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Politica

I temi e le news della politica in Lombardia e in Italia. L’attività politica di Giulio Cavalli in consiglio regionale della Lombardia.

Cara Curia, concordiamo un concordato

Che la Curia milanese abbia tutto il diritto di dire cosa ne pensa del registro delle coppie di fatto della Giunta di Pisapia. Ci sta. Magari con teoremi meno sciocchi del “rischio poligamia” perché così offendono l’intelligenza di troppi fedeli e degli studiosi che le appartengono. Facciamo finta di non leggere parole come quelle del Movimento Cristiano Lavoratori che scrivono “per un cattolico appoggiare l’operazione Pisapia significa cancellare il senso del peccato e dare copertura giuridica a devianze sessuali e sociali”.

Ma che la Curia milanese si faccia difendere da Formigoni, da questo Formigoni di questi ultimi tempi, dal Formigoni su cui non ha speso una parola una, allora proprio non si tollera. No. Perché la pietà cristiana non è ad uso e consumo. La pietà cristiana è una critica intellettualmente onesta su quello che accade intorno. E se concordano tra lestofanti il principio e il valore diventano un coagulo antisociale. Sulla pelle di qualcuno. Oggi i gay. Domani altri. E allora si facciano partito. Per partito preso. Piuttosto.

I tecnici e i puttanieri

Una volta c’era Silvio (e c’è ancora). Lo spread volava alto. Berlusconi era (e lo è ancora) la sintesi dell’Italia che inizia sulle stragi del ’92 e della politica a uso e consumo personale. E tra l’altro era un gran puttaniere. Eppure difendeva le famiglie. Preferibilmente quelle che rientravano nello schema dei suoi grandi elettori. Però Silvio andava rimosso mica per una gestione politica antitetica e lobbystica, no, andava rimosso per lo spread. Dicevano. Ci avevano fatto anche un prima pagina chiara, sul punto:


Fate presto. Diceva.

E poi ci hanno detto dei tecnici. Che conoscevano i mercati. Che ci avrebbero salvato. Si sono messi tutti in fila a sostenerli. Tutti tranne qualcuno. Pd, Pdl, Udc insieme. L’importante era che Silvio non fosse più Silvio (e intanto lo è ancora).

Oggi dicono che non governeranno insieme. Anzi, che non è pensabile che il PD si allei con l’UDC (bravo Pippo, a proposito, e grazie alle voci di Albinea). Anche se oggi il PD, in fondo, al governo è proprio con l’UDC, e anche il PDL (e Silvio c’è ancora). Un’alchimia di sigle e partitismi.

Ma non è importante pensare alle sigle, ci dicono, è tutto sotto il grande ombrello della “responsabilità”. Va bene.

E oggi lo spread è a 520.

Ma i titoloni non ci sono più. Perché il viceministro Ciaccia dice che sono i mercati che non ci capiscono. Che è colpa loro. Come l’altra volta ma finalmente senza Berlusconi (che c’è ancora) e di stare tranquilli. Capito?

Se l’economista si vergogna

Di avere lavorato per il Fondo Monetario Internazionale. E nella sua lettera di dimissioni scrive:

Dopo vent’anni di servizio, mi vergogno di aver avuto qualsiasi rapporto con il Fondo. Questo non solo per l’incompetenza che è stata parzialmente raccontata dal rapporto dell’OIA sulla crisi globale e dal rapporto del TSR sul monitoraggio prima della crisi dell’euro. Ancora di più, mi vergogno perché le difficoltà sostanziali in queste crisi, come in altre, sono state individuate ben in anticipo, ma qui sono state nascoste.

Siamo ancora sicuri che le proteste in Spagna, le critiche al sistema finanziario europeo e le analisi del fallimento del sistema liberista siano solo i vaneggiamenti di pochi? Perché quando la Spagna varcherà i confini forse ci sentiremo così patetici ad avere perso il tempo nel discutere di (o con) Casini e altre bazzecole senza marcare il punto sull’economia e sul lavoro. Forse.

