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A parlare è Maria Ferrucci, ex sindaco di Corsico, da sempre in prima linea nella lotta alla ‘Ndrangheta. Tra Corsico e Buccinasco la cosca Barbaro-Papalia da anni infesta il territorio e tutti sparpagliati operano i loro piccoli soldati che vigliacchi provano a interferire nel tessuto imprenditoriale, politico e sociale. Nella seduta di consiglio comunale si discute un’interpellanza urgente presentata dalla minoranza (di cui la Ferrucci fa parte) per chiedere lumi al sindaco Filippo Ferrante sulla “sagra dello stocco di Mammola” che un consorzio calabrese avrebbe voluto celebrare in piazza con tanto di patrocinio del comune: sul manifesto della manifestazione oltre ai nomi del sindaco e di un suo assessore compare un referente per informazioni e prenotazioni, Vincenzo Musitano. Peccato che (come scrive bene Davide Milosa qui) «Vincenzo Musitano sia il marito di Elisabetta Perre, figlia di Giuseppe Perre detto ‘u Maistru, padrino della ’ndrangheta di Platì. A questo va aggiunto che il fratello di Vincenzo, Antonio Musitano ha alle spalle 18 anni di carcere per i suoi legami con la coscaBarbaro-Papalia insediata nei comuni di Corsico e Buccinasco. Oggi la Perre è titolare del negozio Musipane, distributore ufficiale dello stocco di Mammola. Qui al 12 di via Montello fino al 2006 c’era un circolo di caccia e pesca definito dalla Procura l’ufficio della ’ndrangheta nel Nord Italia.»
Il sindaco (pensa te) si è distratto e non se n’è accorto e così quando la stampa locale (e poi nazionale) ha cominciato a rumoreggiare lui si è limitato a balbettare qualche flaccida scusa per poi sospendere l’iniziativa. Arriviamo quindi alla seduta comunale in cui le opposizioni chiedono conto di un patrocinio piuttosto inopportuno: la Ferrucci comincia a leggere il testo dell’interpellanza fino al punto in cui dichiara (lo dicono le Procure) che Corsico è “città infiltrata dalla ‘ndrangheta”. Scoppia il pandemonio. Gente che urla, minacce, insulti. Il presidente del Consiglio Comunale è costretto a interrompere la seduta e chiede ai vigili di allontanare alcune persone, qualcuno dai banchi della minoranza chiede che vengano identificati i disturbatori e l’ex sindaca chiede che vengano chiamati i carabinieri. Scrive sempre Milosa: «Chi è tra il pubblico resta scioccato. È il caso di M.R. che spiega: “Due persone adulte stavano dietro di me, e rivolte alla Ferrucci hanno detto: quella va bruciata con la benzina”. E ancora: “Un’altra persona faceva il segno del tagliare la gola”. Gli amici dei boss in aula si sono portati anche la claque costituita da un gruppo di minorenni.»
Sembra di ripiombare negli anni più neri della Lombardia quando prima dell’operazione Crimine Infinito che con centinaia di arresti certificò la presenza mafiosa si aggiravano indisturbati negazionisti (e mafiosi) a urlare sconcertati contro chiunque provasse a parlare del pericolo ‘ndranghetista. Sembra di ascoltare in lontananza gli stessi unti guappi di cartone che credevano di poter irrompere a un convegno (o a uno spettacolo teatrale) puntando il dito contro chi provasse a raccontare la verità.
No, non si tratta semplicemente, come prova a dire qualcuno, di intemperanze: pezzi di mafia godono ancora di un tale grado di impunità da poter interrompere un momento democratico nell’amministrazione di un comune. Quelli sono i servetti della ‘ndrangheta che credono ancora di poter alzare la voce, sono i fiancheggiatori 2.0 di una mafia vigliacca che silenziosa continua a tenere in mano sacche di Lombardia. Ma soprattutto esistono città (e Corsico non è certo un retrogrado paesino di campagna) che concedono a questi picciotti vigliacchetti la sensazione di poter comandare.
Ed è fango, pelo, paura che mi riporta indietro ai miei periodi più neri. Per questo credo valga la pena di stare vicino a Maria e ai suoi compagni. Ma davvero.