Con il voto sul ddl Zan l'”alleanza larga” è già diventata un’idea vecchia. «Nella giornata di ieri si è sancita una rottura, anche una rottura di fiducia, a tutto campo con Italia Viva», ha detto il segretario del Pd
Succede ogni volta così ed è accaduto anche questa volta: il centrosinistra esce vittorioso quasi inaspettatamente da una tornata elettorale (questa volta erano le elezioni amministrative) e subito qualcuno lancia la proposta di un “nuovo Ulivo”, ogni volta un modello nuovo, ogni volta con l’idea di metterci dentro tutti tranne quelli sporchi e cattivi che sono troppo sporchi e troppo cattivi per starci dentro. È la teoria politica dell’ammasso: se sommo componenti avrò la somma dei voti indipendentemente dalla coerenza delle idee. Non funziona mai, non ha mai funzionato però ogni volta ce se ne dimentica.
Anche questa volta il Pd per bocca di Enrico Letta ha deciso di lanciare l’amo. Ci sta, Enrico Letta è riconosciuto per le grandi doti di mediazione e qualcuno avrà pensato che se non ci riesce Letta a tenere insieme Renzi e Fratoianni non ci riuscirà mai più nessuno. A questo si aggiunga che Letta non ha proprio dei trascorsi felici con Renzi e il suo decidere di mettere da parte l’acredine era un gesto elegante in mezzo a un’ineleganza forsennata come quella che ieri ha applaudito con cori da stadio. Ma si sapeva che sarebbe finita male.
E infatti ieri brandendo il ddl Zan il nuovo Ulivo è già diventato un’idea vecchia. «Nella giornata di ieri si è sancita una rottura, anche una rottura di fiducia, a tutto campo. Italia Viva ma complessivamente con la parte che ha votato in quel modo», ha detto il segretario del Pd a Radio Immagina.«Italia viva immediatamente ha cominciato a prendersela con noi. Chi reagisce così ha qualcosa da nascondere. Una reazione così vocale, sguaiata, la dice lunga».
Matteo Renzi ha dato la sua versione dei fatti in risposta: «Martedì, alla riunione al Senato, Zan e gli esponenti Pd e 5 stelle hanno detto, questo è il testo prendere o lasciare. Hanno detto, muro contro muro. Bravi, con questa scelta suicida avete distrutto il Ddl Zan».
Alessandro Zan intervistato dal Corriere della Sera dice la sua: «Quando è arrivato il governo di Draghi il partito di Renzi si è messo in testa di voler essere l’ago della bilancia del Senato». Per Zan è questo il motivo per cui i renziani sono passati dal sì compatto al ddl alla Camera all’apertura alle modifiche al testo per andare incontro alle richieste delle destre: «Basta sentire le dichiarazioni di Davide Faraone, il presidente di Italia viva al Senato – dice Zan – Parla e sembra che a parlare sia Salvini».
Perfino Calenda sembra avere perso la pazienza e lancia un messaggio a Renzi: «Dovremmo lavorare insieme e costruire un grande polo riformista. Ma come possiamo farlo credibilmente se continui così! Fermati un secondo a riflettere. Te lo chiedo pubblicamente dopo averlo fatto tante volte privatamente. Fermati», dice il leader di Azione. E poi: «Ma come cavolo ti viene in mente di legarti all’Arabia Saudita e allearti con Micciché»
A proposito di Micciché, il ras siciliano di Forza Italia dice chiaramente che il progetto è un “tutti dentro” ma nel centrodestra: «Stare tutti insieme. Con gli uomini di Renzi e Salvini insieme. Perché Salvini non dovrebbe accettare un allargamento verso il centro?».
Questa è la partita (giocata come al solito sulla pelle degli invisibili). Si può dire che il “nuovo Ulivo” sia già rinsecchito. Ora ci si può dedicare a cose più serie?
Buon venerdì.
Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.