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Politica

I temi e le news della politica in Lombardia e in Italia. L’attività politica di Giulio Cavalli in consiglio regionale della Lombardia.

Su Penati non troveranno nulla, siamo tranquilli

Dicevano così. E potrebbe essere vero perché non c’è nessun giudizio, ovviamente. Ma il quadro generale è oggi su Repubblica:

Un “sistema tangentizio” che parte dal Comune di Sesto San Giovanni. Si allarga seguendo l’ascesa politica di Filippo Penati alla Provincia di Milano. Coinvolge la direzione del Pd e favorisce le coop rosse. I pm di Monza, Walter Mapelli e Franca Macchia, che hanno indagato per più di un anno sul “Sistema Sesto”, il meccanismo lo descrivono in una richiesta d’intercettazione, tra le migliaia di pagine depositate al momento della chiusura delle indagini, poche giorni fa. Le dichiarazioni degli imprenditori Piero Di Caterina e Giuseppe Pasini, i grandi accusatori di Filippo Penati, ex sindaco di Sesto San Giovanni ed ex presidente della Provincia di Milano, “configurano un sistema tangentizio, tuttora operante, a livello comunale ma allargano lo sguardo alle iniziative della Provincia, e attraverso la figura di Penati e del collettore Renato Sarno, a livello di imprenditori di respiro nazionale (gruppo Intinera Gavio) e della direzione nazionale del Partito Democratico”. 
Nelle carte dell’inchiesta c’è di tutto: le tangenti in Comune di Sesto per la riqualificazione delle aree dismesse (Falck e Marelli) e i finanziamenti occulti per le campagne elettorali; l’imposizione delle coop rosse e gli appalti pilotati. “Un quadro impressionante (per continuità temporale ultradecennale, per rilevanze delle somme promesse pagate, per l’imponenza delle operazioni economiche sottostanti, per ambiti di riferimento e numero di persone coinvolte) di accordi, progetti e pagamenti illeciti tale da configurare una rete parallela occulta tra politica ed imprenditoria”.

E si continua a non volerne parlare. Perché (mi bisbigliano all’orecchio qui in Aula, “non è più del PD”). Ah, come gli ex assessori di Formigoni che non valgono secondo lui perché sono più in Giunta. Capito. Una cosa del genere.

La rivoluzione delle suore

Mi ispira una naturale simpatia.

Che l’attuale guardiano dell’ortodossia cattolica, amico e stretto collaboratore di Ratzinger, possa decidere per un’apertura di dibattito all’interno della chiesa, è un’ipotesi inesistente. Per ora si cercherà di ridurre al silenzio le suore femministe, poi si vedrà. Anche i dotti e anziani cardinali sanno che la storia non si ferma davanti a un portone, nemmeno a quello di San Pietro, per loro è sufficiente cercare di distrarla un po’, ci penseranno altri ad affrontarla.

Qui l’articolo di Aurelio Mancuso.

#nonmifermo Siamo in campo per la Lombardia. E ripartiamo da Brescia per ripensare l’ambiente.

Siamo in campo per la Lombardia. Mica per scherzo. E ripensiamo all’ambiente partendo da Brescia con #nonmifermo. Un’agorà per ripensarci e costruire. Lavorando in modo serio. Insieme.

“Lombardia nociva, ripartiamo da Brescia” – analisi e soluzioni

L’appuntamento è per sabato 16 giugno alle 14:30 presso l’Oratorio S. Maria in Silva (Via Sardegna, 24 – vicino alla stazione ferroviaria).

Fra i relatori ci saranno:

GIULIO CAVALLI – attore, scrittore, regista e consigliere regionale della Lombardia per Sinistra Ecologia Libertà;
MARCO FENAROLI – presidente provinciale dell’ANPI di Brescia;
DON FABIO CORAZZINA– parroco della Parrocchia di S. Maria in Silva di Brescia e membro di Pax Christi;
MARIO BRUNO BELSITO – non mi fermo;
DONATELLA ALBINI – Consigliera comunale di Brescia di Sinistra Ecologia Libertà;
COMITATO SPONTANEO CONTRO LE NOCIVITA’ – comitato impegnato dal 2009 in difesa del territorio e dell’ambiente bresciano, con particolare attenzione al quartiere di San Polo;
FRANCESCO ARCARI – non mi fermo;
ARTHUR CRISTIANO – Rete Antimafia Provincia di Brescia;
RETE ANTIMAFIA PROVINCIA DI BRESCIA – insieme di associazioni riunitesi nell’ottobre 2010 con lo scopo di sensibilizzare la cittadinanza bresciana sul problema della criminalità organizzata;
LIDIA BONTEMPI – membro del Comitato Spontaneo Contro le Nocività;
COMITATO CIVICO DI BEDIZZOLE;
ANDREA BIANCONI – docente universitario di fisica presso la facoltà di ingegneria dell’Università degli Studi di Brescia;
EDOARDO BAI – membro dell’ISDE (International Society of Doctors for the Environment) e Presidente della sezione costituita di Milano;
COMITATO SALUTE E AMBIENTE DI CAPRIANO DEL COLLE – comitato impegnato in difesa del territorio e contro la costruzione di un gassificatore per lo stoccaggio di gas;
VINCENZO PERNICE – membro del Comitato Salute e Ambiente di Capriano del Colle;
OVER SKIN – gruppo musicale

