Dal 22 ottobre del 2022, giorno di insediamento del governo Meloni, in Italia è accaduto che un ministro della Repubblica abbia detto durante una trasmissione televisiva pomeridiana che l’antifascismo è colpevole di molti morti nella storia d’Italia. In 550 giorni è accaduto che l’antifascismo sia divenuto la costola vincente del comunismo in una guerra tra fazioni, distorcendo le origini della nostra democrazia e dimostrando un’abissale ignoranza della nostra Costituzione e della nostra storia. In 550 giorni è accaduto che la seconda carica dello Stato esibisca i busti di Benito Mussolini nella sua abitazione con un sardonico sorriso.
Da fine 2022 a oggi l’Italia è diventato quel Paese in cui l’aborto viene definito delitto, i giornalisti rischiano il carcere, le torture sono sdoganate come metodo di pubblica sicurezza, la repressione delle manifestazioni di piazza viene segnalata dalle Ong nel mondo, gli scrittori entrano nel mirino del governo, gli ambientalisti sono considerati delinquenti, i pacifisti sono raccontati come sabotatori, l’economia di guerra è un culto, gli autocrati telefonano ai dirigenti della nostra televisione pubblica per chiedere di imbavagliare le inchieste, la capa del governo trascina in tribunale un intellettuale, i giornali vengono silenziati con querele molto spesso temerarie.
In 550 giorni si è sancito il reato di troppi salvataggi in mare, le presenze nelle carceri sono aumentate nonostante la diminuzione dei reati, più membri dell’esecutivo e della maggioranza hanno dipinto la povertà come una colpa. Anche gli studenti sono una categoria da tenere a bada. In 550 giorni in Italia sembra che siano passati 102 anni, tutti all’indietro. Se la liberazione italiana è una pace da costruire giorno per giorno – come ammonivano i padri costituenti – qui la strada sembra essersi fatta ancora più lunga. Chissà se ora è chiaro che non si tratta di una commemorazione: è la manutenzione di un meccanismo delicato e complesso che si chiama democrazia. Resistere deriva dal latino resistĕre e significa “fermare”. Buon 25 aprile, ma tutti i giorni.
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