Il quotidiano britannico The Guardian ha interpellato i migliori scienziati sul clima del mondo: centinaia di loro si aspettano che le temperature globali saliranno almeno di 2,5 gradi sui livelli preindustriali di questo secolo fallendo gli obiettivi fissati dalla comunità internazionali.
Cambiamento climatico, sondaggio del Guardian
Quasi l’80% degli intervistati, tutti dell’autorevole Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici (Ipcc), prevede un aumento di almeno 2,5 gradi di riscaldamento globale, mentre quasi la metà un incremento di almeno 3 gradi. Solo il 6% di loro è convinto che il limite fissato a livello internazionale (di 1,5°) sarà rispettato.
Molti degli scienziati interpellati hanno confessato di temere un futuro “semi distopico” per le carestie, le migrazioni di massa a causa delle ondate di calore, incendi, tempeste e inondazioni ben più gravi di quelle viste fin qui.
“A volte è quasi impossibile non sentirsi senza speranza e rotti”, spiega la scienziata del clima Ruth Cerezo-Mota. “Dopo tutte le inondazioni, gli incendi e le siccità degli ultimi tre anni in tutto il mondo, tutti legati al cambiamento climatico, e dopo la furia dell’uragano Otis in Messico, il mio paese, pensavo davvero che i governi fossero pronti ad ascoltare la scienza, ad agire nel migliore interesse della gente”.
L’immobilismo dei governi, dice la ricerca, provoca negli scienziati “rabbia e paura”. Henri Waisman, professore presso l’istituto di ricerca politica Iddri in Francia, ha dichiarato: “Affronto regolarmente momenti di disperazione e senso di colpa per non essere riuscito a far cambiare le cose più rapidamente, e questi sentimenti sono diventati ancora più forti da quando sono diventato padre”.
Per l’80% l’aumento della temperatura si attesterà intorno ai 2,5°
Il Guardian ha contattato ogni autore principale o editore di recensioni raggiungibile dei rapporti dell’Ipcc dal 2018. Quasi la metà ha risposto, 380 su 843. I rapporti dell’Ipcc sono le valutazioni gold standard del cambiamento climatico, approvate da tutti i governi e prodotte da esperti di scienze fisiche e sociali.
L’obiettivo di 1,5° è stato scelto per limitare i danni della crisi climatica ed è il limite fissato per i negoziati internazionali. Le attuali politiche climatiche indicano che il pianeta si avvia a un aumento di 2,7° e il sondaggio del Guardian mostra che pochi esperti dell’Ipcc si aspettano che i governi forniscano l’enorme azione necessaria per ridurlo.
Dipak Dasgupta, dell’Energy and Resources Institute di Nuova Delhi, ha dichiarato: “Se il mondo, incredibilmente ricco com’è, sta a guardare e fa poco per affrontare la difficile situazione dei poveri, alla fine perderemo tutti”.
Per tre quarti degli esperti intervistati la politica è frenata da un’indiscutibile mancanza di volontà mentre il 60% vede nelle pressioni delle lobby dell’industria fossile il principale freno al cambiamento.
Circa un quarto degli esperti dell’Ipcc che hanno risposto ha detto di avere creduto che l’aumento della temperatura globale sarebbe stato mantenuto sotto i 2°, ma ha ammesso di avere perso le speranze di raggiungere quel risultato.
Solo il 25% si dice ottimista
C’è anche un 25% di scienziati che si dicono comunque ottimisti di limitare l’aumento della temperatura a 2 gradi o addirittura meno. Non si tratta di fiducia nella politica ma nella velocità della tecnologia. “Sta diventando sempre più economico salvare il clima”, ha detto Lars Nilsson, dell’Università di Lund in Svezia. Sullo sfondo rimangono i governi come quello italiano, ancora convinti che la protezione del motore termico, delle industrie fossili, dell’eccessivo consumo di carne siano tratti distintivi di un sovranismo al passo dei tempi.
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