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Da Calenda premier al Pd in ritardo. Il bestiario della corsa elettorale

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Quando Carlo Calenda si è reso disponibile per fare il Presidente del Consiglio “in mancanza di Draghi” in molti abbiamo pensato se il leader di Azione non avesse almeno un amico che gli tiri la giacca quando esagera con le panzane.

Letta, Sala, Tajani… è già gara per le gaffe migliori. Ma non è facile stare al passo con il leader di Azione

Poi il suo compagno di partito Giacomo Leonelli ci ha spiegato che “l’ironia sull’ipotesi Calenda premier” è fuori luogo perché il suo leader “è stato al Mise con innegabili risultati”. Il sogno dei calendiani è cancellare questa rottura di scatole del voto popolare e assegnare ruoli sul merito. Che si autocertificano da soli. Dalla meritocrazia alla meritomiocrazia.

CALENDA MAN
Sempre Calenda (in questi giorni è in gran forma) rispondendo a un suo elettore per difendere la nuova arrivata Mariastella Gelmini dice: “Tutti in passato abbiamo fatto errori”. Ha ragione, del resto chi di noi non è incappato per sbaglio per 28 anni alla corte di Berlusconi. Forse Di Maio per farsi perdonare deve fare un fine settimana con Tajani. Dal populismo siamo passati al perdonismo.

LETTA MANI DI FORBICE
Enrico Letta ci avvisa che l’incontro tra governo e parti sociali è stato “molto positivo”: “Fa davvero rabbia pensare – dice Letta – che se non fosse stata tolta la #fiducia al #governo sarebbe stato molto più positivo, a partire da una mensilità in più a fine anno per i lavoratori, frutto del taglio alle tasse sul #lavoro”. Eravamo a un passo dal toccare il cielo con un dito e non ce ne eravamo accorti. Un po’ come quando arrivi in un locale mesto e i tuoi amici ti dicono che fino a un minuto prima era stata una figata pazzesca. Tempo delle mele.

DI MAIO FA CENTRO
Luigi Di Maio ormai è pronto per essere un leader del “grande centro”: ieri ci ha spiegato che “bisogna fare il salario minimo ma non si può imporlo ai datori di lavoro”. Il salario minimo omeopatico, del resto, è uno dei punti forti del programma centrista in cui promettono una nuova linea di eau de toilette al gusto “Diritti”. Un flacone di cittadinanza per tutti.

AR-RUOCCO ANTI-IVA
La compagna di Di Maio nel nuovo partito “Insieme per il Futuro”, Carla Ruocco, ci avvisa che stanno lavorando “per azzerare l’Iva su pane e pasta e ridurre l’aliquota dal 10 al 5% su carne e pesce”. “Per noi, – dice Ruocco – non contano gli slogan ma le soluzioni concrete”. Sembra una puntata di Stranger Things, dove i protagonisti vengono risucchiati da un demogorgone che gli modifica l’identità. Hanno incrociato Sala e Tabacci e sono diventati adulti in un attimo.

GIRATO DI MELONI
Circola una foto. Nella sede di Fratelli d’Italia a Civitavecchia, circolo dedicato a Giorgio Almirante, sono appesi poster e vessilli della Xª Flottiglia MAS con la foto del golpista Borghese. Chissà se Giorgia Meloni anche in questo caso avrà bisogno di tutto il girato per individuare la “matrice” che infesta il suo partito. Fallo di simulazione.

SALA E I DUE LIOCORNI
Il sindaco di Milano Bebbe Sala (che non si candida ma è il nuovo baby sitter di Di Maio “per il bene del Paese”) dice che l’unico consiglio che ha dato a Letta “è di lavorare in questo momento affinché si azzerino i veti”. Il segretario del Pd avrà pensato che dopo avere imbarcato Calenda, Brunetta, Gelmini e forse Carfagna ormai mancano solo i due liocorni. Coalizione aperta quasi spalancata.

TAJANI MONARCHICO
Il coordinatore nazionale di Forza Italia Antonio Tajani viene impallinato dal meloniano Rampelli per escluderlo dalla corsa a Palazzo Chigi: “Era monarchico!”, dice Rampelli. Tajani si difende: “E che problema c’è?”. Te lo diciamo noi, Tajani: che vi candidate a guidare una Repubblica parlamentare. Questo è il problema.

1-Continua

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