Succede davvero, per sbaglio. Ne parla qui Linkiesta.
Ma soprattutto è Luigi Bonaventura. Sì avete letto bene: quel Luigi Bonaventura che ha dato il via all’inchiesta sul presunto progetto di morte ai miei danni. Ora vorrei sapere anche da voi come vi sentireste in un momento così.
Dopo sette anni però un database non aggiornato della questura di Brescia porta la polizia ad arrestare per errore Luigi Bonaventura, salito a Brescia per partecipare ad un convegno promosso dalla locale università. Una volta in albergo arrivano i poliziotti, che in base ai dati del sistema della questura, ritengono Bonaventura latitante da dieci anni: effettivamente, nel 2003, Luigi Bonaventura, era stato latitante, per un mese, per essersi reso irreperibile. Da lì la segnalazione che ha portato al “quasi arresto” avvenuto il 6 dicembre scorso. Determinante è stata la telefonata di un magistrato della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro che ha scongiurato l’arresto del collaboratore di giustizia, che per altro ha un attivissimo profilo Facebook. Cosa sconveniente, fosse stato latitante. Tuttavia non tutti gli apparati dello Stato erano a conoscenza dello status di collaboratore di Bonaventura.