GALLARATE – Il Teatro del Popolo di Gallarate sembra una bomboniera, tutto panna e azzurro. Ma ieri sera, 11 marzo, la bomboniera si è riempita di echi di sangue e di affari sporchi: sul palco c’era Giulio Cavalli, classe 1977, una delle ultime rivelazioni del “Teatro Civile”, con il suo ultimo spettacolo “A cento passi dal Duomo”. L’argomento era la mafia in Lombardia. NON BASTA VEDERE “I CENTO PASSI” “La mafia in Lombardia non esiste”, dicono tutti. Cavalli cita Paolo Pillitteri e Letizia Moratti, ma loro sono solo i più evidenti portavoce di questo ritornello. “I lombardi guardano i film su Peppino Impastato, – dice Cavalli – e pensano di avere pagato così il proprio conto all’antimafia. E non si accorgono che la mafia ce l’hanno in casa”. E non da poco tempo, come dimostra il fatto che Luciano Liggio, predecessore di Totò Riina, fu assassinato negli anni ’70 nella sua casa di Milano. NOMI, COGNOMI E FOTO Giulio Cavalli fa nomi e cognomi, ed è per questo che da qualche anno lui, lodigiano, vive sotto scorta. Nomi, cognomi, e fotografie: lo spettacolo si conclude con la proiezione di alcune foto segnaletiche corredate dal nome del boss raffigurato. Boss che non vivono solo lontano, al Sud, ma qui vicino, anche nella nostra provincia. Non è un caso che il boss più potente, Vincenzo Rispoli, venga nominato nel momento dello spettacolo dedicato a Malpensa. La provincia di Varese ha un ampio spazio nello spettacolo di Cavalli: mafia, camorra e ‘ndrangheta sono arrivate anche qui, silenziose e con la facciata pulita da normali imprenditori, ma ancora uccidono e minacciano. Lo dimostrano, secondo l’attore lodigiano, alcuni omicidi commessi tra Lonate Pozzolo e Ferno, e l’accoltellamento del capo dell’ufficio tecnico del comune di Besnate nel 2008. E allora non sorprende più che perfino il procuratore di Varese, Maurizio Grigo, abbia una scorta. Non per difendersi dai teppisti varesini, ma dalla ‘Ndrangheta. UN PASSO INDIETRO Qualche passo indietro, però, Cavalli l’ha dovuto fare: un uomo politico di Somma Lombardo, qualche giorno fa, ha mandato una diffida sia all’attore che al teatro, perché all’interno di “A cento passi dal Duomo” si fa il suo nome come partecipante a una cena con alcuni boss della zona. Cavalli ha preferito quindi eliminare, per una sera, alcuni passaggi dello spettacolo: “non era fondamentale citarlo – ha detto a fine serata l’attore – anche perché lui ha partecipato a quella cena pare senza sapere con chi fosse al tavolo. Ma ho preferito evitare di creare ulteriori problemi a me e al Teatro”. CANDIDATO CON IDV Perché di problemi, Cavalli, ne ha fin troppi. E non smette di crearsene, visto che ha perfino deciso di candidarsi alle elezioni regionali con l’Italia dei Valori nelle provincie di Milano, Monza e Varese. “Anche da candidato, non fingo di avere un manifesto politico. – aveva dichiarato qualche settimana fa a VareseNotizie – Il mio lavoro, i miei spettacoli, lo sono di per sé. La politica deve tornare ad essere quello che è per me, cioè un impegno vero per il proprio Paese. Tutti i partiti devono dimostrare di essere contro la mafia con i fatti: questa sarà la nuova onestà della politica”. “ORA SAPETE” “Ora sapete – chiosa l’attore a fine spettacolo – quindi da oggi dovete agire, altrimenti siete tutti collusi. E anticostituzionali, perché l’articolo 4 della Costituzione dice che “Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”.
Chiara Frangi