Buon compleanno al silenzio di Giorgia Meloni. Era il 3 novembre 2023 quando la presidente del Consiglio si presentò di fronte ai giornalisti per illustrare la riforma costituzionale relativa al ruolo del presidente del Consiglio. Non era sola; al suo fianco c’erano i suoi vice, Matteo Salvini e Antonio Tajani.
Altri tempi. I tre non avevano ancora iniziato a sabotarsi l’un l’altro, la maggioranza di governo aveva ancora una parvenza di intesa, e Meloni si era affidata ai suoi uffici dopo aver confidato a due comici russi sotto mentite spoglie che c’era “stanchezza sull’Ucraina.”
Poi la presidente del Consiglio è scomparsa dalla scena pubblica. O meglio, la si vede e la si sente moltissimo, amplificata dai telegiornali di una Rai al suo servizio e dalle reti Mediaset, che le offrono carezze a profusione. L’abbiamo dovuta osservare nei suoi video promozionali confezionati per i social, impegnata in monologhi da influencer di governo.
Poi sono arrivati i benedetti “punti stampa,” salvifici per chi può fingere di andare sempre di corsa e per chi diluisce temi spinosi nel tempo di una battuta di spirito. Secondo i calcoli di Pagella Politica, dal 4 novembre 2023 al 31 ottobre 2024, 23 esponenti del governo (18 ministri, tre viceministri e due sottosegretari) hanno partecipato a conferenze stampa per presentare e commentare provvedimenti presi dal Consiglio dei ministri, alcuni dei quali rilevanti.
Meloni, invece, non si è più vista, nemmeno in occasione della conferenza stampa per la Legge di Bilancio, che è l’ossatura politica di un governo. Un anno di faccette, battutine, vittimismo: tutto riversato su microfoni compiacenti e accomodanti. Doveva essere la terza Repubblica, e invece è uno spettacolo di mimo.
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