Scrivevano i filosofi della politica che caratteristica propria dell’essere umano, e segnatamente del cittadino, è la capacità di esprimere attraverso il linguaggio non soltanto le sensazioni di dolore o di piacere, ma anche ragionamenti morali, politici, estetici, filosofici. Un popolo rozzo può essere dominato. Partecipare alle deliberazioni pubbliche è un’attività che esige la capacità di intendere il significato di concetti complessi e di cogliere bene le distinzioni, per esempio fra libertà e servitù, fra democrazia e populismo, fra governo della legge e dominio degli uomini, e così via. E non è argomento banale e da poco quello che scrive Maurizio Viroli su Il Fatto, perché guai a chiedersi come possano assolvere i loro doveri di cittadini degli individui che hanno impoverito il proprio linguaggio, perso la capacità e il gusto di indicare cose diverse con nomi diversi, e non sanno riconoscere e rispettare le diseguaglianze che meritano di essere riconosciute e rispettate.