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Da europeista a sovranista è un attimo. Meloni premier con tante… Vox

Matteo Salvini era solito cambiarsi le felpe. A Milano indossava quella verde con la scritta Lombardia ma nello stesso giorno era capace di farsi fotografare a Napoli con il modello che recitava Campania. Qualcuno deve averlo convinto che il locale restasse nascosto oppure il segretario della Lega non ha mai pensato all’effetto straniante che produce un leader per tutte le occasioni. Poi è arrivata la maglietta con il faccione di Putin a ricordargli le sue giravolte e il ministro alle Infrastrutture ha smesso, arrendendosi a un vestiario per tutte le regioni. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha inaugurato invece un cambio di facce, al posto delle felpe, che indossa in base alla platea che ha di fronte.

Non si tratta di naturale resilienza: Meloni riesce a dire tutto e il suo contrario nei toni, nei modi e nei contenuti nel giro di qualche chilometro. Lo scopo è lo stesso del suo collega Salvini: accontentare l’uditorio. In mancanza di idee proprie ci si rivende come eccelsi interpreti delle idee degli altri.

La metamorfosi di Meloni

Così ieri la presidente del Consiglio – quella ritenuta “moderata” dal forzista Tajani – ha pensato bene di videocollegarsi per intervenire a sorpresa durante un comizio di Santiago Abascal, leader di Vox e candidato alle elezioni in Spagna del 23 luglio. Dismessa la faccia dell’europeista Meloni ha calzato il viso da barricadiera, usurato in campagna elettorale e ultimamente riposta nell’armadio. “Buonasera patrioti – ha esordito il premier -. Sono molto contenta di contribuire con il mio messaggio alla campagna elettorale e ribadire il grande legame che unisce Fratelli d’Italia e Vox. Mancano 10 giorni per una data decisiva per il futuro della vostra storia, perché i patrioti arrivino al governo in Spagna”.

I “patrioti” sono gli stessi che stanno ostacolando il governo Meloni a Bruxelles ma questo non è un problema di quella Giorgia Meloni, è un grattacapo solo per “l’altra”. Meloni è tornata a fare quello che le riesce meglio: opporsi ai suoi avversari nonostante sia al governo. “Gli spagnoli sono un gran popolo e sapranno riconoscere chi vale sul serio – ha proseguito Meloni -. La sinistra europea e internazionale non può difendere i deboli e i lavoratori, noi sì, perché diciamo la verità.In Italia abbiamo una pressione migratoria molto forte. Ci vorrà tempo ma sono sicura che la nostra ricetta è quella giusta”.

Peccato che il programma del partito di ultradestra spagnolo preveda ”l’espulsione immediata di tutti gli immigrati che accedono illegalmente”, una misura che presentata in questo modo, senza fare alcuna distinzione tra i diversi casi e situazioni, è incompatibile con le risorse disponibili, gli accordi con i paesi d’origine e la legislazione internazionale. Altro che “ricetta europea” di cui parla Meloni.

Per concludere in bellezza la presidente del Consiglio non ha risparmiato qualche accenno di negazionismo climatico dopo il voto del Parlamento Ue che ha visto sconfitto il fronte inedito dei conservatori e dei popolari: “Chi ci vuole condannare non ama la natura – dice Meloni – basta con il fondamentalismo. Vogliamo difendere la natura, con al suo interno l’uomo. La sostenibilità ecologica deve andare di pari passo con quella economica. L’Europa torni a essere consapevole del suo ruolo, si occupi dei grandi temi, in stretta collaborazione con gli stati nazionali”.

Finito il suo intervento Meloni ha indossato poi la faccia per la puntata successiva. Così, di continuo. Sperando che non gli capiti di sbagliare modello: ve la vedete negazionista del cambiamento climatico mentre chiede i soldi all’Ue per l’alluvione in Emilia Romagna

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