“Ieri Palazzo dei Marescialli ha scritto una brutta pagina di una storia sbagliata e si assume il rischio di riportare la magistratura indietro di sessant’anni, prima del disgelo costituzionale”. Commenta così in una nota Magistratura democratica la punizione del Csm inflitta al giudice calabrese Emilio Sirianni, colpevole di avere dato consigli al di fuori delle sue funzioni al suo amico Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace martoriato da un processo cavalcato dalla politica e finito con un buco nell’acqua per i suoi accusatori.
Già lo scorso anno Sirianni non era stato confermato presidente della Sezione Lavoro della Corte d’Appello di Catanzaro. Ieri con 15 voti a favore, 14 contrari e due astenuti, il plenum dell’organo di autogoverno ha negato alla toga – espressione della corrente progressista di Magistratura democratica – il superamento della settima valutazione di professionalità, bloccando così il suo avanzamento di carriera e di stipendio.
Il Csm punisce il giudice Sirianni
L’amicizia tra Sirianni e Lucano è emersa grazie ad attività di intercettazione telefonica a cui era sottoposto l’ex sindaco di Riace. In quelle conversazioni il giudice offriva all’amico consigli per la sua attività a supporto dei migranti, il suo conforto morale, la sua promessa di impegnarsi per promuovere un movimento di opinione a suo favore. Tutte condotte attive di Sirianni (al di fuori della sua funzione di giudice) nei confronti di Lucano antecedenti alla notizia che il sindaco fosse indagato.
Come ricorda Magistratura democratica per questi fatti Emilio Sirianni è stato sottoposto a un procedimento penale (archiviato); un procedimento volto ad accertare l’eventuale incompatibilità ambientale ad esercitare le funzioni nel distretto di Catanzaro archiviato per insussistenza dei presupposti; un procedimento disciplinare definito con assoluzione. Md sottolinea anche che Sirianni non sia un giudice penale, non ha ‘avvicinato’ i magistrati che si occupavano del caso di Domenico Lucano, ha espresso parole di disistima verso un collega (l’ex procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri) “nell’ambito di una conversazione privata con un amico e destinata a restare privata, quantomeno nelle intenzioni degli interlocutori”.
Magistratura democratica: “un pericoloso precedente”
Soprattutto per Magistratura democratica Sirianni “allorché si è attivato a promuovere un movimento di opinione favorevole all’attività di Domenico Lucano, ha esercitato una libertà costituzionale (e forse più d’una: diritto di manifestazione del pensiero; diritto di critica; diritto di partecipazione alla vita democratica, e via di seguito). La decisione del Csm è allarmante. Lo è per più di una ragione che riguarda tutti i magistrati italiani. Si tratta di una valutazione di professionalità che omette di valutare il lavoro giudiziario, a partire dalla qualità dei provvedimenti per finire alla capacità organizzativa, per concentrarsi sulla vita privata del magistrato. È stato attribuito rilievo a conversazioni private e tali destinate a restare, che in nessun modo hanno interferito con le indagini in corso, né con l’attività professionale di Emilio Sirianni la cui rilevanza esterna, peraltro, era stata esclusa dalle Sezioni Unite in sede disciplinare”.
Per Md si tratta di “un precedente pericoloso per tutti i magistrati italiani, che rischiano di essere bloccati nelle progressioni di carriera per le loro scelte di vita privata e non per il vaglio negativo dell’attività che svolgono nell’aula”.
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