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Generazione in crisi: il crollo della salute mentale dei giovani italiani

Il 10 ottobre ricorre la Giornata mondiale della salute mentale, un’occasione per esaminare i dati sul benessere psicologico delle nuove generazioni. L’analisi di Openpolis offre un quadro dettagliato della situazione in Italia.

L’indice di salute mentale tra gli adolescenti italiani (14-19 anni) è sceso a 71 nel 2023, rispetto al 72,6 dell’anno precedente. Questo calo evidenzia come i livelli pre-Covid non siano ancora stati recuperati. Il dato è particolarmente significativo se confrontato con la media della popolazione: il divario emerso durante la pandemia non sembra colmarsi.

Il divario di genere: una ferita aperta nella salute mentale giovanile

Il report mette in luce un marcato divario di genere: tra le adolescenti l’indice di salute mentale si attesta a 67,4, circa 7 punti in meno rispetto ai coetanei maschi (74,3). Questa differenza, sebbene presente in tutte le fasce d’età, risulta particolarmente accentuata tra i più giovani.

Il contesto familiare gioca un ruolo cruciale. Openpolis riporta che solo il 42% delle ragazze in Veneto ed Emilia-Romagna dichiara di ricevere un elevato supporto familiare, una percentuale ben al di sotto della media nazionale. Al contrario, oltre due terzi degli studenti maschi della provincia autonoma di Bolzano (71,7%), della Valle d’Aosta (66,5%) e della Puglia (66,2%) dichiarano di sentirsi fortemente supportati dalla famiglia.

Scuola e social media: i nuovi fronti della crisi

La scuola rappresenta un altro fattore chiave. Circa il 60% degli studenti intervistati dichiara di sentirsi molto o abbastanza stressato dall’ambiente scolastico, una percentuale in aumento rispetto alla rilevazione del 2017/18. Il picco si raggiunge tra le ragazze 15enni: quasi l’80% riporta livelli elevati di stress legato alla scuola.

L’uso dei social media emerge come un altro aspetto critico. Il 13,5% degli adolescenti mostra un uso problematico di queste piattaforme, con punte del 20,5% tra le ragazze di 13 anni e del 18,5% tra quelle di 15. La Campania guida questa classifica, con il 16% degli adolescenti che fa un uso problematico dei social, seguita da Calabria e Puglia con quote poco inferiori al 15%.

Openpolis sottolinea l’importanza di una rete sociale e di servizi su cui fare affidamento. Durante la pandemia, la presenza di reti sociali, sanitarie ed educative capaci di collaborare in modo sinergico ha rappresentato un fattore protettivo per il benessere dei ragazzi.

Tuttavia, il sistema attuale mostra diverse criticità. I centri di assistenza di neuropsichiatria infantile e adolescenziale non sono presenti in tutte le regioni. Nel 2022, questi centri erano articolati in 58 strutture residenziali e 53 semiresidenziali. Inoltre, a fronte di un fabbisogno stimato di 700 posti letto nei reparti di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, attualmente ne sono disponibili solo circa 400.

Il fenomeno dei giovani neet (Not in Education, Employment or Training) è un altro indicatore significativo. Nel 2020, l’Italia ha registrato il 23,3% di neet nella fascia 15-29 anni, il dato più alto nell’Unione Europea. Questo fenomeno è particolarmente accentuato nelle regioni del mezzogiorno: Sicilia (37,5%), Calabria (34,6%) e Campania (34,5%) mostrano le percentuali più elevate.

L’indagine sui comportamenti collegati alla salute in ragazzi di età scolare (HBSC), promossa dall’OMS e condotta in Italia dall’Istituto Superiore di Sanità, fornisce ulteriori dati. Nel 2022, sono state campionate oltre 6.000 classi in tutte le regioni italiane, offrendo una panoramica dettagliata su vari aspetti della salute e del benessere dei giovani.

I dati mostrano che al crescere dell’età, diminuisce la facilità con cui ragazze e ragazzi riescono ad aprirsi con i genitori. Tra i 15enni, solo il 51,8% delle ragazze dichiara di ricevere un elevato supporto familiare, contro il 60,7% dei coetanei maschi.

Per quanto riguarda la scuola, il 61,8% dei 15enni si sente accettato dagli insegnanti, ma solo il 35,4% percepisce un interesse da parte dei docenti. Due su tre (66,6%) si sentono accettati per come sono dai compagni di classe.

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