproporzionati rispetto alle reali capacità reddituali dei soci conferenti, numerose e ripetute anomalie contabili utili a nascondere la reale provenienza dei flussi finanziari.

Una svolta ripubblicana

Scritto volutamente con la “i”. Non è un errore. Perché scuola e sanità siano pubbliche, ma sul serio. Perché si sostituisca la “sussidiarietà” di coniazione ciellina con la solidarietà. Che è cattolica, laica, umana, suggerita dalla costituzione e dalle regole dello stare insieme, nelle fondamenta della polìs: è politica, insomma.

E tutti gli anni lo ripetono tutti. Ogni campagna elettorale in Lombardia stancamente il mantra si trascina. Tanto alla fine tutti sapevano che avrebbe vinto Formigoni e quindi era solo una questione di buona postura.

Ma adesso qualcosa succede, segnatevelo: la Lega ha capito che la questione diventa urgente (dopo il caso de San Raffaele e, soprattutto, la vicenda Daccò e Maugeri) e prossimamente reciteranno la parte di chi vuole sostenere questa battaglia. Al solito modo: abbaiando ma non troppo, tirando il guinzaglio ma con la coda tra le gambe, fingendo la lotta per poi dividersi la ciotola con il Governatore.

E allora ti viene da pensare che su questo punto potremmo essere noi, una volta per tutte, a decidere che si tenga la barra dritta. Poi leggi cosa succede a Bologna: parte un referendum su scuole private e pubbliche, la Curia chiede di occuparsi della sanità privata piuttosto (giuro, leggete, dice proprio così), il PD si dichiara a favore dei finanziamenti alle scuole private e accusa SEL di esercitarsi nella “ginnastica di svolgere battaglie ideologiche” (giuro, leggete, dice proprio così).

Per questo le primarie in Lombardia le vogliamo e sono importanti. Perché noi vogliamo lavorare a una svolta ripubblicana per tornare al pubblico anche in Lombardia. E perché conosciamo i sottoscrittori degli emendamenti al bilancio che chiedevano di non dimenticare le scuole private. Dalla nostra parte.

l’Art. 34 della Costituzione recita :

La scuola è aperta a tutti.

L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.

I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.

La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.

L ‘ Art. 33 stabilisce che  :

L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento.

La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.

Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.

Ecco, noi, per le primarie, partiamo da qui.

 

I referendum di Pippo sono già qui

Non posso che essere contento dei referendum proposti da Pippo Civati e Prossima Italia all’interno del PD. E condivido tutti i punti.

Poi mi viene da pensare che sono punti di programma già serenamente predisposti nel programma di SEL. Tutti. Ma proprio tutti.

E forse per questo SEL esiste e ha senso di esistere nonostante la postura di sinistra del PD, molto spesso per marketing più che per convinzione politica.

Non per polemizzare, per carità.

Ma perchè sono contento che qui, almeno questo, non si debba lottare per progetti politici che sono già princìpi condivisi e fermi. E sono quelli che ci rendono così difficile, a volte, dialogare con il PD.

Perché la politica è strana ma non è difficile. E forse la strada che che si staglia all’orizzonte sarà una bella sorpresa.

 

Dritti ai diritti (civili). Martedì in Regione.

Milano alla fine ha approvato il registro delle Unioni Civili. Ha ragione Giuliano Pisapia a dire che la decisione del Consiglio Comunale riduce lo spread dei diritti. Oggi qualcuno mi scriveva che comunque la mediazione è stata trovata al ribasso, certo, ma il passaggio è importante e significativo. Tra l’altro era scritto nel programma elettorale, e quando la politica si assume la responsabilità di onorare gli impegni porta sempre un buon vento. Difficilmente a Milano sarebbe stato immaginabile nelle scorse legislature ascoltare le parole di un sindaco che difende l’autonomia della politica in risposta alle osservazioni della Curia.

Ora i voti e le parole pronunciate in aula sono verbalizzate. Scritte. Restano. Sarebbe bello che a tutti venisse un po’ di appetito e si trovasse il tempo di andare a rileggerle con calma sul sito del Comune di Milano.

Il dibattito quindi è aperto. Anche se qualcuno insiste goffamente nel dire che riguarda una minoranza dimenticandosi che i diritti civili sono sostanzialmente i diritti degli altri, come diceva già Pasolini.

Noi martedì li portiamo all’attenzione della Regione Lombardia. Perché siamo qui anche per questo. E ovviamente il risultato sarà scontato. Ma il dibattito credo riserverà delle sorprese.

