Ieri sera, dopo una giornata convulsa a seguire le tragicomiche acrobazie di un governo “autorevole sul piano internazionale” (è lo slogan vincente di queste ore) ma caduco qui a casa nostra, ero con un amico davanti a un bicchiere di vino. «E ora», mi ha chiesto, contaminato dall’isteria collettiva di chi ha bisogno di un allarme al giorno per sentirsi partecipe alla realtà. Ho spiegato, con calma, che si tratta solo dell’ennesima crisi di governo di questa legislatura che ricorderemo come sempre gravida di leader che non hanno rinunciato al loro partitino di cittadinanza. Una legislatura, sembra che in molti se ne siano dimenticati, che arriva a fine corsa con schieramenti geneticamente modificati mai passati dalle urne, simboli e sigle che esistono sulla carta intestata del Parlamento con truppe di deputati e senatori che non potranno mai avere passando da una normale elezione politica.
Ricordavamo, aiutati dalla tranquillità del tavolino di un bar dove ci si presenta solitamente di persona, senza l’aiuto di infervorate truppe cammellate come avviene su Twitter, che l’ultima crisi di governo avvenne con centinaia di morti al giorno e una pandemia che ai tempi appariva insormontabile. Cadde il governo per il Mes. Sembra incredibile, vero? Fu “il Mes” la roncola usata in quell’occasione, roba perfino più triste del candelabro del maggiordomo. Ci spiegarono dopo che il Mes fu solo la leva per togliere di torno Conte da Palazzo Chigi. Fu definito un capolavoro. L’arrivo di Draghi rese ancora più fieri i fans del guastatore. Ci sta, la politica è un gioco – spesso sporco – che prevede anche l’azzoppamento dei nemici. In quell’occasione qualcuno vide nel “conticidio” una manovra oscura di poteri esterni e piani alti. Trovai la teoria piuttosto bislacca: avevano semplicemente vinto coloro che volevano fare fuori Conte. A posto così.
Parimenti bislacca è la teoria che debbano esistere poteri forti (diametralmente opposti) in questo caso in cui Draghi ha perso la fiducia – politica – di un partito. È la ripetizione speculare di ciò che accadde solo che in questo caso, non si capisce bene il perché, il “capolavoro politico” che fu ora dovrebbe essere un “tradimento”. Anzi, per dirla meglio: conticidio, tradimento e tutte queste altre panzane buone per aumentare il coinvolgimento social sono furberie retoriche e emozionali che attengono al tifo. Non c’entrano nulla con la politica… Hanno a che fare piuttosto con bestie e bestioline – rondoliniane o morisiane, sono tutte della stessa pasta – che vivono la politica come una partita di calcio. Tifosi, semplicemente.
«Ma ora arriva la destra», mi ha detto quel mio amico seduto stanco, introiettando un altro tic che ciclicamente viene usato da chi aspira al massimo al meno peggio. Gli ho spiegato, spero di essere stato abbastanza convincente, che la “destra” sta già al governo, bella pasciuta, avendo piazzato un filotto di ministri che non avrebbero mai potuto sperare in una loro resurrezione politica senza il “capolavoro” dell’ultima crisi di governo. Salvini, per dirne uno, quel Salvini che si era ribaltato da solo in un parcheggio nell’estate del Papeete, oggi sta al governo. Brunetta, che sgomma con la sua auto da ministro, prima del governo Draghi era nascosto in un’ala polverosa del Parlamento. Giorgetti, che gioca a fare il Gianni Letta in queste ore, è stato riabilitato per un gioco di crisi e di rovesciamenti. Volendo vedere la stessa Giorgia Meloni è stata messa nella comoda posizione di poter cannoneggiare nella conveniente posizione dell’unica opposizione grazie alla crisi precedente a questa.
Se vincerà la destra, trainata da Giorgia Meloni, vorrà dire che questo “governo dei migliori” là fuori non ha voti. Di più: significherà che c’è un bacino elettorale ampio, ampissimo, che non si trova d’accordo con le politiche di Draghi. Mi pare lecito, in democrazia. O forse il tema vero è che questi leader di partito sono abilissimi guastatori delle politiche degli altri ma hanno una paura fottuta di sottoporre le proprie politiche ai loro elettori. Funziona così, la politica e la democrazia.
Buon venerdì.