Presentata la nuova Commissione da Ursula von der Leyen, ora diventa giudice il Parlamento. Come da tradizione ormai consolidata dal 2004 almeno un candidato commissario rischia di non superare lo scrutinio degli eurodeputati, trasformando le imminenti audizioni in un momento chiave.
Commissione Ue, i cinque nomi in bilico
Dalle parti di Bruxelles cinque nomi emergono come potenziali vittime sacrificali sull’altare dell’ambizione politica europea. In cima alla lista c’è Olivér Várhelyi, il controverso candidato ungherese designato come commissario per la Salute e il benessere degli animali. La sua vicinanza al premier Viktor Orbán e il suo turbolento mandato come commissario per il Vicinato e l’allargamento lo rendono un bersaglio fin troppo facile. Várhelyi, noto per aver definito “idioti” gli europarlamentari, sembra aver dimenticato la prima regola della sopravvivenza politica: non insultare chi ha il potere di licenziarti.
Non meno problematica appare la posizione di Marta Kos, la candidata slovena al portafoglio dell’Allargamento. Il suo curriculum, che include dimissioni da ambasciatrice in Germania e Svizzera in seguito ad accuse di cattiva gestione, sembra scritto apposta per solleticare l’appetito dei parlamentari più critici. Come se non bastasse i suoi legami con una delle più grandi società di lobbying del mondo aggiungono un tocco di sapore a un piatto già ricco di controversie.
Il Belgio offre al banchetto Hadja Lahbib, designata come commissaria per gli Aiuti umanitari, la gestione delle crisi e l’uguaglianza. Il suo passato da giornalista torna a perseguitarla per un viaggio in Crimea finanziato dalla Russia, mentre la sua gestione dei visti per funzionari iraniani durante il mandato di ministro degli Esteri belga promette di fornire ampio materiale per un interrogatorio serrato.
Dalla Bulgaria arriva Ekaterina Zaharieva, ex ministro degli Esteri ora candidata al portafoglio per le Startup, la ricerca e l’innovazione. Il suo nome è legato a uno scandalo sulla vendita di cittadinanze bulgare che, sebbene non abbia avuto seguito giudiziario, rimane una macchia indelebile sul suo curriculum politico. I suoi avversari sembrano più che pronti a riaprire questo capitolo poco edificante della sua carriera.
Chiude la lista dei potenziali bersagli, Glenn Micallef, il giovane maltese di 35 anni catapultato in un ruolo solitamente riservato a politici di lungo corso. La sua candidatura come commissario per l’Equità intergenerazionale, la gioventù, la cultura e lo sport ha sollevato più di un sopracciglio, persino tra le file del suo stesso partito. L’inesperienza, in questo caso, potrebbe rivelarsi un peccato imperdonabile agli occhi di un Parlamento in cerca di figure di peso.
Il Parlamento affila le armi: una tradizione dal 2004
Mentre i gruppi politici del Parlamento europeo promettono un processo rapido, la storia recente suggerisce che la tentazione di far rotolare qualche testa potrebbe rivelarsi irresistibile. Dal 2004, sette aspiranti commissari sono entrati nelle aule parlamentari con grandi ambizioni ne sono usciti come semplici cittadini. Il record negativo appartiene alla Commissione von der Leyen del 2019, quando ben tre candidati furono respinti in quella che si rivelò una vera e propria carneficina politica.
Socialisti, verdi e liberali in realtà annunciano battaglia anche contro l’italiano Raffaele Fitto, nominato vice presidente esecutivo e commissario alla coesione europea. “La presidente von der Leyen era pienamente consapevole della nostra posizione contraria”, spiega la presidente dei socialisti Iratxe García Pérez. “In ogni caso ora comincia il processo delle audizioni – aggiunge -, durante il quale dovremo valutare la capacità, le conoscenze e l’impegno europeo di ciascuno dei commissari. Alla fine prenderemo una posizione definitiva”. Ma mettere in discussione Fitto vorrebbe dire mettere in discussione von der Leyen e il gruppo S&D non lo farà.
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