MOZIONE

Il Consiglio regionale,

Premesso che:

  • L’articolo 2 dello Statuto della Regione Lombardia cita: “la Regione opera per il superamento delle discriminazioni e delle disuguaglianze civili, economiche e sociali”;
  • La creazione di nuovi status personali è di competenza legislativa esclusiva dello Stato;
  • Numerosi comuni, tra i quali anche grandi città, hanno adottato il registro delle unioni civili come strumento per rimuovere condizioni di svantaggio rivolte a diverse forme di convivenza;
  • Il registro delle unioni civili è un atto amministrativo che riconosce di fatto una realtà plurale e in continua trasformazione;

Evidenziato inoltre che:

  • La composizione socio-anagrafica della società evidenzia il crescere di forme di legami affettivi e di convivenze stabili che non si possono o non si vogliono concretizzare nel matrimonio;
  • Promuovere le pari opportunità, favorire l’accesso a percorsi di integrazione sociale, agevolare l’eliminazione di condizioni di fragilità o disagio, indipendentemente dalle forme di convivenza o dai legami affettivi, rappresenta un obiettivo importante.

Considerato che:

  • Diverse Regioni italiane hanno previsto norme che tutelano altre forme di convivenza oltre il matrimonio;
  • Il riconoscimento delle unioni civili, attraverso la costituzione di registri, nulla toglie all’istituzione del matrimonio e non crea nessuna condizione di favore nei confronti delle persone conviventi;
  • L’allargamento di alcuni diritti a forme di convivenza diverse, ma importanti dal punto di vista affettivo, relazionale, assistenziale, introduce un elemento di uguaglianza rispetto ad un fenomeno già in atto;

Impegna/invita il Presidente e la Giunta regionale:

  • A promuovere e sostenere la costituzione di registri delle unioni civili nei comuni della Lombardia, affinché vi sia una diffusione omogenea  di tale opportunità sul territorio lombardo;
  • A prevedere negli atti di competenza di Regione Lombardia condizioni di riconoscimento e di tutela delle  forme di convivenza;
  • Ad estendere la partecipazione alle opportunità, ai servizi e alle agevolazioni previste da Regione Lombardia anche a coloro che risultino iscritti ai registri delle unioni civili.

 

Milano, 25 luglio 2012

Giulio Cavalli, Chiara Cremonesi

Dalla Fornero alla Società del Mulo

Perché non è vero – come recita ad esempio la retorica anticasta – che “ognuno vale uno”: alla base del principio personalistico c’è che il valore di un essere umano non può essere quantificato, se non in astratto. Se si dà un numero a quel valore, si crea la premessa perché la ragione possa intervenire in concreto sulla vita che lo incarna. Agli occhi del carnefice, per esempio, la vita della vittima ha un valore prossimo allo zero. All’amico cui è morta la persona amata è difficile dire “vabbè, valeva uno”.

Dunque la Società del Mulo ha un orizzonte radicalmente diverso da quello delineato dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo: forse va in direzione opposta, se valuta la legittimità di un diritto umano in base ai sacrifici che si è disposti a fare. Non pensate che sia per la crudeltà dei suoi aderenti, non è affatto così. Nella Società del Mulo, infatti, il posto del carnefice non spetta alle persone, ma a dei numeri alquanto capricciosi: lo Spread, l’Inflazione, il Btp, il Pil, e altri ancora. E chi comanda nella Società del Mulo è assai solerte nel consultare questi numeri con la saggezza di chi consulta un oracolo per il bene di chi compie sacrifici.

Matteo Pascoletti sulla Fornero e la Società del Mulo. Da leggere. Su Non Mi Fermo.

Detto fatto: le strade che chiudono i ristoranti e non sanno cosa rispondere

Avevamo scritto del ristorante in difficoltà perché sulla linea della tragitto della Pedemontana. Come promesso ieri si è discussa in commissione la nostra interrogazione. L’assessore Cattaneo ieri ha risposto:

Nell’ambito della concessione per la costruzione e gestione dell’autostrada Pedemontana, l’esercizio dei poteri espropriativi e le connesse attività di acquisizione degli immobili e di erogazione delle indennità vengono effettuati dal concessionario, Società Autostrada Pedemontana Lombarda S.p.A., che – ai sensi della Convenzione unica di concessione – è stata a tal fine delegata dal soggetto Concedente CAL S.p.A.

In particolare, in forza di detta delega, il Concessionario ha assunto le funzioni di Autorità Espropriante e effettua, in nome proprio, tutte le procedure previste. Non compete dunque alla Regione Lombardia provvedere all’indennizzo dovuto per l’esproprio dei terreni per la costruzione dell’infrastruttura. Tuttavia Regione Lombardia segue la vicenda attraverso costanti contatti con APL, Pedelombarda e tutte le ditte interessate da esproprio. In particolare, si sono già svolti numerosi incontri fra APL/Pedelombarda e i proprietari delle aree di pertinenza del Ristorante (l’ultimo dei quali avvenuto circa un mese fa), ma non si è per il momento giunti ad un accordo circa l’indennità da corrispondere.

