Ritengo che Laura Boldrini sia (come altri) vittima da tempo di sguaiati attacchi assolutamente da condannare ma la denuncia che tutti hanno denunciato inorriditi nelle ultime ore (quella della sorella, tra l’altro defunta, attaccata sui social) si basa su un falso grande come una casa. Denunciare le bufale con una bufala non è una grande idea, insomma.
Per fortuna c’è Mantellini che ne scrive senza remore:
La prima è questa. Quella foto è un’imitazione di una campagna online raffinata e intelligente le cui immagini sono state molto diffuse e molto condivise qualche tempo fa. Un’iniziativa messa in piedi da alcuni esperti di social media per sottolineare l’ampiezza della credulità alle bufale online. Erano in quel caso “bufale che sapevano di esserlo”, spesso divertenti, scritte per stigmatizzare l’assurdità di chi crede e condivide tutto, ma anche di come esista un inevitabile ruolo dei media in tutto questo. La foto che ha indignato Boldrini non è stata prodotta dagli ideatori di quella iniziativa ma da qualcuno che ne ha copiato stile ed idee per una replica di pessimo gusto. Purtroppo si sa, il remix è fatto così, sarà possibile passare dal genio alla spazzatura (e viceversa) in un singolo colpo di click.
Nella complessità di tutto questo il pensionato settantenne intervistato da Repubblica perché ha condiviso la bufala sulla sorella di Boldrini (una notizia apparentemente irrilevante questa, ma poi animata da alcuni misteri sulla doppia vita on line del ciarliero internauta) e Boldrini stessa, abitano nel medesimo sottoinsieme: quello di quanti prestano attenzione alle bufale che leggono on line e che, per un motivo o per un altro, sono incapaci di sottrarsi a simili comunicazioni. Dentro quel caotico casino informativo (dal quale io trovo incomprensibile che Boldrini non si tolga definitivamente) sarà possibile trovare le bugie intenzionali (dei propagandisti o degli affaristi del web), quelle costruite per sottolineare le bugie intenzionali, quelle non intenzionali alle quali l’ingenuo autore/lettore crede veramente. Il piano d’azione è uno solo: imparare a districarsi e dedicare il proprio tempo a ciò che si ritiene importante.La seconda chiave di lettura è questa: chi sono i nostri punti di riferimento culturale? Chi ci indica la strada? Quali sono i pilastri intellettuali della nostra società? Questi che oggi accorrono indignati e compatti al grido di allarme (l’ennesimo) di Boldrini? Perché prestigiosi editorialisti, politici di primo piano, personaggi noti scendono in campo compatti contro la vergogna di una campagna diffamatoria on line se non ne conoscono altro che una sua versione semplificata? Perché se Boldrini da tempo non sembra essere in grado di districarsi dentro simili complessità nemmeno loro, che sono spettatori meno coinvolti nella vicenda, non riescono ad astenersi da un biasimo superficiale e automatico?
(il suo post è qui)