In questi giorni al di là delle abitudini sentimentali di Scajola sono le parole e i fatti sulla mancata scorta a Marco Biagi che fanno impallidire:
Marina Orlandi, ha spiegato l’avvocato della famiglia, Guido Magnisi, “come ha sempre fatto, ha portato tutti gli elementi di cui è a conoscenza e segue fiduciosa gli sviluppi dell’inchiesta”. Da quanto appreso, la moglie di Biagi non ha consegnato agli inquirenti nuova documentazione.
Orlandi, da sempre riservata, interruppe il proprio silenzio soltanto a dieci anni dall’omicidio.”Era stato abbandonato dalla polizia, dallo Stato che gli tolse la scorta proprio nel momento in cui era piùesposto. Era stato sbeffeggiato da chi avrebbe dovuto proteggerlo”, disse. E raccontò lapreoccupazione del marito e di conseguenza la propria. Ricordò una sera in cui Biagi andò al telefono per rispondere: “Lo vidi impallidire, dopo poco mise giù la cornetta. Gli chiesi: ‘Ma chi era?’, e lui cercò di minimizzare, ma era troppo turbato. Io insistetti. E allora mi disse che lo avevano minacciato, che era una delle brutte telefonate che riceveva in quel periodo”.
Raccontò anche del 20 maggio 1999, giorno dell’omicidio di Massimo D’Antona, a Roma, commesso dalle Nuove Brigate Rosse. Quello stesso giorno Biagi era nella Capitale: “Lo chiamai supplicandolo di tornare. Mi disse che sarebbe rimasto altri due giorni perché doveva finire il lavoro di D’Antona. Da quella sera ho cominciato a temere per la sua vita”. Eppure rimase senza scorta: “E io che posso fare? – mi disse Marco -. La scorta non me la danno”. Sui motivi e sulle responsabilità proprio di questa decisione, i pm stanno cercando di far luce.