#SAVE194 i diritti conquistati vanno difesi in un Paese dalla memoria fragile

Leggo, aderisco e anche io copio e incollo:

“Sembra, ogni volta, di dover ricominciare da capo. Facciamolo, allora, e partiamo da una domanda. Questa: “tutte le donne italiane possono liberamente decidere di diventare madri?”. La risposta è no.
Non possono farlo, non liberamente, e non nelle condizioni ottimali, le donne che ricorrono alla fecondazione artificiale, drammaticamente limitata dalla legge 40.
Non possono farlo le donne che scelgono, o si trovano costrette a scegliere, di non essere madri: nonostante questo diritto venga loro garantito da una legge dello Stato, la 194.

Quella legge è, con crescente protervia, posta sotto accusa dai movimenti pro life, che hanno più volte preannunciato (anche durante l’ultima marcia per la vita), di volerla sottoporre (di nuovo) a referendum.

L’articolo 4 di quella legge sarà all’esame della Corte Costituzionale – il prossimo 20 giugno – che dovrà esaminarne la legittimità, in quanto violerebbe ” gli articoli 2, (diritti inviolabili dell’uomo), 32 I Comma (tutela della salute) e rappresenta una possibile lesione del diritto alla vita dell’embrione, in quanto uomo in fieri”.

Inoltre,  quella legge è svuotata dal suo interno da anni. Secondo il Ministero della Salute sono obiettori sette medici su dieci (per inciso, i cattolici praticanti in Italia, secondo i dati Eurispes 2006, sono il 36,8%): in pratica, si è passati dal 58,7 per cento del 2005 al 70,7 per cento del 2009 per quanto riguarda i ginecologi, per gli anestesisti dal 45,7 per cento al 51,7 per cento e per il personale non medico dal 38,6 per cento al 44,4 per cento. Secondo la Laiga, l’associazione che riunisce i ginecologi a difesa della 194, i “no” dei medici arriverebbero quasi al 90% del totale, specie se ci si riferisce agli aborti dopo la dodicesima settimana. Nei sette ospedali romani che eseguono aborti terapeutici, i medici disponibili sono due; tre (su 60) al Secondo Policlinico di Napoli. Al Sud ci sono ospedali totalmente “obiettanti”. In altre zone la percentuale di chi rifiuta di interrompere la gravidanza sfiora l’80 per cento, come in Molise, Campania, Sicilia, Bolzano. Siamo sopra l’85% in Basilicata. Da un’inchiesta dell’Espresso di fine 2011, risulta che i 1.655, non obiettori hanno effettuato nel solo 2009, con le loro scarse forze, 118.579 interruzioni di gravidanza, con il risultato che più del 40% delle donne aspetta dalle due settimane a un mese per accedere all’intervento, e non è raro che si torni all’estero, alla clinica privata (o, per le immigrate soprattutto, alle mammane). Oppure, al mercato nero delle pillole abortive.
Dunque, è importante agire. Vediamo come.

Intanto, queste sono alcune delle iniziative che sono state prese:
1) Lo scorso 8 giugno, Aied e Associazione Luca Coscioni hanno inviato a tutti i Presidenti e assessori alla sanità delle Regioni un documento sulle soluzioni da adottare per garantire la piena efficienza del servizio pubblico di IVG come previsto dalla legge. “Siamo altresì pronti a monitorare con attenzione l’applicazione corretta della legge e, se necessario, a denunciare per interruzione di pubblico servizio chi non ottempera a quanto prevede la legge”, hanno detto.
Le proposte sono:
Creazione di un albo pubblico dei medici obiettori di coscienza;
Elaborazione di una legge quadro che definisca e regolamenti l’obiezione di coscienza;
Concorsi pubblici riservati a medici non obiettori per la gestione dei servizi di IVG;
Utilizzo dei medici “gettonati” per sopperire urgentemente alle carenze dei medici non obiettori;
Deroga al blocco dei turnover nelle Regioni dove i servizi di IVG sono scoperti. 

