Ne ha parlato l’imprenditore Mariano Veneruso, accusato di aver favorito la cosca Morabito, Venersuo ha ammesso la sua conoscenza con Giuseppe Porto, un palermitano molto vicino al latitante Gianni Nicchi
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Il personaggio
Mariano Veneruso è nato a Napoli nel 1959. A Milano arriva a metà degli anni Settanta. Inizia subito a lavorare nel settore della logisica e del facchinaggio. Prima come impiegato di grandi aziende, poi in proprio. Nel 1997 fonda la Time service. L’impresa dura lo spazio di due anni poi fallisce. Veneruso ci riprova con altre due cooperative
Poi, attorno al 2003 fa il salto di qualità. Conosce Antonio Paolo e nel 2006 rileva quasi tutti gli interessi del Nuoco Coseli, il consorzio di Paolo. Veneruso, che risulta incensurato, fonda il Consorzio Europa di cui fanno parte la New Gest di Cardile, la New Coop di La Penna e la Padana servizi. Nello stesso consorzio lavora anche Salvatore Morabito
Prima dell’inchiesta Ortomercato, Veneruso viene coinvolto nell’indagine Ciramella condotta dalla Dda di Reggio Calabria
Milano, 26 novembre 2009 – Un benzinaio in piazzale Corvetto. Sembra questo lo snodo principale attraverso il quale passano gli affari di ‘ndrangheta e Cosa nostra. Il sodalizio affaristico è emerso durante l’ultima udienza del processo Ortomercato. A dare corpo a questo inedito legame, le parole dell’imprenditore Mariano Veneruso, alla sbarra con l’accusa di aver dato supporto finanziario e logistico alla ‘ndrangheta. Incalzato dalle domande del pm Laura Barbaini, Veneruso, classe ’59, origini napoletane, ma residenza in via Ravenna proprio al Corvetto, è subito entrato nei particolari. “Si tratta del benzinaio Esso – ha detto – qui, noi andavamo perché il titolare è un amico e la benzina la pagavamo poco”.
Ma c’è dell’altro. Perché qui Venersuo ci è andato spesso anche con Gianni Falzea, giovane calabrese di Africo imparentato con Rosario Bruzzaniti, capocosca assieme a quel Giuseppe Morabito, detto u tiradrittu, arrestato nel 2004 dopo anni di latitanza. Dunque, a quegli incontri c’era Veneruso, Falzea e anche Salvatore Morabito, giovane boss calabrese. “Morabito – ha detto Veneruso – non veniva mai in macchina. All’epoca lui non aveva la patente e così veniva in zona con la metropolitana, dopodiché qualcuno di noi andava a prenderlo”. Poi ecco il particolare che non ti aspetti. Sì, perché assieme a quei calabresi, gli uomini della Squadra mobile filmano e fotografano anche il siciliano Giuseppe Porto. Circostanza confermata dallo stesso Veneruso in aula.
Per capire meglio, ecco cosa scrive la Squadra mobile a proposito di quel palermitano dai grossi baffi e dagli occhi a mandorla. “Porto Giueseppe è vicino alla famiglia mafiosa palermitana di Pagliarelli, segnatamente a Gianni Nicchi, latitante e strettamente legato al capo dell’omonimo mandamento mafioso di Antonino Rotolo”. Lo stesso Porto a metà anni Novanta viene coinvolto in un’inchiesta di mafia nella quale emerge, tra le altre cose, un enorme giro di fatture false, giocato su un castello societario, al cui vertice c’erano due imprenditori messinesi. Sotto di loro, proprio Pino Porto, titolare di diverse cooperative e, particolare non di poco conto, molto legato agli eredi di Vittorio Mangano che proprio al Corvetto avrebbero le loro attività legali. La zona ha, dunque, una forte presenza di Cosa nostra. Particolare confermato dall’ultima inchiesta del pm Ilda Boccassini. E ribadito dal fatto che qui Pino Porto, alias il cinese, è di casa da sempre.
Dopodiché da quel benzinaio di piazzale Corvetto al bar Golden di corso Lodi ci passano poche centinaia di metri. Ai suoi tavolini, il primo marzo 2003, si incontrano Veneruso, una tale Mario La Penna, altro imprenditore nel campo della logistica, lo stesso Pino Porto e un altro imprenditore calabrese, tale Alberto Chillà, non coinvolto nel processo Ortomercato, ma “storico socio di Pino Porto”, almendo stando alle dichiarazioni di Veneruso. Non solo: “Chillà era amico di Morabito e fu lui a presentarmelo, proprio nel 2003”. Chillà, dunque, viene descritto come l’anello di congiunzione tra Morabito e Porto. Quello stesso Porto che, ha rivelato il pm, “andò ad Africo con la moglie per trovare Morabito”. L’ombra di una joint venture tra Cosa nostra e ‘ndrangheta si fa sempre più pesante, quando in aula si torna a parlare delle centinaia di cooperative che ruotavano attorno ad Antonio Paolo. Tra queste c’era la New Gest di Carmelo Cardile, parente, guarda caso, di Chillà. La New Gest, aperta nel 2004 proprio da Veneruso che nel 2007 la passa proprio a Cardile. La società fin da subito risulta inattiva, però in poco meno di tre mesi monetizza quasi un mlione di euro. Denaro del tutto ingiustificato vista l’inoperosità della impresa. La New Coop, invece amministrata da La Penna, ha i suoi uffici in via Scalarini, a due passi da piazza Bonomelli, guarda caso proprio al Corvetto. (dm)