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“Con le vostre storielle coprite la verità”. Così Beppe Grillo ha liquidato le domande sulle rivelazioni del sociologo Domenico De Masi riprese dal Fatto Quotidiano, secondo cui Draghi avrebbe chiesto al garante M5S di rimuovere Giuseppe Conte. Un’ingerenza che il premier minimizza, spiegando dal vertice della Nato che ha già sentito Conte e si vedranno presto per chiarire.
Il Governo si scopre pericolosamente traballante. Ormai dal M5S alla Lega nessuno è pronto a sostenere ancora Draghi
Ma la pezza non copre il buco, e se a questa si aggiunge il regalo del Pd, che vuole portare al voto in Parlamento lo Ius Scholae e la liberalizzazione della cannabis, facendo inevitabilmente insorgere Salvini, ecco che il Governo si scopre pericolosamente traballante. Al punto che in serata Draghi deve lasciare in anticipo i lavori della Nato e precipitarsi a Roma per provare a mettere in sicurezza l’Esecutivo.
Una situazione che il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha definito imbarazzante per il nostro Paese, tirando acqua al mulino di chi sostiene che indebolire Palazzo Chigi adesso equivale ad indebolire l’Italia.
Ma per quanto Grillo e Conte (che ieri è salito al Quirinale per un colloquio di un’ora con Mattarella) ce la mettano tutta per apparire uniti, le visioni sull’utilità di rimanere nel Governo non convergono. Grillo insiste sulla necessità di uno strappo chiaramente leggibile con Draghi: “Il Governo va avanti con l’appoggio del Movimento 5 Stelle”, finché le sue battaglie vengono prese in considerazione, “dal Superbonus al Reddito di cittadinanza al salario minimo”, ripete. “Se Draghi”, ha detto Grillo ai suoi, “pensa che il Movimento è quello del guaglione di Pomigliano d’Arco allora noi non ci stiamo al governo…”.
Nel frattempo un post subito rimosso della senatrice e vicepresidente del Movimento Paola Taverna agitava di nuovo le acque: “Succedono cose inverosimili”, si leggeva nel post. “Succedono cose inimmaginabili e spesso senza un perché. Beppe insieme a Gianroberto ci hanno regalato un sogno, un’alternativa valida ad un sistema politico marcio. Ora ci si chiede il perché… perché sta succedendo questo Beppe? Perché stai delegittimando il nostro capo politico. Il Movimento non è di tua proprietà, il Movimento lo abbiamo costruito tutti insieme mettendoci tempo, fatica e denaro. Questa volta Beppe ci devi dare delle spiegazioni valide a tutto questo. Noi siamo con Conte”.
Contattata dall’agenzia Adnkronos la Taverna ha preso le distanze parlando di un errore del suo social media manager che sarebbe stato “allontanato”. Ma sul fatto che i contenuti del post convergano con l’opinione di molti all’interno del M5S ci sono pochi dubbi. “Beppe ci sta trollando”, dice un parlamentare grillino, e in effetti leggendo le agenzie di stampa si passa dall’appoggio “certo” al governo Draghi alla “possibilità” di un appoggio esterno al Governo ritirando ministri e sottosegretari, in una girandola di dichiarazioni che coinvolgono anche Conte che si limita a dire che l’appoggio al governo deve essere “costruttivo”.
Al netto della girandola di dichiarazioni e delle polemiche interne il futuro del Movimento 5 Stelle, inutile girarci troppo intorno, sta tutto nella scelta o meno di fare parte del Governo dei Migliori. Restare dentro il Governo esattamente per cosa Il Movimento ha perso in questa legislatura ben 60 parlamentari e una grossa fetta di elettori. Gli ex elettori si sono già spostati su altri partiti e difficilmente se ne potrà recuperare una parte consistente.
Appoggiare il Governo Draghi non fa altro che mostrare il M5S che avrebbe voluto aprire il Parlamento “come una scatoletta di tonno” a braccetto con partiti, da Salvini a Berlusconi passando per Renzi e Calenda, che poco hanno a che vedere con lo spirito originario del Movimento.
A questo si aggiunga che le scelte di Draghi sono lontane dall’avere come priorità la giustizia sociale e attenzione per i lavoratori e per i salari (com’è nella natura di qualsiasi Governo a forte impronta liberista). Stare dentro il Governo potrebbe avere senso solo per un certo timore di rompere il cosiddetto “fronte progressista” di cui Enrico Letta parla da mesi. Ma quanto potrebbe pesare all’interno di quel fronte un partito ormai ridotto agli sgoccioli nei voti?
Quanto sarebbe molto più facile per gli anti-grillini all’interno del Pd e tra i dirigenti di Azione e Italia Viva (e quel che sarà di Di Maio) scrollarseli di dosso? Uscire dal Governo, d’altro canto, potrebbe dare ragione a chi considera i 5S inaffidabili e metterebbe seriamente a rischio i rapporti tra Conte e Letta – che al momento sembra volere insistere su un’alleanza per le prossime elezioni – ma porrebbe il M5S nelle condizione di dover essere pronto a correre da solo per le prossime politiche senza poter contare su una considerevole base di attivisti e di elettori. Conte è a un bivio e entrambe le strade sembrano perdenti.
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