2) La scorsa settimana ha preso il via la campagna contro l’obiezione della Consulta di Bioetica Onlus: qui trovate le informazioni e qui il video.

Diffondere queste informazioni è un primo passo. Ce ne possono essere altri. Fra quelli a cui, discutendo insieme, abbiamo pensato, ci sono:

1) Raccogliere testimonianze. Regione per regione, città per città, ospedale per ospedale, segnalateci gli ostacoli nell’accesso all’IVG e alla contraccezione d’emergenza. Potete farlo anche in forma anonima, nei commenti al blog. Ma è importante: perché solo creando una mappa dello svuotamento della legge è possibile informare su quanto sta avvenendo ed eventualmente pensare ad azioni anche legali.

2) Tenere alta l’attenzione in prossimità del 20 giugno. Lanciate su Twitter l’hashtag #save194, fin da ora.
L’intenzione di questo post è quella di informare. Non è che il primo passo: perché la libertà di scelta continui a essere tale, per tutte le donne italiane”.

Dai Roberto, su EXPO fai anche tu come Pisapia

COMUNICATO STAMPA – MILANO, 11 GIUGNO 2012

“SU EXPO FORMIGONI SEGUA ESEMPIO DI PISAPIA”

Leggiamo con attenzione le dichiarazioni di sostegno espresse da Roberto Formigoni alle dimissioni rassegnate da Giuliano Pisapia come Commissario straordinario Expo.

Invitiamo Roberto Formigoni, in pieno spirito di collaborazione tra Regione Lombardia e Comune di Milano e per la buona riuscita di Expo, a seguirne l’esempio, rassegnando le dimissioni dalla stessa posizione.

L’assenza di questo atto renderebbe ancora più evidente come gli scandali e le difficoltà di rapporto con la Lega Nord rendano la sua Presidenza incapace di andare oltre l’ordinaria amministrazione, e tanto più di gestire un evento dell’importanza di Expo”

Sei sicuro? La mafia a Brescia

Che piaccia o no i ragazzi e della Rete Antimafia Provincia di Brescia in questi ultimi anni stanno facendo un lavoro straordinario. Non hanno interessi di visibilità, relazioni o altro: sono curiosi. Sono curiosi come riescono ad essere curiosi gli “scassaminchia” che si augurava Peppino Impastato e sono appuntiti come sono appuntiti quelli che vogliono porre domande senza accontentarsi delle risposte. Con pochi mezzi e la professionalità dei propri valori hanno confezionato un documentario che sarebbe bene guardare con attenzione e propagare senza moderazione. A loro tutta la mia gratitudine da cittadino lombardo.

Qui il loro comunicato stampa sulla presentazione del documentario:

Finalmente ci siamo!
Dopo poco più di un anno di intenso lavoro è giunto il momento di presentare “Sei sicuro? La piovra a Brescia”, il video-documentario riguardante le infiltrazioni della criminalità organizzata nella nostra Provincia realizzato in collaborazione con la lista di rappresentanza universitaria Studenti Per-UDU Brescia grazie al contributo dei bandi per le attività culturali degli studenti messo a disposizione dall’Università degli Studi di Brescia.

Il documentario, la cui componente tecnica è stata curata dal giornalista Fabio Abati, chiude il progetto di sensibilizzazione contro la criminalità organizzata, “La mafia a cento passi da casa nostra”, avviato lo scorso settembre insieme ai ragazzi di Studenti Per, un progetto composto, oltre che dal video che stiamo per presentare, da un ciclo di incontri svoltosi in autunno: “La mafia ieri e oggi”, con Giovanni Impastato e Fernando Scarlata, “La mafia in Lombardia”, con lo spettacolo teatrale “La pagliuzza e la trave” ed il dibattito con Benny Calasanzio Borsellino, e “L’antimafia ed i giovani”, con Salvatore Borsellino ed Emiliano Morrone.

“Sei sicuro? La piovra a Brescia” è il racconto del percorso attraverso cui un giovane bresciano prende coscienza della realtà criminale che ha infiltrato la sua Provincia.
Approfondisce il tema dei beni confiscati, quello del mondo del movimento terra, ed illustra le realtà del Lago di Garda e della Valtrompia. Tutto questo attraverso l’analisi di carte giudiziarie e le testimonianze dirette di chi queste verità le conosce molto bene: forze dell’ordine, vittime e pentiti.

