Anche la società Expo 2015 spa è indagata nell’inchiesta della Procura di Milano in cui il governatore della Lombardia, Roberto Maroni, è accusato fra le altre cose di induzione indebita per presunte pressioni in relazione a contratti affidati a due sue ex collaboratrici. Expo è indagata in base alla legge sulla responsabilità amministrativa degli enti. L’articolo 5 della legge 231 del 2001 stabilisce che “l’ente è responsabile per i reati commessi nel suo interesse o a suo vantaggio” da persone “che rivestono funzioni di rappresentanza, di amministrazione o di direzione dell’ente”. Sotto inchiesta, come è già emerso, è finito, il direttore generale di Expo, Christian Malangone.Nell’inchiesta, coordinata dal pm milanese Eugenio Fusco e condotta dai carabinieri del Noe, Maroni è accusato di induzione indebita, assieme a Malangone e ad altre persone, in relazione a un contratto di collaborazione con Expo ottenuto in passato da Maria Grazia Paturzo, ex collaboratrice di Maroni al ministero dell’Interno. Maroni è difeso dall’avvocato Domenico Aiello, che lo stesso governatore ha fatto nominare nel consiglio di amministrazione di Expo.
Gli inquirenti hanno effettuato verifiche anche su presunte pressioni relative a un viaggio a Tokyo nell’ambito del ‘World Expo Tour’, tra fine maggio e i primi giorni dello scorso giugno. In quell’occasione la società Expo fece presente che non poteva pagare le spese del viaggio anche a Paturzo. Maroni decise all’ultimo momento di cambiare programma e di recarsi per un altro appuntamento istituzionale a Berna: al suo posto la Regione Lombardia venne rappresentata da una delegazione guidata da Mario Mantovani.
L’altra tranche dell’inchiesta riguarda un contratto di collaborazione con la società Eupolis che Maroni, attraverso il capo della sua segreteria Giacomo Ciriello (anche lui indagato), avrebbe fatto ottenere a un’altra sua ex collaboratrice: Mara Carluccio.
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