(Lo pensavo da un po’ ma ancora una volta Alessandro Gilioli l’ha scritto meglio di me)
«In questo periodo si porta molto la Bonino.
Nel senso che leggo sui giornali diverse dichiarazioni di voto per lei e il suo partito, specialmente da parte di giornalisti e intellettuali di sinistra.
Frequentando per lavoro e per amicizie in prevalenza lo stesso giro, ho di persona e sui social lo stesso segnale: amici e colleghi di sinistra che votano Bonino o pensano di farlo.
Nel paese reale – cioè fuori dal giro di cui sopra – non sembra che ci sia altrettanto entusiasmo: secondo l’ultimo Euromedia i Radicali italiani sono all’1,5 per cento, per Emg all’1,6, Demopolis li include semplicemente in “altri partiti sotto il 3 per cento”.
Niente di strano: è la consueta forbice tra giornalisti-intellettuali-scrittori-professionistidelprimomunicipio da una parte, e il resto del mondo dall’altra. Questione di complessità notevole che non affronto qui.
[…]
Parlare male della Bonino è difficile, insomma. È quasi lesa maestà.
Quindi dire “voto Bonino” è assai più figo (o semplicemente più accettabile socialmente) che dire “voto Renzi”. Nessuno degli astanti ti si incazza, né ti prende in giro. Si acquisisce un’aura di assai maggiore rispettabilità. Sui social, si scansano flame furibondi. Se poi sei giornalista o scrittore, eviti di perdere la maggior parte del tuo pubblico.
Ma, sia chiaro, la conversione pro Bonino non è solo questione di convenienza: non sto dubitando dell’onestà intellettuale di chi a sinistra si è boninizzato. È anche o soprattutto questione di vergogna (per la falange) e di disperazione (in vista del 4 marzo). Votare Bonino è visto un po’ come un votare il centrosinistra senza però entrare nella setta.
Detto tutto questo, seppur immerso anch’io nella disperazione in vista del voto, vorrei dire che il 4 marzo non voterò Bonino – pur avendo scelto qualche volta anch’io i radicali in passato, nel mio estremo poligamismo elettorale, specie in qualche elezione locale.
Non voterò Bonino e aggiungo che invito seriamente i miei amici, conoscenti e colleghi a rifletterci un po’, su questo rifugio, su questa scappatoia, il 4 marzo.
Intanto, se questi miei amici sono d’indole pragmatica, per l’esito effettivo della loro scelta: i voti dati alle liste tra l’1 e il 3 per cento non eleggono candidati di quelle liste, ma vanno solo a ingrossare i partiti della stessa coalizione che superano il 3. È uno dei tanti barbatrucchi del Rosatellum, che consentirà al Pd di avere un gruppo parlamentare molto più ampio dei suoi consensi. Secondo i sondaggi attuali, attorno al 27 per cento pur prendendo il 23. Comunque, chi crede di votare i Radicali in realtà, con questa legge, vota il Pd: la falange a testuggine.
Ai miei amici e colleghi di sinistra di carattere meno pragmatico e più idealista (quelli che votano ciò che li rappresenta, indipendentemente dall’esito determinato dal Rosatellum) consiglio invece di studiare un po’ le posizioni di Bonino in materia economica.
Perché – stupenda vessillifera dei diritti civili – Bonino ha idee molto diverse in termini di diritti sociali, di economia. Tema sul quale Bonino è molto vicina a Monti, a Schäuble, alla famosa Troika. Insomma a quell’ideologia economica che in Italia è stata chiamata, appunto, “montismo”. E questo forse non è irrilevante, nel 2018, andando a scegliere il nostro futuro in un contesto in cui il “montismo” (ben oltre Monti, s’intende) ha fatto danni così profondi. E ha provocato reazioni così irrazionali. Del resto, lo dice lo statuto stesso dei Radicali Italiani, che si autodefinisce “movimento liberista” nel suo primo articolo fondativo.
Questo è il “rifugio Bonino”, amici di sinistra. Un voto di fatto – per i suoi effetti pratici – a Renzi; e idealmente, in materia economico-sociale, al liberismo e al “montismo”, se ci ricordiamo cos’era: quella cosa che imponeva il fiscal compact e il pareggio bilancio in Costituzione, il falso mito della flessibilità che nasconde la tragica realtà del precariato eterno, l’età pensionistica tra le più alte d’Europa. E nel tempo libero accusava i giovani disoccupati di essere choosy e sfigati.
L’importante è saperlo, o ricordarselo, poi ovviamente ognuno faccia le scelte che crede.
Buon week-end.»
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