Ha ragione da vendere Riccardo Magi, deputato di +Europa strattonato e schernito dalla polizia albanese, quando prova a spiegare che se si finisce per prenderle di fronte alle telecamere e da deputato significa che la matrice diventerà ancora più violenta quando si tratterà di qualche disperato salvato in mare e versato in Albania.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni del resto ha dismesso i panni della leader di governo per diventare leader di partito e tirare la volata a Fratelli d’Italia nelle ultime ore di campagna elettorale. Così la conferenza stampa per celebrare la deportazione è diventata un esercizio di ciò che a Meloni viene meglio: stare al governo opponendosi all’opposizione. La conferenza stampa con il premier albanese Edi Rama è una scenetta anni Ottanta, mancavano solo le Timberland e i paninari. Il primo ministro albanese ci tiene a dirci che «la mafia non esiste» e che la colpa è tutta dei giornalisti italiani, resuscitando un’iconografia del negazionismo che nel nostro Paese ci riporta agli anni bui. Meloni si inerpica in una inefficace giustificazione della deportazione albanese in nome del risparmio, con in tasca un assegno di un miliardo di euro (avrebbero dovuto essere 670) per pagare l’hotspot elettorale. Lei dice che sono tutte leggi dell’Ue. Falsissimo: qui in Albania siamo fuori dall’Ue. Il 15 novembre scorso, la commissaria per gli Affari interni Ue, Ylva Johansson, ha detto chiaro e tondo che l’accordo tra Italia e Albania, «non viola il diritto dell’Ue» perché «è al di fuori del diritto Ue».
E mentre in Albania la mafia non esiste qui da noi la presidente del Consiglio denuncia la mafia infiltrata nel decreto flussi (ben svegliata!) sbagliando il verso di lettura. La colpa sarebbe dei migranti, ovviamente, mica dello sfruttamento.
Buon giovedì.