“Sei sicuro? La piovra a Brescia” sarà presentato ufficialmente Mercoledì 13 Giugno alle 21.30 presso l’Aula polifunzionale del Cedisu in via Valotti 3 (dietro la Facoltà di Ingegneria), Brescia.

La profezia di Calamandrei sulle scuole private (1950)

Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora il partito dominante segue un’altra strada. Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. […] Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. (Piero Calamandrei dal discorso al III Congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale, Roma, 11 febbraio 1950)

I saldi alla carlona

Le agenzie di stampa sono molte. Prendiamone una:

Partono male le vendite promozionali, o pre-saldi decisi dalla Regione Lombardia. Nella prima giornata di sconti il Codacons ha registrato, nella città diMilano un calo medio delle vendite del 70% rispetto alla prima giornata di saldi estivi dello scorso anno ed un afflusso di cittadini nei negozi inferiore del 75%. Il dato fortemente negativo è influenzato dal fatto che la maggioranza dei negozianti non ha aderito all’iniziativa, o perché non ha voluto o perché i tempi stretti dell’approvazione della legge non hanno consentito loro di prepararsi in tempo. Poche le vetrine con offerte di sconti.

Anche la maggioranza dei consumatori non è stata adeguatamente informata della partenza delle vendite promozionali. Insomma, conclude il Codacons, l’iniziativa si presenta come un autentico flop. I commercianti, infatti, avevano l’opportunità di guadagnare, ma non l’hanno sfruttata. Al di la del fallimento della prima giornata, restano valide le previsioni dell’associazione sull’andamento complessivo dei saldi. Rispetto a quelli estivi dello scorso anno il Codacons prevede, per la città di Milano un calo delle vendite del 10%, con una spesa a famiglia che non supererà i 200 euro, contro i 220 dello scorso anno. Infine, solo il 40% dei milanesi si avvarrà degli sconti di fine stagione.

Presentare una mozione per la liberalizzazione dei saldi (con maggioranza e un pezzo di minoranza insieme) nella stessa seduta della mozione di sfiducia a Formigoni era già un atto poco illuminato. Votarla (tutti, escluso noi, tanto per chiarire) senza riflettere sul commercio di vicinato e sui pareri dei commercianti è stato incauto. Se le ricette contro la crisi sono la liberalizzazione dei saldi alla carlona forse dobbiamo interrogarci. Ma sul serio. E magari partendo dal lavoro.

Caro centrosinistra lombardo,

Chi segue questo blog sa bene le motivazioni e le azioni. Ne abbiamo parlato prima della seduta d’Aula e nella riflessione successiva. Oggi abbiamo deciso di scrivere una lettera a tutti i consiglieri regionali del centrosinistra lombardo:

Caro amico/a,

siamo convinti che l’ultima seduta di Consiglio Regionale e i suoi risvolti politici impongano a tutti noi una seria riflessione. I tempi di presentazione della mozione di sfiducia, la gestione dell’aula, i contenuti e le sfumature che abbiamo potuto cogliere da alcuni interventi e la decisione di calendarizzare un provvedimento bipartisan nella stessa seduta hanno indubbiamente indebolito lo spessore dell’atto politico.

Noi non crediamo (e siamo certi, anche voi) che questo sia il tempo delle tiepidezze in attesa del prossimo salvifico avviso di garanzia, quanto piuttosto il tempo di rilanciare il progetto politico del centrosinistra e dei tanti cittadini che progettano, costruiscono e rivendicano un’alternativa reale a Formigoni puntando anche sul prezioso lavoro istituzionale di ognuno di noi.

Anche la campagna “Formigoni il tempo è scaduto” non può fermarsi all’affissione e ai comunicati stampa, ma meriterebbe un’energia continua e coordinata che sia quotidiana fuori dall’aula e riconoscibile dentro.

Per questo ti chiediamo di vederci per un confronto che sia schietto e definisca le sintonie.

Pensiamo ad esempio che sia necessario costruire insieme luoghi e percorsi di confronto (chiamiamoli cantieri, officine, laboratori, come volete, non siamo affezionati alle etichette) che vedano insieme confrontarsi politici e cittadini, esperienze professionali e istituzionali, saperi diversi, su tre principi questioni: lavoro e reddito; etica e trasparenza nella pubblica amministrazione; ambiente, acqua e beni comuni.

Per ripartire insieme, con vigore, a costruire la Lombardia migliore che i lombardi stanno aspettando.

Giulio Cavalli

Chiara Cremonesi