Che rientrano, per fortuna. La fine della latitanza di Francesco Corallo è un tassello che irrompe in vicende che sono tutte politiche. Come scrive Il Fatto Quotidiano:
Nell’indagine sulla Bplus, durante una perquisizione svolta a Roma dalla Guardia di finanza nel novembre 2011, un computer venne sottratto dal parlamentare Pdl Amedeo Laboccetta che, evocando l’immunità parlamentare, si era presentato negli uffici di piazza di Spagna proprio in soccorso dell’amico Corallo. Il titolare della Atlantis, infatti, per evitare la perquisizione dei finanzieri, aveva sostenuto di essere ambasciatore Fao di un paese dei Caraibi. Mentre gli inquirenti verificavano al ministero degli Esteri se la versione di Corallo fosse vera, nei locali di piazza di Spagna erano intervenuti ben quattro avvocati, tra cui anche l’allora deputata di Fli Giulia Bongiorno. A un certo punto si era presentato anche il deputato Pdl Amedeo Laboccetta, che dopo essersi qualificato, aveva rivendicato la proprietà del computer presente negli uffici portandoselo via. Un gesto che gli costerà un’accusa di favoreggiamento anche a seguito delle numerose contraddizioni emerse tra lo stesso Laboccetta e Corallo che aveva rivendicato il possesso del pc da parte di una sudamericana presente nella casa/ufficio di piazza di Spagna al momento della perquisizione.
Nei documenti sequestrati dalla Gdf, si trovarono anche tracce di un conto off shore intestato aJames Walfenzao, lo stesso fiduciario della società Printemps che acquistò la casa di Montecarlo in cui viveva Giancarlo Tulliani, cognato di Gianfranco Fini.
Sta rientrando anche Aldo Miccichè. Ne parlavamo già ai tempi di A 100 PASSI DAL DUOMO (tu pensa, veggenti?) quando ancora se ne scriveva pochissimo (Gianni Barbacetto e pochi altri). Ora il Tribunale supremo di Caracas ha dato via libera all’estradizione in Italia ”per il delitto di associazione mafiosa” del faccendiere calabrese. A Caracas, Micciché è agli arresti domiciliari e – precisa la Corte – ”vi rimarrà fino al momento della consegna alle autorità italiane”. Il Tribunale ha tra l’altro ritenuto di non applicare la normativa che blocca le estradizioni nel caso in cui la condanna della persona accusata prescrive sulla base della legge dello Stato richiedente o concedente. In questo caso – precisa la Corte – la prescrizione non è infatti avvalorata da alcun elemento. L’estradizione non può essere concessa neppure per quei delitti per i quali gli Stati richiedenti prevedono la pena di morte o l’ergastolo. E, puntualizza ancora la sentenza, ”la privazione della libertà è prevista per un periodo non superiore ai 30 anni”.
Nel Paese dei cervelli in fuga rientrano (si spera) due criminali che sono l’immagine perfetta degli uomini “cerniera” tra mafie, politica e imprenditoria. Chissà che non sia l’occasione buona per conoscerli, studiarli e non temerli.