Di professione fa il medico, ma nel tempo è riuscito a ritagliarsi spazi per altre attività. Intrattenere, ad esempio, stretti rapporti con la ‘ndrangheta. Mantenere contatti con uomini dei servizi segreti per carpire informazioni riservate e pianificare la sua carriera politica tra le fila della Rosa bianca, il movimento, ormai sciolto, fondato nel febbraio 2008 da Bruno Tabacci e Mario Baccini, all’epoca fuoriusciti dall’Udc di Casini. Tutto questo prima di finire in carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. Sì perché fino al 30 novembre 2011, Vincenzo Giglio, nato a Reggio Calabria nel 1954, è un uomo di relazioni e potere, in grado, secondo il Ros, di pilotare appalti pubblici.
Il quadro si tiene tutto sulla rotta Reggio Calabria-Milano. Dentro ci sono politici compiacenti, imprenditori addomesticati e finanzieri a libro paga. Sullo sfondo l’ombra della massoneria. Nel concreto, invece, contatti diretti con gli 007 di casa nostra. Quelli che per mestiere dovrebbero badare alla sicurezza del paese. E che, invece, si segnalano sempre più spesso per i loro rapporti con i colletti bianchi dei boss. Uno di questi è proprio Vincenzo Giglio che il 10 marzo 2010 incontra il colonnello Cristaudo, capo centro Aisi (ex Sisde) di Reggio Calabria. Un fatto che il gip definisce di “straordinaria gravità”. Soprattutto per le modalità con le quali avviene il colloquio.
Il giorno prima, infatti, Giglio riesce a contattare telefonicamente lo 007. La cronaca è impietosa. Dopo la telefonata, Cristaudo vede Giglio. Il giorno successivo ne parla subito con l’allora capo della squadra Mobile di Reggio Renato Cortese che invia una relazione al Servizio centrale operativo. Poche righe per spiegare come “nel corso del colloquio il dottor Vincenzo Giglio abbia chiesto se vi fosse qualche attività investigativa nei confronti dei fratelli Giulio e Francesco Lampada”. Davanti a tutto questo il gip si domanda: “Come fa Giglio a conoscere il capo centro Aisi e a farsi ricevere? Quali entrature istituzionali ha per potere accedere a funzionari dei Servizi Segreti? Con quale pretesa legittimazione il medico si presenta a fare domande che non potevano comunque avere risposta?”
Davide Milosa racconta tutto qui.