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Delazione di Stato

Delazione di Stato. Oltre al cumulo di violenta disumanità e cultura dello scontro che il governo Meloni sta offrendo in questi ultimi giorni c’è anche la ministra alla Famiglia Eugenia Roccella che delira su medici che dovrebbero denunciare i pazienti. 

«Un pubblico ufficiale, e anche il medico, è tenuto a segnalare i casi di sospetta violazione della legge sulla maternità surrogata alla Procura. E poi si vedrà», ha detto la ministra ospite di una trasmissione televisiva. «Spero che l’applicazione della legge abbia un effetto fortemente dissuasivo», ha aggiunto Roccella, ricordando che «in Italia c’è una procedura che protegge i minori e assicura la possibilità al compagno del genitore biologico di essere riconosciuto come genitore».

A correggerla è stato il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici (Fnomceo) Filippo Anelli: «Il medico ha il dovere di curare. Che il medico sia esonerato dall’obbligo di denuncia nei confronti del proprio paziente lo si desume anche dal capoverso dell’articolo 365 del Codice penale che esime il medico da tale obbligo quando il referto esporrebbe la persona assistita a procedimento penale. Quindi il medico non deve, è vero, ostacolare la giustizia ma non deve, soprattutto, porre in essere atti che mettano a rischio la relazione di cura, limitando la tutela della salute dei cittadini».

La ministra controbatte, insiste. Non capisce che al di là del piano legale la sua richiesta è mostruosa sul piano sociale, dove questi sanno solo coltivare conflitti per provare a rimanere in piedi. In Italia, durante il Fascismo, tra la fine degli anni Venti e l’inizio degli anni Trenta, la pratica della delazione piantò le sue radici nella società, penetrando nell’area del dissenso clandestino, degli ambiti apolitici e finanche dei settori schiettamente fascisti. Eccoci qui. 

Buon martedì.  

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