Si ricorderà, forse, di Aldo Micciché. Un faccendiere di altri tempi che nei modi ha anticipato quelli dei giorni nostri e che tra i suoi tanti amici ne aveva due in particolare: Marcello Dell’Utri e Pino Piromalli.
I Piromalli sono tra le famiglie più forti del panorama calabrese ed erano molto preoccupati mentre cercavano una soluzione per alleggerire il regime carcerario del loro Pino.
il 31 marzo del 2008, a cento passi dal Duomo, nel suo ufficio Marcello Dell’Utri ascolta le preoccupazioni che riguardano zio Pino e promette di attivarsi chiedendo in cambio un forte appoggio elettorale.
Cosa Nostra e ‘ndrangheta: Marcello è uno che non ha il palato fine, contano solo i voti al chilo.
Beh, ora l’hanno arrestato. E, come scrive bene il Corriere,
Aldo Miccichè nonostante viva a Caracas ha sempre mantenuto i contatti con il mondo politico italiano. Per cercare di accontentare i Piromalli, infatti, il faccendiere chiama più volte il ministro di Grazia e Giustizia dell’epoca Clemente Mastella e tutto il suo entourage per cercare di sbloccare la questione del 41 bis di Piromalli. Ma sono tanti i contatti con esponenti di primo piano della politica nazionale sia di centro destra che di centro sinistra. La sua carriera politica nasce nel 1980, quando diventa segretario provinciale della Dc. Giornalista, negli anni ’80 diventa direttore dei quotidiani Italia Sera e Eco Sud. Nel 1987 iniziano per Miccichè i guai giudiziari. È coinvolto in un’inchiesta per un finanziamento di 800 milioni di lire ottenuto da una banca svizzera con una documentazione falsa. Le cronache del tempo lo legano anche alla banda della Magliana.
Ah, a proposito, il brano di A 100 PASSI DAL DUOMO diceva così:
Ne sa qualcosa, naturalmente, anche Marcello Dell’Utri, inventore di Forza Italia e senatore Pdl eletto a Milano. La condanna in primo grado a nove anni per concorso esterno in associazione mafiosa si riferisce ai suoi rapporti con Cosa nostra, presso cui era, secondo la sentenza, ambasciatore per conto di «un noto imprenditore milanese». Ma ora una nuova inchiesta indaga anche sui suoi rapporti con gli emissari della ‘Ndrangheta: un altro imprenditore, Aldo Miccichè, trasferitosi in Venezuela dopo aver collezionato in Italia condanne a 25 anni per truffa e bancarotta, lo aveva messo in contatto con la famiglia Piromalli, che chiedeva aiuto per alleggerire il regime carcerario al patriarca della cosca, Giuseppe, in cella da anni. Alla vigilia delle elezioni, Miccichè prometteva a Dell’Utri un bel pacchetto di voti, ma chiedeva anche il conferimento di una funzione consolare, con rilascio di passaporto diplomatico, al figlio del boss, Antonio Piromalli, classe 1972, imprenditore nel settore ortofrutticolo con sede dell’azienda all’Ortomercato di Milano. Sentiva il fiato degli investigatori sul collo, Antonio, perché è sempre stato sensibile alle correnti d’aria Infatti tanto lascia aperta la finestra che è arrestato a Milano il 23 luglio, di ritorno da un viaggio d’affari a New York. È accusato di essere uno dei protagonisti della faida tra i Piromalli e i Molè, in guerra per il controllo degli appalti nel porto di Gioia Tauro e dell’autostrada Salerno-Reggio.
Tocca aggiornare lo spettacolo, ormai. Ed è un piacere.