La “legittima difesa” dell’esercito di Israele ieri ha provocato l’uccisione e il ferimento di circa 150 civili effettuando un attacco aereo su un complesso residenziale nel campo profughi di Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza. L’esercito israeliano avrebbe raso al suolo almeno 10 edifici. Nel frattempo l’Idf ha anche fatto irruzione nell’ospedale Kamal Adwan di Beit Lahia, anche qui nel nord della Striscia, dove sono intrappolate più di cento persone. L’irruzione è avvenuta il giorno dopo che i carri armati israeliani hanno bombardato il complesso dell’ospedale.
Il Kamal Adwan è uno dei pochi centri sanitari ancora operativi nel nord della Striscia. Un’altra carneficina nelle stesse ore a Khan Younis, dove sotto le bombe sono rimasti uccisi 38 civili di cui 14 bambini. In Libano si registravano altri attacchi dell’esercito israeliano contro le basi dell’Unifil e il bombardamento di una sede televisiva e di un edificio in cui si erano riparati diversi giornalisti locali con fuori le auto con la scritta ‘press’ sul tetto.
Almeno tre cronisti son rimasti uccisi. Nessun cenno, nemmeno mezza parola, è arrivato dal governo italiano. Silenzio tombale – nel senso letterale – anche dall’Europa. L’Ue ieri ha però minacciato sanzioni contro la Georgia nel caso in cui alle elezioni di domani vincesse il partito di governo filorusso. È l’amorale atteggiamento dei due pesi e due misure: prevenire in un caso e fingere di non vedere nell’altro.
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