In un suo editoriale per Il Manifesto il professore universitario Mario Ricciardi, che insegna Filosofia del diritto presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e Teoria generale del diritto presso l’Università Statale di Milano, riporta le proteste contro la tragedia umanitaria in Palestina nell’alveo della politica, quella vera, che è tutt’altra cosa rispetto all’informazione servile di questi giorni ed è tutt’altra cosa rispetto ai manganelli.
Chissà cosa avrebbe pensato Hannah Arendt – che ha speso una vita a riflettere sulla disobbedienza civile – sapendo di un Salone del libro protetto dai manganelli
Scrive Ricciardi che “dobbiamo essere grati agli studenti che stanno manifestando nelle università statunitensi e europee. Le loro azioni non violente sono un appello rivolto non solo alla nostra coscienza, ma anche al nostro senso di giustizia”. Ripetiamolo: le proteste in corso sono un appello alla nostra coscienza, al nostro senso di giustizia e anche all’obbligatorietà del prendere una posizione di fronte alla violenza che bombarda cittadini inermi facendo strage di donne e bambini.
Ha ragione Ricciardi quando dice che sarebbe il caso di riconoscere che il modo in cui gli studenti stanno mettendo in atto la propria protesta ha tutte le caratteristiche di un atto politico che si rivolge alla maggioranza di governo, ed è giustificato da principi di giustizia che trovano nelle costituzioni dei paesi democratici la propria formulazione giuridica.
Chissà cosa avrebbe pensato Hannah Arendt – che ha speso una vita a riflettere sulla disobbedienza civile – sapendo di un Salone del libro protetto dai manganelli.
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