La nuova classe “digerente”, più che dirigente. Dalle parti del governo sono stati presi dal piglio dei nutrizionisti e hanno deciso cosa si può comprare con la nuova “social card”, la mancetta che hanno contestato quando erano all’opposizione e in campagna elettorale e che invece sono riusciti a formulare nel peggiore dei modi. I fruitori della card potranno acquistare (con nemmeno una moneta di 2 euro al giorno) chili di cioccolato o cacao in polvere, potranno trastullarsi con zucchero e caffè (non più di un caffè al giorno, viste le cifre) ma non potranno acquistare nessun cibo surgelato, ad esempio.
Con la Social card arriva la dieta di Stato
Nell’idea del governo permettersi il lusso di scaldarsi qualcosa già pronto è una mollezza che evidentemente non si addice alla stirpe italica. Niente da fare nemmeno per i gelati: ai bambini toccherà al massimo – se saranno stati bravi – un cucchiaio di miele (consentito) o una manciata di arachidi. Obbligatorio quindi il “pescato fresco” (sembra una barzelletta ma è così) e chissà che fine fanno gli eventuali ricorsi per il pesce scongelato che viene venduto nella stragrande maggioranza dei banchi della grande distribuzione.
Il pesce che “è stato surgelato” e ora si presenta fresco è una truffa allo Stato? Ci saranno uomini della polizia alimentare che si aggireranno nelle corsi dei supermercati per valutare la vivezza dell’occhio della triglia Ma le stranezze non finiscono qui. Aceto sì, aceto balsamico no. Zucchero sì ma non sia mai che si faccia colazione con la marmellata. Ah, niente sale, tutto insipido per decreto. Sì la camomilla ma niente risate. Nel libro nero ci finiscono anche le bibite gasate.
Con la Social card niente farmaci
A tal proposito tocca ritirare fuori quel campione di coerenza che è il ministro Salvini, uomo forte di questo governo. Nel 2019 l’attuale ministro alle Infrastrutture tuonava contro una tassa sulle bibite gassate: “Follia e malattia – diceva Salvini – Occhio ai pericolosi detentori di spuma nera e bianca, gazosa e aranciata. Vedo già perquisizioni negli zainetti dei bimbi a scuola”. Ci aveva visto giusto: ora che è arrivato al governo è accaduta la distopia che lo tormentava.
Chissà come dormirà male, ora. A proposito: se i possessori della social card commettono il grave errore di prendere un’otite o un’influenza non si azzardino a comprare gocce o Tachipirina. La nuova classe digerente ha deciso che i farmaci non sono un bene “primario”. Si torna agli impacchi di legumi come ai vecchi tempi e a posto così. Sempre che la social card i bisognosi riescano a ottenerla.
Non solo la dieta, gli esclusi dalla Carta Dedicata a te
Il governo infatti non ha potuto esimersi dal stilare la classifica delle famiglie più famiglie degli altri e così in nome delle risorse limitate (500 milioni di euro) ha deciso che l’elenco dei beneficiari viene individuato tra le famiglie con non meno di tre componenti. Non solo. Ad avere la priorità sono i nuclei familiari con i figli più piccoli e – in seconda battuta – coloro che hanno un reddito più basso. È il ritorno del proletariato: avere prole è la caratteristica principale per essere riconosciuto (e premiato con mancia) dal governo.
E le famiglie con meno di tre componenti? Per loro cattive notizia. Se è infatti è vero che il decreto legge non esclude espressamente single e coppie dal beneficio, difficilmente questi nuclei familiari avranno diritto alla nuova carta acquisti. Il motivo è banale: le risorse sono limitate e come abbiamo visto la priorità viene data alle famiglie con almeno tre componenti e un figlio piccolo. “A questi 382 euro c’è la possibilità di sommare gli sconti del 15% che abbiamo ottenuto da tutti quelli che nella distribuzione hanno aderito al progetto, e che ringrazio, sconti cumulabili alla scontistica già applicata”, ha detto ieri il ministro Lollobrigida. Il quadro è completo: la mancia e la caccia agli sconti. Basta attenersi alla dieta di cittadinanza.
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