Guardate questa foto:
Vedere insieme Roberto Maroni, Maurizio Lupi, Matteo Renzi con alle loro spalle (che spingono per potere apparire in foto) i consiglieri regionali Mario Barboni (PD) e Mauro Parolini (NCD) può dare il polso dell’asservimento politico alla retorica delle “grandi opere”. In questo caso si tratta della BreBeMi ma il meccanismo è applicabile a qualsiasi altra opera. Ora provate a chiedervi: se l’avesse fatto Berlusconi?
Per informazioni sulle bugie (e l’inutilità) di BreBeMi potete leggere Luca Martinelli qui:
Chi avesse avuto la pazienza di ascoltare gli interventi di Roberto Maroni, Maurizio Lupi e Matteo Renzi alla cerimonia di inaugurazione della BreBeMI, avrà provato l’incredibile sensazione di “vivere dentro uno spot”, l’affresco molto romanzato di un Paese “in movimento”, in auto (come sempre).
Ci può stare, perché era -in fondo- la passerella per celebrare “la Grande Opera”, e spargere un po’ di ottimismo o anche intorno ad Expo, cui l’autostrada tra Brescia e Melzo sarebbe collegata.
Dispiace però (ri)leggere oggi sui quotidiano le banalità e la false informazioni gettate nell’arena dalla politica, per cui vale la pena puntualizzarne almeno alcune.
È falso che la BreBeMi rappresenti in esempio di concorrenza per le autostrade lombarde. Non esiste la “concorrenza” sulla rete autostradale, affidate in concessione ad un unico soggetto. A meno di non considerare “concorrenti” due infrastrutture che corrono parallele (in questo caso la nuova A35 e la A4), ma probabilmente -prendendo in considerazione il consumo di suolo legato alle opere viarie e complementari- questa “concorrenza” avrebbe un costi sociale ed ambientale troppo elevato.
La concorrenza, semmai, avrebbe dovuto caratterizzare la fase dei lavori per realizzare l’opera, ma per le autostrade realizzate in project financing il fastidioso meccanismo delle gare d’appalto e del “vinca la migliore offerta” sono cancellate. Per questo tra i soci del concessionario ci sono grandi imprese di costruzioni, che hanno potuto anche svolgere direttamente e senza alcuna procedura competitiva i lavori, il cui costo è di circa 1,6 miliardi di euro (cui andrebbero aggiunti, per calcolare il costo complessivo dell’opera, almeno 800 milioni di euro di interessi sui debiti contratti per realizzare l’investimento).
È falso anche, come ripetuto anche ieri, che la BreBeMi sia la prima autostrada realizzata facendo ricorso solo a capitale privato. Lo è già di fatto, perché le “banche” che hanno garantito il project financing si chiamano Cassa depositi e prestiti (controllato all’80% dal ministero del Tesoro) e Banca europea degli investimenti (di proprietà dei Paesi dell’UE, comprese l’Italia). Come se non bastasse, però, come ieri ha ricordato Roberto Maroni l’opera è in attesa di una decisione del CIPE (“di una firmetta di Padoan”, ha specificato ieri il presidente di Regione Lombardia) relativa alla defiscalizzazione dell’opera, cioè di un finanziamento indiretto da parte dello Stato, che non incasserà IVA, IRES, IRAP dal concessionario per una cifra, pare, intorno al mezzo miliardo di euro.
Vale la pena aggiungere che la defiscalizzazione è possibile, per legge, solo per opere il cui piano economico e finanziario sia insostenibile: significa, in pratica, che il traffico atteso sulla BreBeMi, i numero usati per giustificare l’opera, non ci sono, che il concessionario rischia il collasso.
Infine, aprite Google Maps. Scrivete Pozzuolo Martesana, e vedrete l’anello degli svincoli dell’A35 in mezzo ai campi. Poi cercate il grande pesce -il sito EXPO- a Nord-ovest di Milano, tra l’A4 e l’A8 (scrivere via Roserio, Milano, per inquadrarlo): chi di voi sarebbe pronto a scommettere che il primo luogo individuato sia il punto d’arrivo di una infrastruttura pensata per arrivare nel secondo? In mezzo c’è Milano. Per arrivare al sito di Expo, dall’A35, si torna sulla A4…