A meno di tre settimane dalle elezioni europee dell’8 e 9 giugno, le posizioni dei partiti italiani sulla lotta ai cambiamenti climatici sono state delineate con maggiore chiarezza attraverso la pubblicazione dei rispettivi programmi elettorali. Uno dei temi centrali di questa tornata elettorale sarà il modo in cui affrontare la crisi climatica, la cui esistenza è riconosciuta da tutte le forze politiche, a differenza di quanto accaduto in passato.
Pagella politica nella sua newsletter A fuoco ha analizzato le diverse posizioni. L’unica lista elettorale a non menzionare la lotta ai cambiamenti climatici nel suo programma è “Libertà” di Cateno De Luca, mentre gli altri schieramenti hanno espresso posizioni contrastanti sul Green Deal europeo, il piano con cui l’Unione europea mira a diventare il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050.
I Partiti di Governo: Revisione del Green Deal
I partiti di destra che sostengono il governo Meloni, ovvero Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, chiedono una revisione del Green Deal europeo, ritenendolo troppo ideologico e potenzialmente dannoso per l’economia.
Fratelli d’Italia riconosce la “crisi climatica” e il ruolo cruciale degli agricoltori nel fronteggiarla, ma propone di “rivedere la normativa sul ripristino della natura” per non penalizzare agricoltura e allevamento, e di “cambiare le eco-follie del Green Deal”. Il partito di Giorgia Meloni vuole “modificare radicalmente la direttiva sulle case green” e “cancellare il blocco alla produzione di auto a motore endotermico dal 2035”, sostenendo che il raggiungimento degli obiettivi climatici deve essere economicamente e socialmente sostenibile, senza approcci ideologici o oneri sproporzionati.
La Lega, guidata da Matteo Salvini, promette di “affrontare le politiche climatiche con maggior pragmatismo per evitare di de-industrializzare l’Unione europea”, rivedendo il Green Deal “da cima a fondo”. Anche Forza Italia, il partito di Antonio Tajani, chiede di passare “da un Green Deal ideologico a un Green Deal realistico”, rivedendo il pacchetto di iniziative che rischia di danneggiare settori chiave dell’economia italiana.
Le Opposizioni: Difesa o Critica al Green Deal
Dall’altro lato, alcuni partiti dell’opposizione difendono il Green Deal e chiedono misure e obiettivi climatici ancora più ambiziosi, mentre altri lo contestano.
Il Partito Democratico, guidato da Elly Schlein, ritiene che l’Europa debba consolidare la leadership mondiale nel contrasto all’emergenza climatica, investendo in innovazione, sostenibilità, ricerca e green economy. Il PD propone strumenti per la decarbonizzazione del sistema energetico, il rafforzamento della direttiva sul monitoraggio del consumo di suolo e la creazione di un’Agenzia europea per la manutenzione del territorio e il contrasto al dissesto idrogeologico.
Il Movimento 5 Stelle, con un programma di 103 pagine di cui dieci dedicate al capitolo “Energia e clima”, propone il rafforzamento del Green Deal, la creazione di un fondo per le energie rinnovabili e l’efficientamento energetico degli edifici, l’introduzione di una tassa sugli extraprofitti delle compagnie energetiche, l’estensione del sistema della cessione dei crediti d’imposta per finanziare la transizione ecologica e la piantumazione di tre miliardi di alberi in Europa entro il 2030.
Alleanza Verdi-Sinistra, composta da Europa Verde e Sinistra Italiana, difende e vuole rafforzare il Green Deal per raggiungere la neutralità climatica e un’Europa alimentata al 100% da energie rinnovabili entro il 2040, anticipando l’obiettivo attuale del 2050. La lista propone un “Fondo europeo per gli investimenti ambientali e sociali” da almeno 2.000 miliardi di euro per finanziare investimenti green, trasporto pubblico ed efficientamento energetico delle case.
Posizioni Critiche e Proposte
Radicali Azione-Siamo Europei, la lista di Carlo Calenda, pur riconoscendo la necessità di azioni sul clima, contesta le politiche climatiche adottate dall’Ue negli ultimi anni, proponendo di riformare la tabella di marcia del Green Deal, accusato di avere “un forte impianto ideologico”. Calenda propone di rinviare almeno al 2035 gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra attualmente fissati al 2030 e di “rifiutare ulteriori innalzamenti dei target di decarbonizzazione”.
La lista “Stati Uniti d’Europa“, composta da Italia Viva di Matteo Renzi e Più Europa, menziona solo brevemente la “lotta al cambiamento climatico”, ispirandosi a un “principio di ragionevolezza e gradualità, tutelando allo stesso tempo l’industria e i posti di lavoro”.
Infine, la lista “Pace Terra Dignità” dell’ex giornalista Michele Santoro propone una “transizione ecologica radicale” basata sull’economia circolare, puntando a contenere il surriscaldamento in un grado e mezzo entro il 2030 attraverso misure come la riduzione del consumo di carne, dell’uso dell’aereo e degli sprechi di acqua.
Il Futuro del Green Deal nell’Unione Europea
Nonostante le posizioni divergenti sui temi climatici, il futuro del Green Deal europeo non dipenderà esclusivamente dall’esito delle elezioni italiane, poiché l’Italia elegge solo 76 parlamentari europei su 720. Sarà la maggioranza che si formerà all’interno del nuovo Parlamento europeo a determinare il destino del Green Deal, attraverso l’elezione della presidenza della Commissione europea, il principale organismo esecutivo dell’Unione europea.
Se i partiti di destra e conservatori incrementeranno i loro voti e troveranno un’intesa per allearsi, il rischio – o la possibilità, a seconda dei punti di vista – che il Green Deal sia ridimensionato sarà concreto. D’altra parte, una maggioranza favorevole potrebbe rafforzare ulteriormente le politiche climatiche dell’Unione europea.
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