Qualcuno però ci fa notare che le cose non sono proprio così. Questa mattina una mail infatti mi dice che

In questi giorni la situazione al Ponte di Vedano è peggiorata in modo
tragico, per i residenti della zona:
http://www3.varesenews.it/varese/articolo.php?id=237220

Al programma Falò avevano fatto uno speciale su L’oro di Cantello dove
parlavano della Pedemontana.
http://la1.rsi.ch/falo/welcome.cfm?idg=0&ids=0&idc=41197

Praticamente devo distruggere due gallerie fatte circa 8 anni fa,
perchè nel progetto definitivo sono state modificate le angolazioni rispetto
alla strada.

segnalo questo articolo presente sul sito di VareseNews sul ristorante del
Ponte di Vedano del Luisun
Allego Foto storica fatta al ristorante:
http://www3.varesenews.it/varese/articolo.php?id=236750

Può sembrare un piccola storia privata ma è la fotografia della rincorsa alle infrastrutture senza criterio, misura e rispetto per il territorio. Territorio che può essere il suolo e l’ambiente devastato o anche, come in questo caso, un’attività imprenditoriale che deve reinventarsi e salvarsi. Perché qualcuno ha tirato una linea sulla cartina tutto sorridente in conferenza stampa. Per dire.

Le primarie sono il grimaldello contro Formigoni

[comunicato stampa]

“Le primarie per la Lombardia? Uno strumento indispensabile ma è necessario che siano un grimaldello per scardinare l’attuale sistema di gestione politica della Regione e dare credibilità al futuro percorso del centro-sinistra” – Giulio Cavalli, consigliere regionale di SEL commenta così la proposta del segretario regionale del PD, Martina.

“Da sempre le primarie sono per noi un punto imprescindibile: non posso dunque che rallegrarmi della volontà di tenere una consultazione entro la fine dell’anno. Tuttavia dovranno essere un punto di partenza che permetta di riprogettare su nuove basi una Lombardia, che non sia la copia scolorita di quella attuale.” incalza Cavalli “ tanto più ora che la stessa maggioranza mette in mora il nocciolo duro delle politiche regionali formigoniane: la privatizzazione della sanità”

“Le primarie quindi come percorso e progetto, a partire dalla pratica di opposizione a Formigoni nei prossimi mesi” conclude l’esponente di Sel “un’opposizione che non potrà più essere intramezzata da vacanze, indugi e improbabili mediazioni”

Mafia che brucia in via Celoria. A Milano.

Scritto per Il Fatto Quotidiano

“Sulla piazza di Milano ci siamo noi a controllare i camion, ognuno ha la sua zona: abbiamo Città studi, corso Como, piazzale Lagosta e via Carlo Farini”. E ancora: “Lavoriamo con i calabresi, gente che sta scontando l’ergastolo, siamo in Comasina, comandiamo a Quarto Oggiaro. Il mio socio è Emanuele Flachi“. Sono le parole di “Pinone”, al secolo Giuseppe Amato, braccio armato della cosca Flachi organizzata dal boss Giuseppe Flachi (suo figlio Giuseppe è già stato condannato a 14 anni). L’inchiesta ‘Caposaldo’ cerca di svelare gli intrecci che stanno dietro al racket delle discoteche e dei venditori ambulanti. Un processo non facile: i testimoni che dovrebbero testimoniare parlano poco, quasi niente. In tribunale dichiarano di non ricordare, di non sapere.

Loreno Tetti è un “paninaro”. Ha un camioncino rosso parcheggiato davanti all’Università, via Celoria, Milano, Città Studi. Il camioncino è “la ditta”, dentro c’è tutto quello che serve per lavorare. E’ il suo lavoro, su quattro ruote e tutto dentro. Loreno Tetti è anche l’unico che ha dimostrato di avere buona memoria e buon coraggio: è stato l’unico a raccontare prima davanti agli uomini della Guardia di Finanza di Milano e poi in Tribunale cosa accadeva a quelli come lui che dovevano pagare i Flachi per potere stare lì, essere tranquilli, “mettersi a posto” come si dice in altre parti d’Italia. E anche qui. A Milano.

Ora il suo furgone è un relitto annerito sul marciapiede. Le fiamme se lo sono mangiato la notte che portava al 19 luglio. Il giorno delle parole spese per i vent’anni di cia D’amelio e Paolo Borsellino.

Forse hanno ragione quelli che si chiedono perché non ci sia stato ancora il tempo di organizzare un presidio almeno per alzare la voce, forse sarebbe il caso di stare vicini per davvero a quelli che denunciano. Soprattutto se sono soli a parlare, soli a testimoniare e poi alla fine bruciano pure, da soli.

«Sono disperato, questo è il prezzo per chi denuncia. Mi hanno lasciato solo», le parole di Tetti.

E la frase brucia più del camioncino.