Di fronte a una platea di commercialisti riuniti al Lingotto di Torino il viceministro dell’Economia Maurizio Leo ha strappato applausi alla platea con il grimaldello più facile della politica fiscale: «le sanzioni vanno ridotte», ha dichiarato Leo, come racconta Diego Longhin su Repubblica in edicola oggi.
Leo ha promesso due «decreti per la revisione dello Statuto del contribuente e per la revisione degli adempimenti e dei versamenti» per «adeguare le sanzioni alla media Ue» ma soprattutto il viceministro l’ha detto chiaro e tondo: «sulla lotta all’evasione occorre cambiare verso o saremo sempre al solito punto di partenza visto che il tax gap oscilla tra 80 e 100 miliardi. Cambiamo rotta, anche perché fino ad ora non è stato fatto nulla. Ora proviamo con la politica del dialogo».
Quindi il governo che si inalbera quando viene definito “amico degli evasori” dichiara apertamente di voler utilizzare con gli evasori un approccio amicale. Non male.
Sia chiaro: ogni governo ha il legittimo diritto di applicare le modalità che ritiene più opportune. È stato votato proprio per quello. A noi da fuori però rimane il diritto di sottolineare almeno un paio di cose: la prima è che la schizofrenia di voler apparire “sceriffi con l’evasione” mentre regolarmente si favoriscono gli evasori è una contraddizione che non funziona e non funzionerà; poi c’è quella vecchia regola delle opportunità secondo cui ogni governo decide nei paraggi della Legge di Bilancio dove prendere i soldi e soprattutto dove non prenderli.
Varrebbe la pena almeno assumersi le proprie responsabilità.
Buon venerdì.
Nella foto: il viceministro dell’Economia e finanze Maurizio Leo durante l’incontro governo-sindacati per la riforma fiscale, 14 marzo 2023 (governo.it)