Al dolore che già c’era si è aggiunto quel maledetto 6 febbraio, la prima scossa del terribile terremoto che aggiunge dolore alla Siria che sanguinava per la guerra. I palazzi che non si sono sbriciolati si stagliano minacciosi.
La Siria rischia il collasso. Oltre 15 milioni di persone dipendono dagli aiuti umanitari per sopravvivere
“Rischio collasso – dicono le associazioni umanitarie che faticosamente si impegnano a lenire la disperazione. I sopralluoghi non ufficiali stimano solo ad Aleppo 400 edifici crollati e almeno 5300 edifici da verificare, molti dei quali andranno probabilmente demoliti. Sono case che indossavano già le cicatrici della guerra. Poi ci si è messa la natura. Le limitazioni sull’arrivo dei materiali e l’assenza di manodopera specializzata rallentano perfino la speranza. I roditori frugando tra i cadaveri ancora incastrati sotto le macerie aumentano il rischio di pandemie. Gli aiuti sono pochi e ostacolati, sia ad Aleppo che a Latakia. La loro distribuzione non è organizzata, con il rischio di spreco di risorse. Mancano medicine e le risorse per garantire adeguata assistenza sanitaria in alcune zone come Stamo o Jableh, nei pressi di Latakia.
Su tutto questo cade oggi il dodicesimo anniversario della guerra che ha provocato una delle più grandi crisi di sfollati a livello globale. Secondo un’ultima rilevazione sui bisogni umanitari nel Paese, più di 15 milioni di persone in tutta la Siria dipendevano già dagli aiuti umanitari per soddisfare i loro bisogni primari. Si stima che prima dei terremoti ci fossero 1,9 milioni di sfollati nelle sole aree controllate dall’opposizione nella Siria nord-occidentale, la maggior parte dei quali erano donne e bambini. Secondo quanto riferito, in seguito ai terremoti almeno 86mila persone sono state sfollate nell’ultimo periodo, più della metà di queste sono bambini.
La guerra ha portato a sfollamenti multipli, povertà diffusa e milioni di bambini siriani che hanno subito ripetuti shock, aggravati poi dai terremoti, che hanno costretto oltre 50mila bambini a lasciare le proprie case. Save The Children ha raccolto la testimonianza di Diaa: sua moglie e i suoi due figli hanno perso la casa ad Aleppo dopo il terremoto di febbraio: “Ho perso il conto di quante volte sono stato sfollato. Ne abbiamo passate tante. Siamo stati sotto assedio due volte e siamo quasi morti. Alla fine, siamo andati verso nord. Siamo fuggiti e siamo stati costretti a spostarci più volte in vari posti, ogni volta siamo ripartiti da zero” ha raccontato Diaa”.
Interi quartieri nel nord della Siria sono inagibili e i rifugi collettivi sono sovraffollati
Interi quartieri nel nord della Siria sono inagibili e i rifugi collettivi sono più sovraffollati che mai. L’area più colpita dai terremoti, che hanno avuto ripercussioni su almeno 8,8 milioni di persone in Siria, ospita alcune delle persone più vulnerabili del paese, che erano già state costrette a fuggire più volte dalle loro case a causa del conflitto e da una crisi economica opprimente. Migliaia di famiglie in Siria vivono in edifici non finiti, insediamenti informali e tende improvvisate.
“Abbiamo trovato una casa in cui vivere. In realtà non era abitabile. Niente porte, niente finestre, assolutamente niente. Anche le pareti non erano isolate. Abbiamo sofferto molto. Quando pioveva, l’acqua entrava in casa” ha proseguito Diaa che ha aggiunto “Ci sembra di vivere in un incubo e non avremmo mai immaginato che questa sarebbe stata la nostra vita. Anche le tende dove viviamo, sono fatte di plastica sottile. Quando il vento è diventato più forte, un paio di notti, abbiamo dovuto continuare a fissare la tenda a terra da tutti i lati usando dei sassi. A tutto questo si è aggiunto il terremoto”.
La carenza di carburante e di elettricità costringono le famiglie siriane a inventarsi misure disperate per riscaldarsi
Riscaldarsi è un privilegio. La carenza di carburante e di elettricità costringono le famiglie siriane a inventarsi misure disperate. Arrivano segnalazioni di bambini feriti da armi inesplose mentre raccolgono legna da ardere. Fadel ha 10 anni e ha vissuto in tenda per la maggior parte della sua vita. Aiuta la sua famiglia di nove persone raccogliendo legna per riscaldarsi e poter cucinare, dopo la scuola sei giorni alla settimana. “Siamo arrivati alle tende otto anni fa. Ho un fratello di tre anni disabile. Ricordo di almeno tre volte in cui non avevamo cibo e io dormivo per la fame. Raccolgo legna da ardere tutti i giorni, tranne il venerdì. La strada è difficile perché è scivolosa e ci sono delle buche” ha raccontato agli operatori di Save The Children.
I bambini siriani da 12 anni subiscono gli effetti del conflitto
Sono bambini che vivono in quelle condizioni da 12 anni. Da 12 anni, i bambini in Siria subiscono gli effetti del conflitto, come coloro che vivono in Ucraina, in Yemen e nei tanti altri teatri di guerra nel mondo, come l’Organizzazione ha avuto modo di sottolineare attraverso la sua campagna Bambini sotto attacco, attraverso la quale sta sensibilizzando i governi e le organizzazioni internazionali affinché diano priorità alla protezione dei minori e al loro benessere.
Save The Children chiede al governo italiano di ampliare la giurisdizione universale per consentire di perseguire i responsabili di gravi violazioni dei loro diritti in qualsiasi parte del mondo, di documentare i crimini contro i minori e stanziare risorse per rafforzare i meccanismi esistenti. Potremmo cominciare a ricordarci che siriani erano anche alcuni dei corpi annegati a Steccato di Cutro, siriani sono quelli che disperatamente cercano una via illegale (perché legale non c’è) per arrivare in Europa. Potremmo ricordare cosa sia la Siria al ministro Piantedosi che non si caricherebbe, per terra o per mare, i suoi figli sulle spalle per liberarli da quell’inferno. Potremmo ricordarcene noi, per non cadere nel disumanesimo che questo Governo tutti i giorni prova a concimare.
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