Il cosiddetto decreto Cutro è legge. L’Aula della Camera, con 179 voti a favore, 11 contrari e tre astenuti ha dato il via libera definitivo. L’emergenza che non esiste l’ha illustrata perfettamente il deputato di +Europa Riccardo Magi nella relazione di minoranza: “La popolazione straniera in Italia all’1 gennaio 2022 è di 5 milioni e 194mila residenti. In quattro anni, è aumentata di meno di 200mila unità”, quindi si legge nel documento “su una popolazione di quasi 60 milioni di abitanti, si tratta di cifre del tutto gestibili”.
Via libera definitivo della Camera al decreto Cutro. Il testo affossa la protezione speciale. Intanto sui migranti è scontro tra Roma e Parigi
Quello che conta per Meloni, Salvini e soci però è sfamare lo stomaco dei loro elettori più feroci, via libera dunque a una legge che nei fatti non risolverà nulla. Lo scopo semplicemente è quello di abbattere ancora di più il sistema di accoglienza: via la protezione speciale (in attesa dei ricorsi che si prospettano numerosi), limitato il diritto di fare ricorso all’autorità giudiziaria ordinaria contro la decisione della commissione territoriale che si pronuncia sulla richiesta di asilo.
C’è l’inasprimento di pene per gli scafisti (che Meloni ha promesso di inseguire in tutto l’orbe terraqueo ma non pare abbia capito bene che siano), ci sono le modifiche alla durata dei permessi per lavoro e il potenziamento tecnico-logistico del sistema di prima accoglienza e dei controlli di frontiera. “Una risposta disumana, illegale e che scarica sui territori problemi e criticità difficili da gestire”, dice Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.
Miraglia: “Il Parlamento ha scritto un’altra pagina nera della storia della Repubblica”
Per Roberto Giachetti, deputato di Azione-Italia Viva, si tratta di un provvedimento che “prende in giro anche gli elettori di destra” perché l’unica soluzione sarebbe “coinvolgere l’Europa che il governo prende a calci in bocca dalla mattina alla sera”. Secondo Filippo Miraglia, responsabile Immigrazione dell’Arci, “il Parlamento ha scritto un’altra pagina nera della storia della Repubblica. Sul territorio verrà scaricata una situazione di maggior disagio sociale e l’aumento della irregolarità alimenterà il lavoro nero, lo sfruttamento e l’evasione fiscale e contributiva. Tutte conseguenze di una miopia del governo e della maggioranza di destra, che mette al primo posto la propaganda e la retorica anti immigrati e non ricerca mai gli interessi delle persone e del Paese”.
Quello che conta, lo si intende dalle parole dei deputati della maggioranza, è “cancellare la riforma della sinistra” e ripristinare “i Decreti sicurezza”. La missione, per ora, è compiuta. Matteo Salvini sorride soddisfatto. La realtà però irromperà. Anzi, una schiaffo di realtà già è arrivato ieri, al di là degli slogan e dei decreti per la propaganda. In un’intervista a Rcm il ministro dell’Interno francese, Gérald Darmanin, ha detto che l’Italia conosce “una gravissima crisi migratoria” ma la premier Giorgia Meloni che guida “un governo di estrema destra scelto dagli amici della signora Le Pen, è incapace di risolvere i problemi migratori per i quali è stata eletta”.
Poi Darmanin ha proseguito: “C’è un vizio nell’estrema destra, che è quello di mentire alla popolazione”. Il ministro Tajani risentito starebbe valutando l’ipotesi di cancellare la sua visita ufficiale a Parigi. La realtà primo o poi irrompe e non si piega agli slogan. Con chi tratta l’Italia Per ora rimane il generale libico Khalifa Haftar che ieri ha incontrato Giorgia Meloni a Roma. L’”l’uomo forte” della Cirenaica, al di là dei comunicati ufficiali, fa quello che ha sempre fatto: chiede soldi promettendo di arginare le partenze. Che sia un criminale di guerra in questo caso non sembra contare. A proposito: ieri il deputato Scotto (PD-IDP) ha presentato un ordine del giorno che chiedeva la soppressione della parola ‘razza’ da tutti i documenti e gli atti della Pubblica Amministrazione. Bocciato, ovviamente.
Salta il bilaterale tra Tajani e Colonna: “Non è questo lo spirito con il quale si dovrebbero affrontare sfide europee comuni”
E proprio a causa delle esternazioni di Darmanin contro il premier Meloni è saltato il vertice parigino tra il ministro degli Esteri Antonio Tajani con la collega francese Catherine Colonna. “Non andrò a Parigi per il previsto incontro con Colonna. Le offese al governo ed all’Italia pronunciate dal ministro Darmanin sono inaccettabili. Non è questo lo spirito con il quale si dovrebbero affrontare sfide europee comuni”, ha twittato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani.
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