È ossessione per le vittime. Semplicemente. Senza troppi giri di parole si tratta di una stortura che non riusciamo a scrollarci di dosso e che riaffiora in continuazione, talvolta con ferocia, talvolta come putrido maschilismo e ancora più spesso come catrame benpensante.
È colpa della vittima se è donna, magari svestita, magari in giro a un’ora che non si addice alle donne, peggio ancora se all’estero e peggio del peggio se probabilmente si divertiva.
È colpa della vittima se è nero, meglio se cencioso o affamato.
È colpa della vittima se è uno sconfitto che non accetta di subire la “lezione” dei vincitori, che si lamenta di essere trattato da perdente ed è punito come si puniscono i perdenti.
È colpa della vittima se “se l’è cercata”. E dentro la moderna definizione del “cercarmela” c’è di tutto: basta un po’ di “diversità” (ovviamente certificata dal benpensare del pensiero dominante), basta qualche “stranezza” (certificata da una “normalità” che non ha mica il metro della legge ma quello di quelli che benpensano), peggio ancora se c’è la colpevolezza. La colpevolezza (di un presunto reato qualsiasi) di questi tempi, qualunque essa sia, invoca la morte, l’annullamento, l’eliminazione, la condanna perenne.
È colpa della vittima se si oppone alla “maggioranza degli italiani”, dove la maggioranza (piuttosto teorica e tutta uscita da alambicchi percentuali di detestabili leggi elettorali) viene agitata come una scure. Non è nemmeno una spada di Damocle. Non basta. Troppo buonista. È una ghigliottina.
Comunque la si voglia vedere sono anni che in molti si spremono per dirci che noi siamo così perfetti (noi italiani appartenenti alla loro schiera) che se accade qualcosa di marcio deve essere per forza colpa delle vittime. Vorrebbero convincerci che senza vittime (colpevoli di essere diventate vittime) qui invece andrebbe tutto benissimo. Sembra una teoria strampalata, vero? Eppure funziona.
Le ultime vittime sono i giovani morti alla Lanterna Azzura nell’anconetano. Colpevoli di essere in discoteca (“così giovani, così tardi!”, strillano i benpensanti), colpevoli di ascoltare Sfera Ebbasta e i suoi testi che non si confanno alla buona educazione (e poi sono quelli che fischiettano i Rolling Stones, i Doors e leggono Verlaine e Baudelaire).
Eppure, credetemi, basterebbe poco per smontarli. Basterebbe chiedergli se un uomo merita di morire per uno dei motivi elencati qui sopra, qualunque vittima sia. Vi diranno che no, certo che no e poi inizieranno un panegirico per dirvi che comunque loro, i loro figli e bla bla. E invece è una cretinata. È ossessione per le vittime. Semplicemente.
(A proposito: si potrebbe chiedere, ai sacerdoti della difesa fai da te che regalavano spray al peperoncino ai propri elettori, cosa succederà quando sarà una pistola al posto dello spray. Ma sarà colpa delle vittime, ancora. Vedrete)
Buon lunedì.
Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui https://left.it/2018/12/10/e-ossessione-per-le-vittime-ebbasta/ – e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.