Dalle parti del governo dove speravano di ottenere il suggello della Corte di Cassazione sono rimasti delusi. La garanzia finanziaria richiesta agli immigrati reclusi inserita nel cosiddetto decreto Cutro va trasmessa alla Corte di giustizia europea, affinché si pronunci in via d’urgenza. Sospesi quindi i procedimenti sui 10 migranti trattenuti nel Cpr di Pozzallo che qualche tempo fa avevano sollevato un polverone per la decisione dei giudici di disapplicare il decreto firmato dal ministro Matteo Piantedosi.
In base alle norme europee il tribunale di Catania liberò 10 migranti dai Cpr scatenando le ire del vice premier Salvini
In quell’occasione la giudice Iolanda Apostolico venne brutalmente attaccata dal ministro Matteo Salvini e da diversi membri della maggioranza, anche per la sua partecipazione a una manifestazione in difesa dei migranti. La decisione è delle Sezioni Unite Civili della Cassazione che con una ordinanza interlocutoria hanno di fatto accolto la prospettazione della Procura generale. Gli ermellini sono intervenuti sulla base di un ricorso dell’Avvocatura dello Stato per il ministero dell’Interno in relazione ai provvedimenti con cui il tribunale di Catania non convalidò i trattenimenti, disposti dal questore di Ragusa in applicazione del decreto Cutro. La Cassazione rimette alla Corte di giustizia europea affinché si decida sulle norme europee del 2013, e la garanzia finanziaria richiesta. Deve essere in misura fissa (4.938 euro) oppure variabile “senza consentire alcun adattamento dell’importo alla situazione individuale del richiedente”.
La Cassazione chiede alla Corte di giustizia europea se può essere “in misura variabile” perché la normativa non consente “alcun adattamento dell’importo alla situazione individuale del richiedente, né la possibilità di costituire la garanzia stessa mediante intervento di terzi, sia pure nell’ambito di forme di solidarietà familiare, così imponendo modalità suscettibili di ostacolare la fruizione della misura alternativa da parte di chi non disponga di risorse adeguate, nonché precludendo la adozione di una decisione motivata che esamini e valuti caso per caso la ragionevolezza e la proporzionalità di una siffatta misura in relazione alla situazione del richiedente medesimo”.
Si tratta della stessa osservazione avanzata da alcuni giuristi durante la discussione della legge: così com’è scritta la norma consente solo ai ricchi di “comprarsi” la libertà, contravvenendo le leggi internazionali nonché la nostra Costituzione. Giovanni Zaccaro, segretario di Area Democratica per la Giustizia – l’associazione che riunisce le toghe progressiste – sottolinea come le Sezioni Unite non hanno smentito i giudici catanesi ma hanno confermato le criticità esistenti nel cosiddetto decreto Cutro e la possibile contrarietà alla normativa europea”.
Magistratura democratica: “Gli attacchi nei confronti della giudice Apostolico erano privi di senso anche sul piano giuridico”
Mentre la presidente di Magistratura democratica Silvia Albano sottolinea come la decisione della Cassazione “conferma che gli attacchi nei confronti della giudice Apostolico erano privi di senso anche sul piano giuridico”: “c’è un problema di conformità – aggiunge Albano – alla direttiva delle norme che prevedono una garanzia finanziaria come alternativa alla detenzione nei centri. Quando il giudice rileva profili di illegittimità delle norme per la non conformità al diritto della Ue o alla Costituzione, non lo fa certo per fare opposizione al Governo, ma esercita la funzione che la Costituzione e i trattati gli attribuiscono”.
La giudice Apostolico e i suoi colleghi quindi non erano “toghe rosse” che remavano contro il governo ma semplici giudici che hanno avuto gli stessi dubbi che oggi gli ermellini chiedono alla Corte Ue di risolvere. Ma il fango intanto è già stato versato.
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