La ‘ndrangheta che cambia

C’e’ anche una citazione di Giovanni Falcone nelle motivazioni della sentenza del processo contro il gotha della ‘ndrangheta scaturito dall’operazione Crimine-Infinito coordinata dalle Dda di Reggio Calabria e Milano che nel luglio 2010 porto’ all’arresto di oltre 300 persone. ”Come ha ben evidenziato in un suo famoso scritto del 1991 un magistrato martire del contrasto statuale alla mafia – scrive il gup di Reggio Calabria Giuseppe Minutoli – quest’ultima ‘si caratterizza per la sua rapidita’ nell’adeguare i valori arcaici alle esigenze del presente, per la sua abilita’ nel confondersi con la societa’ civile, per l’uso dell’intimidazione e della violenza, per il numero e la statura criminale dei suoi adepti, per la sua capacita’ ad essere sempre diversa e sempre uguale a se stessa’. Ha, quindi, aggiunto significativamente che ‘e’ necessario distruggere il mito della presunta nuova mafia o, meglio, dobbiamo convincerci che c’e’ sempre una nuova mafia pronta a soppiantare quella vecchia”’.
”La verita’ – prosegue il gup – e’ che, come e’ stato ben evidenziato, non esiste la ‘vecchia mafia’ e la ‘nuova mafia’. Esiste la mafia, che pero’ e’ cambiata nel tempo perche’ si e’ adattata ai cambiamenti dell’economia e della societa’ in genere. Gli arresti giurisprudenziali passati in giudicato dimostrano che sempre, in una prospettiva diacronica, si e’ assistito a ricambi generazionali e ad una evoluzione di
strumenti e modalita’ di attuazione del programma criminoso, che resta sempre e comunque di estrema pericolosita’ per le fondamenta dello Stato democratico. Riprendendo questi concetti, perfettamente applicabili al fenomeno ‘ndrangheta, a giudizio del Tribunale e’ evidente che non puo’ parlarsi di una ‘ndrangheta vecchio stile, che si limita a rituali inoffensivi, e di una ‘ndrangheta militare o che si insinua negli affari o che si dedica al narcotraffico”.
”La ‘ndrangheta, anche quella che importa dal Sudamerica cocaina o che ricicla nei mercati finanziari mondiali ingenti risorse economiche – scrive il gup – e’ quella che ha come substrato imprescindibile rituali e cariche, gerarchie e rapporti che hanno il loro fondamento in una subcultura ancestrale e risalente nel tempo, che la ‘globalizzazione’ del crimine non ha eliminato ma che, probabilmente, costituisce la forza di quella organizzazione ed il suo ‘valore aggiunto”’.

La ‘ndrangheta? Un arcipelago

”La ‘Ndrangheta, storicamente nata e sviluppatasi in varie parti della provincia di Reggio Calabria ha assunto via via nel tempo ed in un contesto di trasformazione ancora non concluso, una strutturazione unitaria, tendente a superare il tradizionale frazionamento ed isolamento tra le varie ‘ndrine”. E’ quanto scrive il gup di Reggio Calabria Giuseppe Minutoli nelle 860 pagine di motivazioni della sentenza del processo Crimine, depositate nel pomeriggio di ieri, che nel marzo scorso ha portato alla condanna a pene variabili dai 14 anni ed otto mesi di 94 tra boss e gregari.
Una sentenza che ha confermato l’assunto della Dda di Reggio Calabria sull’unitarieta’ della struttura ‘ndranghetista. Ed infatti il gup aggiunge: ”l’obiettivo che la Dda si era proposto di raggiungere e che, secondo questo giudice, e’ stato provato, era quello di delineare la struttura dell’organizzazione nel suo complesso, di individuare gli organi che la compongono e le ‘norme’ che regolano i rapporti al suo interno. Ed e’ questo, indubbiamente, l’elemento di dirompente novità apportato dalla presente attivita’ di indagine”. ”La ‘ndrangheta – prosegue – non puo’ piu’ essere vista in maniera parcellizzata come un insieme di cosche locali, di fatto scoordinate, i cui vertici si riuniscono saltuariamente (pur se a volte periodicamente), ma come un ‘arcipelago’ che ha una sua organizzazione coordinata ed organi di vertice dotati di una certa stabilita’ e di specifiche regole. L’unitarieta’, a differenza di quanto e’ stato giudizialmente accertato per la mafia siciliana fa pienamente salva la persistente autonomia criminale delle diverse strutture territoriali. Tuttavia (ed e’ questa la novita’ del presente processo), l’azione dell’organismo di vertice denominato Crimine o Provincia, la cui esistenza e’ stata inoppugnabilmente accertata, seppur non sembra intervenire direttamente nella concreta attività’ criminale gestita in autonomia dai singoli locali di ‘ndrangheta, svolge indiscutibilmente un ruolo incisivo sul piano organizzativo, innanzitutto attraverso la tutela delle regole basilari dell’organizzazione (una sorta di ‘Costituzione’ criminale), quelle, in definitiva, che caratterizzano la ‘ndrangheta in quanto tale e ne garantiscono la riconoscibilità’ nel tempo e nello spazio, anche lontano dalla madrepatria Calabria”

20 luglio 2001. Perché?

Non riesco più a commemorarlo Carlo Giuliani e quella Genova del 2001. Non riesco nemmeno a rivedere le immagini. Non sopporto le barricate che ancora dopo undici anni si levano ogni anno.

Che poteva starsene a casa.

Che Genova è stata messa a ferro e fuoco da quattro scalmanati.

Che la sospensione della democrazia è un’esagerazione perché lo Stato deve difendersi.

Tutte queste altre cose qui.

E nessuno, dico nessuno, che risponde a questi perché.

Perché?

