All’ombra di una politica che parla di tutto, sentenzia su ogni cosa ed è capace di imballarsi un paio di giorni sui nomi che dovremmo dare ai nostri animali domestici per non togliere il sorriso alla ministra Roccella oppure su Sgarbi che a sorpresa fa lo Sgarbi, le proteste francesi scoprono un nervo del dibattito politico italiano: l’esterofilia solo quando torna utile.
La nostra classe politica commenta con piglio da generale l’invasione dell’Ucraina, indossa stellette da ammiraglio per analizzare (male) gli sbarchi nel Mediterraneo, assume la posa del missionario per rivenderci il “piano Mattei” in Africa, discute di elezioni statunitensi con la sicumera del corrispondente ma sulla Francia spiccica a malapena qualche parola di circostanza.
C’è da capirli. La rivolta dopo i fatti di Nanterre li costringerebbe ad affrontare temi che scottano a Parigi come scottano anche da noi. C’è un poliziotto che dice di “voler mettere una pallottola in testa” a Nahel che – guarda il caso- era un ragazzo di origine franco-algerina e infine gli mette una pallottola nel torace. C’è il depistaggio iniziale delle forze dell’ordine. C’è una legge che nel 2017 ha reso ancora più lasso l’utilizzo delle armi da parte delle forze dell’ordine (un’aspirazione anche molto italiana). C’è un presidente, Macron, che soffia sul liberismo fingendosi progressista che soffia sulla disuguaglianza sociale. Ci sono i poveri che sono sempre più poveri e che non intravedono futuro.
Problemi francesi, certo, ma temi italianissimi. A Parigi come a Roma la xenofobia istituzionale ha reso i francesi di seconda generazione abbastanza poveri per essere incazzati mentre li osserva con la pelle più scura dei francesi conformi. La miscela perfetta per concimare l’ignoranza dei nazionalisti. Così nell’imbarazzo della politica italiana godono gli xenofobi nostrani pregustando il futuro che potrebbe accadere anche qui e balbettano i progressisti che con troppa verve hanno decantato il modello Macron.
Buon lunedì.
Nella foto: frame del video sugli scontri a Nanterre