Come un Formigoni qualsiasi ora il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti rischia di inciampare anche sulla sanità privata. In Procura giace un fascicolo che riguarda il governatore e il suo capo di gabinetto dimissionario Matteo Cozzani che indaga su presunti favori, ricambiati con finanziamenti, a quattro imprenditori della sanità privata. Lì dentro si ipotizza anche il reato di falso per avere gonfiato i dati della popolazione anziana in Liguria nel tentativo di accaparrarsi più vaccini durante la pandemia.
Privatizzare la sanità per Toti è stato un dichiarato obiettivo politico. Un anno dopo la sua prima elezione il presidente ha voluto con sé l’allora direttore dell’Asl di Milano Walter Locatelli, molto vicino alla Lega, epigone del formigonismo più sfrenato nello scippo della sanità dal pubblico al privato. Il percorso è quello già visto purtroppo in Lombardia: tre ospedali pubblici messi sul mercato (Albenga, Bordighera e Cairo Montenotte) e analisi cliniche, esami diagnostici, visite specialistiche e gestione dell’assistenza domiciliare affidate al privato. I finanziatori (legittimi) di Toti sono ON Health Care Group del manager Filippo Ceppellini e di Billy Berlusconi nipote di Silvio, Servizi Sanitari srl, Gadomed, Hc Hospital Consulting, Santa Dorotea e Villa Montallegro e Casa della Salute. Il disastro è politico prima ancora che giudiziario, come sempre accade privatizzando la sanità: fuga dei pazienti in altre Regioni e liste di attesa impossibili nella sanità pubblica. Oltre a questo – come avevano già visto in Lombardia – c’è l’opacità nei rapporti tra Regione e imprenditori privati su cui indaga la Procura. La lezione di Formigoni in Lombardia non ci ha insegnato niente.
Buon lunedì.