#apply194 nella versione di Tayyip Erdoğan

La Turchia è vicina, ce lo racconta Chiara Lalli su Pubblico:

Women on Waves, organizzazione internazionale non governativa che combatte per i diritti riproduttivi e la salute delle donne, ha pubblicato un comunicato stampa sulla politica restrittiva della Turchia sull’aborto: Press release: Turkey bans medicines used for safe abortion from pharmacy in move to further restrict accessLe farmacie non potranno più vendere il Misoprostol, un farmaco utilizzato dalle donne per indurre una interruzione di gravidanza. Il Misoprostol può essere usato fino alla nona settimana di gravidanza senza rischi secondo il World Health Organization; serve anche per il trattamento e la prevenzione delle emorragie post parto, responsabili del 25% delle morti puerperali.

La decisione della Turchia non è una sorpresa, anzi è una mossa coerente con la premessa: “l’aborto è un omicidio” aveva dichiarato Tayyip Erdoğan nel maggio scorso. E anche il parto cesareo non va tanto bene. Il governo turco sta lavorando per modificare la legge sull’aborto, anticipando il termine per interrompere una gravidanza alla quarta settimana (oggi in Turchia si può abortire fino alla decima). Imporre il limite alla quarta settimana significa impedire alla maggior parte delle donne di accedere a un aborto sicuro. Difficilmente una donna si accorge di essere incinta così precocemente, come lo stesso comunicato di Women on Waves sottolinea. […]

Quello che succede in Turchia non è un caso isolato: sono molti i Paesi in cui l’aborto è oggetto di attacchi feroci o schiacciato da condizioni che lo rendono estremamente complicato. In Italia di recente un giudice ha pretestuosamente sollevato una questione di legittimità sull’articolo 4 della 194.
La condanna verso l’aborto prende varie forme: dalle marce “per la vita” (che meglio sarebbe chiamare “contro la possibilità di scegliere”) alla presenza di associazioni contrarie all’aborto nei reparti di strutture pubbliche, dalla demolizione lenta e irreversibile dei consultori familiari allaproposta di legge Tarzia, un colpo di grazia verso strutture già in difficoltà.

Voi

Ha detto così Rosy Bindi riferendosi agli omosessuali mentre veniva contestata a Roma durante il suo intervento alla festa dell’Unità.

Voi.

Parlava a qualcuno a cui non appartiene. E non vuole appartenere. Come la maestrina che sa cosa è giusto e pretende di essere ringraziata per la pazienza che dimostra ascoltando i “sbagliati”.

Voi.

C’è un ponte levatoio e lo chiama dialettica pluralista. Ma le chiavi le ha solo lei.

Voi.

Come se non avessimo capito l’orrore di tutti questi ultimi anni quando sembrava buono e giusto dire che “anche voi avete i vostri diritti”, dimenticando che era già una discriminazione.

Voi.

Come dice bene Alessandro:

Un po’ come se, si parva licet, la questione delle leggi razziali nel ‘38 fosse stato un problema degli ebrei, e non di tutti gli italiani. Come se le discriminazioni contro i neri negli Stati Uniti, nella prima metà del secolo scorso, fosse stata una questione che riguardava solo i neri, e non tutti i cittadini americani.

E’ questo il grande solco che ci separa, signora Bindi.

Io credo invece di non potermi sentire davvero libero se liberi non sono tutti gli altri.

Proprio come – trasposto dai diritti civili a quelli sociali – non mi sento davvero felice di avere un lavoro e un reddito dignitoso se non ce l’hanno anche gli altri.

Che poi mi perdoni, signora Bindi, ma questo è proprio l’abc dell’essere di sinistra.

E poi ci vorrebbero insegnare la responsabilità di stare insieme. Per dire.

UDC: mai con IDV e SEL, l’hanno scritto ufficialmente

E adesso, caro Bersani?

“Non esistono margini di intesa con forze come Sel e Idv che stanno contrastando il Governo Monti e che si collocano su posizioni radicali e populiste di sinistra, inconciliabili con l’interesse nazionale”. E’ quanto si legge nel documento approvato all’unanimità dalla Direzione nazionale dell’Udc in corso al Tempio di Adriano di Roma.

“Per quanto riguarda il Pd – afferma ancora l’Udc – la scelta di Bersani di imboccare con decisione una linea riformista ed europeista è seria e importante e, se confermata, troverà l’Udc pronta ad avviare un confronto aperto, alla luce del sole, nell’interesse del Paese”. Il documento è stato letto dal segretario del partito, Lorenzo Cesa, ed è stato accolto da un applauso unanime della Direzione.

“Riteniamo indispensabile – ha spiegato Cesa – lanciare fin d’ora, almeno per quanto riguarda il nostro partito e la nostra area di riferimento, l’area dei moderati, una serie di messaggi e di indicazioni all’insegna della serietà e della responsabilità che valgono per l’oggi e che dovranno valere per il domani, per i mesi che ci separano al voto e anche per il tempo successivo alle elezioni”.

Perché qualcuno si dovrà prendere la responsabilità politica del tempo, le occasioni e i dibattiti persi durante questo patetico inseguimento. No?