Dopo una legge di Bilancio, al di là del Parlamento, si possono stilare giudizi su un governo. Al di là dei numeri, commentati mirabilmente dagli economisti nostrani che negli ultimi giorni dicono tutto e il suo contrario, ci sono posizioni politiche che emergono con evidenza.
Le promesse mancate, ad esempio. Di solito sono le cose più banali, poco influenti sulla spesa generale, però sono utilissime per scardinare l’ipocrisia. Che ieri la benzina sia aumentata per la rimozione del taglio sulle accise è un contrappasso fantastico. Sono le stesse accise che Salvini ogni giro promettere di abolire del tutto, sono quelle accise su cui una giovane Giorgia Meloni aveva girato un bel video promozionale in cui ne prometteva la graduale abolizione. Nel computo generale si tratta di poca roba ma per i cittadini è una manifestazione immediata: basta recarsi al distributore.
La mano tesa agli evasori è talmente evidente che perfino le trasmissioni di destra lo confessano. Ieri sera su non so quale rete televisiva berlusconiana mi sono imbattuto (per sbaglio, eh) in una serie di interviste a artigiani che con laboriosa onestà ammettevano che non ci sia nessun altro possibile motivo all’innalzamento dei contanti fino a 5mila euro se non favorire il nero. L’Italia già oggi è fanalino di coda nei pagamenti digitali, ora è pronta per fare molto peggio. Un politico che tende la mano all’evasione usando la giustificazione delle “troppe tasse”, senza prendersi la briga di abbassarle è colpevole di concorso esterno, oltre che incapace.
Stessa cosa per ambiente e transizione energetica. Il governo Meloni ha tagliato i 94 milioni destinati alle piste ciclabili che erano rimasti nel Fondo per lo sviluppo delle reti ciclabili urbane istituito dalla legge di bilancio 160/2019. Figurarsi cosa accadrà sullo sviluppo di una mobilità sostenibile: Salvini, Meloni e Berlusconi vedono nel motore termico il salvadanaio del loro consenso. Non è nemmeno un caso che sia stato tagliato del 45% il fondo anti dissesto idrogeologico, nonostante i morti di Ischia. Loro sono questa roba qua, sempre sul bordo del conservatorismo al limite del complottismo.
Poi c’è il lavoro. Niente salario minimo (alla faccia dell’Europa), premi solo per (poche) donne con figli (perché non figliare è un demerito per un governo ipercattolico, ovviamente), reintroduzione dei voucher. Anche qui con due righe possiamo farci un’idea.
Bentornati nel passato.
Buon venerdì.