I fondi stanziati col decreto del 6 luglio “sono insufficienti quelli per la ricostruzione pubblica, assenti quelli per i privati. Ad oggi, dopo quasi tre mesi, i cittadini hanno ricevuto solo i primi 3 mila euro che come Regione, insieme alla Protezione civile nazionale, abbiamo stanziato con procedure spedite. Ma è un contributo di primo sostegno”. L’ha detto Stefano Bonaccini, presidente di quell’Emilia Romagna travolta dagli alluvioni e dimenticata per convenienza elettorale.
Alle imprese non è arrivato “nulla, e non sanno ancora come verificare e periziare i danni. Comuni, Province, Consorzi di Bonifica e Agenzia regionale di protezione civile non vedono un euro da settimane. Il governo ha sottovalutato un punto che pure avevamo evidenziato in modo ossessivo fin dal primo giorno: il fattore decisivo è il tempo, perché i lavori per mettere in sicurezza fiumi e frane e ripristinare le strade vanno fatti in estate”. Col governo “non c’è il raccordo che auspicavamo”. Al contrario, “il raccordo con la struttura del Commissario Figliuolo è pressoché quotidiano. Ma con poche risorse e procedure non definite o sbagliate anche il Commissario non può fare miracoli”.
Quello zero alle imprese che dovrebbero (e vorrebbero ripartire) può avere solo due significati. O è una scelta deliberata – e quindi questo è un governo che boicotta le Regioni in mano al centrosinistra per concimare le elezioni successive – oppure è un governo assolutamente incapace di mettere i cittadini e le imprese in condizione di poter ripartire. In Emilia Romagna siamo ancora all’anno zero. Con la solidarietà non si ricostruiscono le strade e le case. Entrambe le ipotesi sono spaventose.
Buon martedì.
Nella foto: il Ponte della Motta sull’Idice crollato